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Rinuncia al ricorso: estinzione senza spese in Cassazione

Un’azienda pubblica, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro alcuni dipendenti per differenze retributive, ha deciso di rinunciare all’impugnazione. I dipendenti hanno accettato la rinuncia. La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il processo, chiarendo che, in virtù dell’accettazione, il ricorrente non è stato condannato al pagamento delle spese legali. Inoltre, la Corte ha specificato che in caso di rinuncia non è dovuto il versamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando il Processo si Estingue Senza Spese

La rinuncia al ricorso è un istituto processuale che consente a una parte di abbandonare la propria impugnazione, ponendo fine alla controversia in una determinata fase del giudizio. Questo atto, apparentemente semplice, nasconde importanti conseguenze procedurali, soprattutto per quanto riguarda la condanna alle spese legali. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione fa luce su come la rinuncia, se accettata dalla controparte, possa portare all’estinzione del processo senza alcun onere economico per chi rinuncia.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una controversia di lavoro tra un’azienda pubblica territoriale e un gruppo di suoi dipendenti. Questi ultimi avevano ottenuto una sentenza favorevole dalla Corte d’Appello in merito a delle differenze retributive. L’azienda, non accettando la decisione, aveva proposto ricorso per Cassazione. Tuttavia, prima che si tenesse l’udienza di discussione, la stessa azienda ricorrente ha compiuto un passo indietro, formalizzando un atto di rinuncia al ricorso. I dipendenti, costituiti in giudizio come controricorrenti, hanno formalmente accettato tale rinuncia tramite i loro legali, muniti di mandato speciale.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Rinuncia al Ricorso

Preso atto della rinuncia e della contestuale accettazione, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio di legittimità. La decisione della Suprema Corte si fonda sull’applicazione degli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile, che disciplinano specificamente la rinuncia nel giudizio di Cassazione.

Le Motivazioni: Rinuncia Accettata e Conseguenze sulle Spese

La Corte ha delineato con chiarezza le regole procedurali che governano questo istituto. In primo luogo, ha ribadito un principio fondamentale: nel giudizio di Cassazione, a differenza di quanto previsto per i gradi di merito dall’art. 306 c.p.c., la rinuncia è un atto unilaterale recettizio. Ciò significa che essa produce l’effetto di estinguere il processo dal momento in cui viene notificata alla controparte, a prescindere da una sua accettazione. L’effetto principale è il passaggio in giudicato della sentenza impugnata, ovvero la sua definitività.

Allora, a cosa serve l’accettazione della controparte? La risposta risiede nella gestione delle spese legali. L’art. 391, quarto comma, c.p.c. stabilisce che la Corte non pronuncia condanna alle spese se alla rinuncia hanno aderito le altre parti. Nel caso di specie, poiché i controricorrenti hanno accettato la rinuncia, la Corte ha dichiarato il processo estinto ‘senza alcuna statuizione sulle spese’, evitando così al ricorrente di dover sostenere i costi legali della controparte per il giudizio di Cassazione.

Un ulteriore aspetto rilevante chiarito dall’ordinanza riguarda il cosiddetto ‘doppio contributo unificato’. Si tratta di un ulteriore versamento, pari a quello iniziale, che la parte soccombente è tenuta a pagare in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. La Corte, richiamando precedenti consolidati, ha affermato che tale obbligo non sorge quando il processo si estingue per rinuncia, poiché questa fattispecie non è contemplata dalla norma.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia al Ricorso

La decisione in esame offre importanti spunti pratici. Innanzitutto, evidenzia come la rinuncia al ricorso possa essere uno strumento strategico per chiudere una lite, specialmente quando le probabilità di successo si riducono. In secondo luogo, sottolinea l’importanza cruciale di ottenere l’accettazione della controparte: un’accettazione formalizzata correttamente permette al rinunciante di evitare la condanna alle spese di lite, un aspetto economico non trascurabile. Infine, la pronuncia conferma un’interpretazione favorevole al rinunciante riguardo al contributo unificato, escludendo l’applicazione di sanzioni economiche aggiuntive in caso di estinzione del giudizio per rinuncia.

Cosa succede se una parte rinuncia al suo ricorso in Cassazione?
Il processo viene dichiarato estinto. Questo significa che il giudizio termina in quella fase e la sentenza del grado precedente diventa definitiva e non più modificabile.

Perché è importante che la controparte accetti la rinuncia?
Sebbene la rinuncia estingua il processo anche senza accettazione, l’accettazione da parte degli altri contendenti è fondamentale per evitare che chi rinuncia venga condannato a pagare le spese legali del giudizio di Cassazione sostenute dalla controparte.

Chi rinuncia al ricorso deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato non si applica nei casi in cui il processo si estingue per rinuncia al ricorso, poiché questa ipotesi non rientra tra quelle previste dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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