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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4831/2024, ha dichiarato l’estinzione di un giudizio a seguito di una rinuncia al ricorso. Il caso riguardava un’opposizione allo stato passivo di un fallimento. A seguito di un accordo transattivo, l’erede del ricorrente ha rinunciato al ricorso, con accettazione della controparte. La Corte ha stabilito che in caso di rinuncia non si applica il raddoppio del contributo unificato, poiché tale misura ha carattere sanzionatorio ed è limitata ai soli casi di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

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Rinuncia al Ricorso: La Cassazione Chiarisce, Niente Raddoppio del Contributo

La rinuncia al ricorso per Cassazione è un atto che estingue il giudizio, specialmente quando le parti raggiungono un accordo. Ma quali sono le conseguenze fiscali di questa scelta? In particolare, si deve pagare il cosiddetto “raddoppio del contributo unificato”? Con la recente ordinanza n. 4831 del 23 febbraio 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, escludendo l’applicazione di questa sanzione in caso di rinuncia, anche quando questa consegue a una transazione.

I Fatti del Caso: Dall’Opposizione all’Accordo

La vicenda trae origine da un’opposizione allo stato passivo di un fallimento. Un creditore aveva impugnato un decreto del Tribunale di Ivrea che aveva respinto le sue pretese. Il caso è giunto fino in Cassazione. Durante il giudizio, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: l’erede del ricorrente originario e la curatela fallimentare hanno raggiunto un accordo transattivo per risolvere la controversia.

In conseguenza di tale accordo, l’erede ha depositato un atto di rinuncia al ricorso e a tutte le domande, con spese compensate. Il legale del fallimento, a sua volta, ha formalmente accettato la rinuncia.

La Decisione della Corte sulla Rinuncia al Ricorso

La Corte di Cassazione, presa visione dell’accordo tra le parti, ha dichiarato estinto il giudizio. La decisione si fonda su due pilastri normativi di grande importanza pratica.

Estinzione del Procedimento ex Art. 390 c.p.c.

In primo luogo, la Corte ha verificato la sussistenza dei presupposti dell’articolo 390 del codice di procedura civile. La rinuncia, accettata dalla controparte, determina l’estinzione del processo. Poiché le parti avevano anche concordato la compensazione delle spese legali, non vi era necessità di una condanna in tal senso, come previsto dall’articolo 391 c.p.c.

L’Importante Principio sul Contributo Unificato

Il punto cruciale della pronuncia riguarda l’articolo 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002. Questa norma prevede che la parte la cui impugnazione è respinta, dichiarata inammissibile o improcedibile, debba versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato. Si tratta del cosiddetto “raddoppio del contributo unificato”.

La Cassazione ha ribadito un orientamento consolidato: questa misura non si applica in caso di rinuncia al ricorso.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è chiara e lineare. Il raddoppio del contributo unificato ha una natura eccezionale e sanzionatoria. La sua funzione è quella di scoraggiare le impugnazioni pretestuose o dilatorie. Proprio per questo suo carattere punitivo, la norma non può essere interpretata in modo estensivo o analogico.

La legge elenca tassativamente le situazioni in cui scatta l’obbligo del versamento aggiuntivo: rigetto, inammissibilità o improcedibilità. La rinuncia al ricorso non è tra queste. Pertanto, applicare la sanzione anche a questa ipotesi significherebbe andare oltre la volontà del legislatore.

Conclusioni

L’ordinanza in commento offre un’importante garanzia per le parti che decidono di risolvere una controversia in modo consensuale anche quando il giudizio è pendente in Cassazione. La possibilità di rinunciare al ricorso senza temere l’aggravio di costi rappresentato dal raddoppio del contributo unificato incentiva le soluzioni transattive, favorendo l’efficienza del sistema giudiziario. Le parti possono così concentrarsi sul raggiungimento di un accordo vantaggioso, sapendo che la chiusura del processo attraverso la rinuncia non comporterà oneri fiscali aggiuntivi e sanzionatori.

Cosa succede se un ricorrente rinuncia al ricorso e la controparte accetta?
Il giudizio si estingue, come previsto dall’art. 390 del codice di procedura civile. Se le parti hanno anche raggiunto un accordo sulla compensazione delle spese, la Corte non emette alcuna condanna al pagamento delle stesse.

In caso di rinuncia al ricorso, si deve pagare il raddoppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la norma che prevede il raddoppio del contributo unificato non si applica nei casi di estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso.

Perché il raddoppio del contributo unificato non si applica alla rinuncia?
Perché tale misura ha un carattere eccezionale e sanzionatorio, applicabile solo nei casi specificamente previsti dalla legge: rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. La norma non può essere interpretata in modo estensivo per includere anche la rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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