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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali

L’ordinanza analizza il caso di due medici che, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole relativa al mancato compenso per corsi di specializzazione, hanno presentato una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte, verificata la regolarità della rinuncia, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, condannando i ricorrenti al pagamento di due terzi delle spese legali a favore delle amministrazioni statali resistenti.

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Pubblicato il 5 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando e Perché Ritirarsi

La rinuncia al ricorso è un atto processuale che può segnare la fine di una lunga battaglia legale. Sebbene possa sembrare una sconfitta, a volte rappresenta una scelta strategica ponderata. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un esempio pratico delle conseguenze di questa decisione, in particolare per quanto riguarda l’estinzione del giudizio e la ripartizione delle spese legali.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di risarcimento avanzata da due medici nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri e di altri ministeri. I professionisti lamentavano la mancata attuazione di specifiche direttive europee che prevedevano un’adeguata remunerazione per la frequenza dei corsi di specializzazione medica tra il 1982 e il 1985.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le loro domande, dichiarando prescritto il diritto al risarcimento. Non dandosi per vinti, i due medici avevano proposto ricorso per cassazione, portando la questione dinanzi alla Suprema Corte.

La Svolta Processuale: La Rinuncia al Ricorso

Tuttavia, prima che la Corte potesse decidere nel merito, è avvenuto un colpo di scena: i ricorrenti, tramite i loro difensori, hanno depositato telematicamente una dichiarazione formale di rinuncia al ricorso. Questo atto unilaterale ha cambiato completamente il corso del procedimento.

La Corte di Cassazione, presa visione della rinuncia, non ha dovuto fare altro che verificarne la validità formale ai sensi del Codice di procedura civile. Constatato che l’atto soddisfaceva tutti i requisiti di legge, ha proceduto a dichiarare l’estinzione del giudizio.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte sono prettamente procedurali e si fondano su due articoli chiave del Codice di procedura civile:

1. Art. 390 c.p.c.: Questa norma disciplina la rinuncia, stabilendo che la parte può rinunciare al ricorso finché non sia cominciata la relazione all’udienza o la discussione. La rinuncia presentata dai medici era formalmente corretta.
2. Art. 391 c.p.c.: Questo articolo stabilisce la conseguenza diretta di una rinuncia valida: l’estinzione del processo. Il giudice non entra nel merito della questione, ma si limita a prendere atto della volontà della parte di porre fine alla lite.

Un aspetto cruciale riguarda la gestione delle spese legali. Poiché la rinuncia al ricorso è avvenuta senza un’accettazione formale da parte delle amministrazioni statali (la controparte), la legge prevede che il rinunciante sia condannato a pagare le spese. La Corte ha deciso di compensare le spese per un terzo, ma ha condannato i medici a rimborsare i restanti due terzi, liquidati in 1.700,00 Euro, oltre alle spese prenotate a debito.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza evidenzia un principio fondamentale della procedura civile: la rinuncia al ricorso è uno strumento a disposizione della parte che estingue irrevocabilmente il giudizio. Le ragioni dietro una tale scelta possono essere molteplici: un accordo transattivo raggiunto fuori dalle aule di giustizia, una rivalutazione delle probabilità di successo o semplicemente la volontà di porre fine a un contenzioso lungo e costoso.

Tuttavia, la decisione di rinunciare non è priva di conseguenze. Come dimostra il caso in esame, chi rinuncia è generalmente tenuto a farsi carico delle spese legali della controparte, salvo diversa pattuizione. È quindi una decisione strategica che deve essere valutata attentamente con il proprio legale, soppesando i costi e i benefici di continuare la causa rispetto a quelli di una sua chiusura anticipata.

Cosa succede se si presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
In presenza di una rinuncia formalmente valida, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio, senza esaminare il merito della questione.

Chi paga le spese legali in caso di rinuncia al ricorso non accettata dalla controparte?
Secondo l’art. 390, secondo comma, del codice di procedura civile, in assenza di accettazione della controparte, la parte che rinuncia al ricorso è tenuta a rimborsare le spese legali alla controparte. Il giudice può, come in questo caso, disporre una compensazione parziale.

Quali sono i requisiti di validità della rinuncia al ricorso?
La rinuncia deve essere sottoscritta dalla parte e dal suo avvocato munito di mandato speciale, come previsto dall’art. 390 del codice di procedura civile, e deve essere presentata prima che inizi la discussione della causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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