LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rinuncia al ricorso in Cassazione: estinzione

Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce gli effetti della rinuncia al ricorso in Cassazione. A seguito della rinuncia della ricorrente principale, accettata dai controricorrenti che hanno a loro volta rinunciato ai ricorsi incidentali, la Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Le parti avevano concordato la compensazione integrale delle spese legali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al ricorso in Cassazione: Guida all’estinzione del giudizio

La rinuncia al ricorso in Cassazione rappresenta un atto processuale di fondamentale importanza, capace di porre fine a un lungo e complesso iter giudiziario. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce i presupposti e gli effetti di tale istituto, chiarendo come l’accordo tra le parti possa condurre all’estinzione del giudizio e quali siano le implicazioni sulle spese legali. Questo provvedimento offre una guida chiara su come gestire la conclusione consensuale di una controversia pendente dinanzi alla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Una parte aveva promosso un ricorso per la cassazione di una sentenza emessa dalla Corte di Appello. A seguito dell’impugnazione, si erano costituite in giudizio le controparti, alcune delle quali avevano a loro volta proposto dei ricorsi incidentali, contestando specifici punti della medesima sentenza. Successivamente, prima che la Corte si pronunciasse nel merito, la ricorrente principale ha formalizzato la propria intenzione di rinunciare al ricorso e a tutti gli atti del procedimento, proponendo al contempo una compensazione integrale delle spese di giudizio. Le controparti hanno accettato tale rinuncia e, coerentemente, hanno rinunciato ai rispettivi ricorsi incidentali, aderendo all’accordo sulla compensazione delle spese.

La Decisione della Corte di Cassazione

Preso atto della volontà concorde di tutte le parti, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione dell’intero giudizio. La decisione si fonda sull’applicazione degli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile. La Corte ha verificato che la rinuncia al ricorso principale, l’accettazione da parte delle controparti e la conseguente rinuncia ai ricorsi incidentali costituissero atti idonei a determinare la chiusura definitiva del procedimento di legittimità. Inoltre, avendo le parti raggiunto un accordo sulla compensazione integrale delle spese, la Corte non ha dovuto pronunciarsi su tale aspetto.

Analisi della rinuncia al ricorso in Cassazione e delle sue conseguenze

L’istituto della rinuncia al ricorso in Cassazione, disciplinato dall’articolo 390 c.p.c., consente alla parte ricorrente di porre fine al giudizio di propria iniziativa. Tuttavia, per essere efficace e portare all’estinzione, la rinuncia deve essere accettata dalle altre parti costituite che potrebbero avere un interesse alla prosecuzione del giudizio per ottenere una pronuncia a loro favorevole. Nel caso in esame, l’accettazione è stata unanime e ha innescato un effetto a catena: anche i ricorrenti incidentali hanno rinunciato, dimostrando una volontà comune di chiudere la controversia.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione sulla base della sussistenza di tutti i requisiti procedurali richiesti dalla legge. Gli atti di rinuncia e le relative accettazioni sono stati ritenuti formalmente validi e idonei a determinare l’estinzione integrale del giudizio di legittimità. Un punto cruciale della motivazione riguarda l’inapplicabilità dell’articolo 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002. Questa norma prevede il raddoppio del contributo unificato a carico della parte il cui ricorso è integralmente respinto, inammissibile o improcedibile. La Cassazione, richiamando un orientamento giurisprudenziale consolidato, ha chiarito che tale sanzione non si applica nei casi di estinzione del giudizio per rinuncia, poiché questa non equivale a una pronuncia di rigetto o inammissibilità. La rinuncia, infatti, è un atto dispositivo delle parti che previene una decisione sul merito del ricorso.

Le conclusioni

L’ordinanza conferma che la rinuncia al ricorso è uno strumento efficace per le parti che intendono porre fine a una lite in Cassazione, evitando i costi e i tempi di una decisione nel merito. La chiave per una corretta applicazione dell’istituto è il consenso tra tutte le parti coinvolte, sia sulla rinuncia stessa sia sulla ripartizione delle spese legali. La pronuncia ribadisce, inoltre, un principio di grande rilevanza pratica: la scelta di rinunciare al ricorso non comporta l’applicazione della sanzione del raddoppio del contributo unificato, incentivando così soluzioni consensuali che deflazionano il carico di lavoro della Suprema Corte.

Cosa succede se la parte che ha fatto ricorso in Cassazione decide di rinunciare?
Se la rinuncia viene accettata dalle altre parti costituite in giudizio, il processo si estingue, ovvero si chiude definitivamente senza che la Corte emetta una sentenza sul merito della questione.

Se anche le altre parti avevano presentato un ricorso (incidentale), è necessaria anche la loro rinuncia?
Sì, affinché l’intero giudizio si estingua, è necessario che anche le parti che hanno proposto ricorsi incidentali rinuncino ai loro rispettivi atti, come avvenuto nel caso esaminato dall’ordinanza.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. L’ordinanza, in linea con la giurisprudenza consolidata, stabilisce che la norma che prevede il raddoppio del contributo unificato non si applica quando il giudizio si estingue per rinuncia, poiché tale esito non equivale a un rigetto o a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati