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Rinuncia al ricorso: estinzione senza spese

Un amministratore, dopo aver impugnato una sentenza di secondo grado in materia di responsabilità sociale, ha deciso di effettuare una rinuncia al ricorso. La controparte ha accettato tale rinuncia, accordandosi per la compensazione delle spese. La Corte di Cassazione, applicando l’art. 390 c.p.c., ha dichiarato l’estinzione del giudizio, sottolineando che l’accettazione è rilevante solo per evitare la condanna alle spese, ma non per l’efficacia della rinuncia stessa, che è un atto unilaterale.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Societario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al ricorso: quando il processo si estingue senza condanna alle spese

La rinuncia al ricorso per Cassazione rappresenta uno strumento processuale che consente di porre fine a un contenzioso in modo definitivo. Tuttavia, le sue conseguenze, soprattutto in termini di spese legali, dipendono da precise regole procedurali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce la natura di questo atto e il ruolo dell’accettazione da parte della controparte, offrendo spunti fondamentali per chiunque affronti l’ultimo grado di giudizio.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’azione di responsabilità promossa contro gli organi sociali di una società. Dopo la decisione della Corte d’Appello, uno degli amministratori coinvolti decideva di presentare ricorso per Cassazione. Tuttavia, in prossimità dell’udienza fissata per la discussione, lo stesso ricorrente depositava un atto di rinuncia al ricorso. A tale atto faceva seguito l’accettazione formale da parte della società controricorrente, con la quale le parti si accordavano anche per la compensazione integrale delle spese legali del giudizio di legittimità.

La Rinuncia al Ricorso in Cassazione: un Atto Unilaterale

La Corte di Cassazione, nel prendere atto della situazione, ha ribadito un principio cardine del processo di legittimità. A differenza di quanto previsto dall’art. 306 c.p.c. per i giudizi di merito, la rinuncia al ricorso in Cassazione, disciplinata dall’art. 390 c.p.c., è un atto unilaterale recettizio. Ciò significa che essa produce l’effetto di estinguere il processo dal momento in cui viene notificata o comunicata alle altre parti, senza che sia necessaria la loro accettazione. La sua efficacia non è subordinata al consenso altrui, in quanto il suo effetto primario è quello di rendere definitiva la sentenza impugnata, facendo venir meno l’interesse a proseguire il giudizio.

Il Ruolo dell’Accettazione e la Gestione delle Spese

Se l’accettazione non è necessaria per l’estinzione del processo, a cosa serve? La Corte lo spiega chiaramente: l’adesione della controparte alla rinuncia è finalizzata esclusivamente a regolare la questione delle spese legali. Ai sensi dell’art. 391, comma 4, c.p.c., se alla rinuncia aderiscono le altre parti, il giudice non pronuncia condanna alle spese. In questo caso, l’accettazione della controricorrente e l’accordo sulla compensazione hanno permesso di evitare una statuizione sulle spese, chiudendo il contenzioso in modo concordato sotto questo profilo.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla distinzione netta tra l’effetto estintivo del processo e la regolamentazione delle spese. La rinuncia al ricorso è di per sé sufficiente a determinare il passaggio in giudicato della sentenza impugnata. L’interesse della controparte non è più quello di contrastare l’impugnazione (ormai venuta meno), ma solo quello di ottenere il rimborso delle spese sostenute per difendersi. L’accettazione della rinuncia, quindi, opera come un’accettazione della chiusura del processo a determinate condizioni economiche, solitamente la compensazione delle spese. La Corte ha inoltre chiarito che, dichiarando l’estinzione del giudizio, non sussistono i presupposti per il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto “doppio contributo”), previsto solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che la rinuncia al ricorso è una scelta strategica che estingue il giudizio di Cassazione in modo automatico una volta comunicata. Tuttavia, per evitare una condanna alle spese, è fondamentale ottenere l’adesione della controparte, possibilmente formalizzando un accordo sulla loro compensazione. Questa decisione offre una guida pratica per le parti che intendono porre fine a un lungo iter giudiziario, consentendo di gestire con prevedibilità l’esito economico della chiusura del processo.

È necessaria l’accettazione della controparte perché la rinuncia al ricorso in Cassazione sia efficace?
No, la rinuncia al ricorso in Cassazione è un atto unilaterale recettizio. Produce l’estinzione del processo indipendentemente dall’accettazione delle altre parti, in quanto determina il passaggio in giudicato della sentenza impugnata.

A cosa serve l’accettazione della rinuncia da parte della controparte?
Serve esclusivamente a evitare la condanna alle spese a carico del rinunciante. Se le altre parti aderiscono alla rinuncia, il giudice non emette una statuizione sulle spese, che vengono solitamente compensate tra le parti come da loro accordo.

In caso di rinuncia al ricorso, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No, la Corte chiarisce che in caso di estinzione del giudizio per rinuncia non sussistono i presupposti per il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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