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Rinuncia al ricorso: estinzione senza spese

Un pensionato ha presentato una rinuncia al ricorso in Cassazione riguardante la rivalutazione della sua pensione, a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale che ha respinto questioni simili. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio, escludendo la condanna al pagamento delle spese e l’applicazione della sanzione del doppio contributo unificato, data la natura della conclusione del procedimento.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando il Giudizio si Estingue Senza Spese

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale fondamentale che consente a una parte di porre fine a un giudizio di impugnazione. Comprendere le sue conseguenze, specialmente in termini di spese legali e sanzioni, è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti, analizzando il caso di un pensionato che ha rinunciato al proprio ricorso a seguito di un intervento della Corte Costituzionale.

I Fatti del Caso: La Questione sulla Rivalutazione Pensionistica

Un pensionato aveva avviato una causa per ottenere la rivalutazione integrale del suo trattamento pensionistico. La sua domanda era stata respinta sia in primo grado che in appello. I giudici di merito avevano escluso l’applicazione di una norma (art. 1, comma 309, della legge n. 197/2022) che il pensionato riteneva lesiva dei suoi diritti, garantiti anche dalla Costituzione. Di fronte a queste decisioni negative, il pensionato aveva deciso di presentare ricorso per Cassazione, contestando la violazione di diverse norme di legge e principi costituzionali.

L’Impatto della Sentenza Costituzionale e la Rinuncia al Ricorso

Durante la pendenza del giudizio in Cassazione, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 19/2025, si è pronunciata su questioni di legittimità costituzionale identiche a quelle sollevate nel ricorso, respingendole. Prendendo atto di questa decisione, che di fatto rendeva vane le sue argomentazioni, il ricorrente, attraverso il suo difensore, ha depositato un atto di rinuncia al ricorso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha preso atto della rinuncia e ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione si sofferma su due aspetti procedurali di grande rilevanza pratica.

In primo luogo, la Corte ha confermato la validità della rinuncia anche se non sottoscritta personalmente dalla parte, ma solo dal suo avvocato. Ciò è stato possibile perché la procura alle liti conferita al difensore prevedeva espressamente il potere di “rinunciare agli atti del giudizio e rinunciare all’azione”, una clausola che legittima pienamente l’operato del legale.

Le motivazioni sulle spese e sul doppio contributo

L’aspetto più significativo dell’ordinanza riguarda le conseguenze economiche della rinuncia. La Corte ha stabilito che non vi fosse luogo a provvedere sulle spese processuali, poiché l’ente previdenziale (controparte nel giudizio) era rimasto “intimato”, ovvero non si era costituito attivamente per difendersi in Cassazione.

Inoltre, e questo è un punto di notevole interesse, i giudici hanno escluso l’obbligo per il ricorrente di versare il cosiddetto “doppio contributo unificato”. Questa è una sanzione che si applica solitamente quando un ricorso viene respinto o dichiarato inammissibile. Citando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 19976/2024), la Corte ha ribadito che l’estinzione del giudizio per intervenuta rinuncia al ricorso non rientra tra i presupposti che fanno scattare tale sanzione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia al Ricorso

Questa ordinanza conferma principi importanti per chiunque si trovi ad affrontare un giudizio in Cassazione. In primo luogo, evidenzia come la rinuncia possa essere una strategia processuale efficace per concludere una lite il cui esito appare ormai segnato, ad esempio a seguito di un nuovo orientamento giurisprudenziale o di una pronuncia della Corte Costituzionale. In secondo luogo, chiarisce in modo netto le conseguenze economiche: la rinuncia, a differenza di una sconfitta nel merito, può evitare al ricorrente il pagamento di sanzioni come il doppio contributo unificato e, in casi come quello esaminato, anche la condanna alle spese della controparte.

È valida la rinuncia al ricorso firmata solo dall’avvocato?
Sì, è valida a condizione che la procura alle liti conferita al difensore contenga espressamente il potere di ‘rinunciare agli atti del giudizio e rinunciare all’azione’.

In caso di rinuncia al ricorso, si è sempre condannati a pagare le spese legali?
No. Nel caso di specie, la Corte non ha disposto nulla sulle spese perché la controparte (l’ente previdenziale) non si era costituita attivamente nel giudizio di Cassazione, rimanendo ‘intimata’.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento del doppio contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione, richiamando una pronuncia delle Sezioni Unite (Cass. Sez. Un. n. 19976/2024), ha stabilito che non sussistono i presupposti per imporre il pagamento del doppio contributo unificato quando il giudizio si estingue per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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