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Rinuncia al ricorso: il caso si estingue in Cassazione

Una società aveva presentato ricorso in Cassazione contro una condanna al risarcimento danni per 100.000 euro. Tuttavia, prima della decisione, la stessa società ha presentato una rinuncia al ricorso, che è stata accettata dalla controparte. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il giudizio, rendendo definitiva la sentenza di condanna della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al ricorso: il caso si estingue in Cassazione

La rinuncia al ricorso è un atto processuale che può porre fine a una controversia legale in modo definitivo, anche quando questa è giunta al suo ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione. Un’ordinanza recente ci offre l’occasione per analizzare le conseguenze pratiche di questa scelta strategica, che determina l’estinzione del giudizio e rende definitiva la sentenza impugnata. Vediamo insieme come si è sviluppato il caso e quali lezioni possiamo trarne.

I fatti di causa: dalla contraffazione del marchio alla condanna

La vicenda ha origine da un’azione legale intentata da un gruppo industriale contro un’azienda produttrice, accusata di aver contraffatto un noto marchio e di averne fatto un uso illecito. Inizialmente, il Tribunale di primo grado aveva riconosciuto la responsabilità dell’azienda produttrice, condannandola però a un risarcimento danni piuttosto contenuto, pari a circa 12.000 euro, ritenendo non sufficientemente provato l’intero ammontare del danno richiesto.

Insoddisfatto, il gruppo industriale ha impugnato la decisione davanti alla Corte d’Appello. Quest’ultima, in parziale riforma della prima sentenza, ha condannato l’azienda produttrice al pagamento di una somma ben più cospicua: 100.000 euro, oltre agli interessi legali, a titolo di risarcimento.

Il ricorso in Cassazione e l’inaspettata rinuncia

Contro la sentenza d’appello, l’azienda produttrice ha deciso di giocare l’ultima carta, presentando ricorso alla Corte di Cassazione. I motivi del ricorso erano tecnici e miravano a smontare la decisione dei giudici di secondo grado, contestando principalmente:

1. La nullità della sentenza per motivazione apparente o contraddittoria.
2. L’omessa valutazione di un fatto decisivo per il giudizio.
3. La violazione delle norme in materia di prova e di valutazione del danno.

Tuttavia, prima che la Corte potesse esaminare nel merito tali motivi, è avvenuto il colpo di scena: la società ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso. Poco dopo, la società controricorrente ha formalmente accettato tale rinuncia.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Di fronte a questa situazione, il compito della Corte di Cassazione è diventato puramente procedurale. L’articolo 390 del Codice di Procedura Civile stabilisce chiaramente che la parte può rinunciare al ricorso. Quando la rinuncia viene formalizzata e, se necessario, accettata dalle altre parti, l’effetto è automatico.

La motivazione dell’ordinanza è, infatti, estremamente sintetica. La Corte non entra nel merito dei tre motivi di ricorso, né valuta se la sentenza d’appello fosse corretta o meno. Si limita a prendere atto della volontà concorde delle parti di porre fine al giudizio. Pertanto, la Corte dichiara semplicemente l’estinzione del giudizio, compensando le spese legali tra le parti, come richiesto negli atti di rinuncia e accettazione.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della rinuncia

La decisione di presentare una rinuncia al ricorso ha una conseguenza fondamentale: la sentenza impugnata diventa definitiva. Nel caso di specie, ciò significa che la condanna della Corte d’Appello al pagamento di 100.000 euro a titolo di risarcimento danni è diventata finale, inappellabile e immediatamente esecutiva. L’azienda produttrice è ora legalmente obbligata a versare tale somma al gruppo industriale.

Questa vicenda sottolinea come le scelte processuali, anche quelle apparentemente conclusive come un ricorso in Cassazione, possano essere riviste. Le parti possono decidere, in qualsiasi momento, di porre fine alla lite, magari a seguito di un accordo transattivo extragiudiziale. La rinuncia rappresenta lo strumento tecnico per formalizzare questa decisione, chiudendo definitivamente la porta a ulteriori contestazioni e cristallizzando l’ultima sentenza emessa.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
Quando la parte ricorrente deposita un atto di rinuncia e la controparte lo accetta, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio. Questo pone fine al processo senza una decisione nel merito.

La Corte di Cassazione ha valutato se la condanna al risarcimento fosse giusta?
No. A seguito della rinuncia al ricorso, la Corte non ha esaminato i motivi di impugnazione né ha espresso un parere sulla correttezza della sentenza d’appello. La sua decisione è stata puramente procedurale.

Qual è l’effetto finale dell’estinzione del giudizio in questo caso?
L’estinzione del giudizio di Cassazione rende definitiva e inappellabile la sentenza della Corte d’Appello. Di conseguenza, la condanna al pagamento di 100.000 euro a titolo di risarcimento danni è diventata esecutiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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