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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali

Una società appaltatrice ha presentato ricorso in Cassazione per una controversia legata al pagamento di un impianto fotovoltaico. Successivamente, ha presentato una rinuncia al ricorso. La Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del giudizio, condannando la società rinunciante al pagamento delle spese legali a favore della controparte, chiarendo che l’accettazione della rinuncia non è necessaria per l’estinzione del processo.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Analisi di un Caso Pratico

Cosa accade quando, nel corso di un giudizio in Cassazione, una delle parti decide di fare un passo indietro? La rinuncia al ricorso è un istituto processuale che pone fine alla controversia, ma con conseguenze ben precise, soprattutto in termini di spese legali. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio pratico di come funziona questo meccanismo e quali sono i suoi effetti diretti.

Il Contesto della Controversia: Un Appalto Fotovoltaico

La vicenda trae origine da un contratto di appalto per la fornitura e posa in opera di un impianto fotovoltaico. La ditta fornitrice, non avendo ricevuto il saldo del corrispettivo pattuito, otteneva dal Tribunale un decreto ingiuntivo per circa 70.000 euro nei confronti della società appaltatrice.

Quest’ultima si opponeva al decreto, sostenendo principalmente che il credito fosse stato ceduto dalla ditta fornitrice a un istituto di credito e, pertanto, non più esigibile. Inoltre, presentava una domanda riconvenzionale, chiedendo a sua volta il pagamento di circa 24.000 euro. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello respingevano le ragioni della società appaltatrice, confermando la validità del decreto ingiuntivo.

Il Percorso Giudiziario e la Rinuncia al Ricorso

Non soddisfatta delle decisioni dei giudici di merito, la società appaltatrice decideva di portare la questione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando vizi di nullità della sentenza e una valutazione errata delle prove.

Tuttavia, durante lo svolgimento del giudizio di legittimità, la stessa società ricorrente depositava un atto formale di rinuncia al ricorso. Questo atto ha cambiato radicalmente il corso del procedimento, spostando il focus dalla questione di merito (il pagamento dell’impianto) alle conseguenze puramente procedurali della rinuncia.

Le Motivazioni della Corte: Effetti della Rinuncia

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La motivazione della Corte si fonda sull’applicazione combinata degli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: la rinuncia al ricorso per cassazione produce l’immediata estinzione del processo, senza che sia necessaria un’accettazione da parte del controricorrente.

Questo perché l’atto di rinuncia non ha natura ‘accettizia’, ovvero non richiede il consenso della controparte per essere efficace. La sua efficacia è puramente processuale: determinando il passaggio in giudicato della sentenza impugnata, fa venire meno l’interesse stesso a proseguire l’impugnazione. La conseguenza diretta e inevitabile di questa scelta è la condanna della parte rinunciante al pagamento delle spese legali sostenute dalla controparte. La Corte ha specificato che non sussistevano circostanze particolari tali da giustificare una deroga a questa regola generale. Pertanto, la società ricorrente è stata condannata a rimborsare le spese di lite, liquidate in complessivi 7.800 euro, con distrazione in favore del difensore del controricorrente che ne aveva fatto richiesta.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame conferma due principi fondamentali per chi affronta un giudizio di legittimità. In primo luogo, la decisione di rinunciare a un ricorso è una scelta strategica con effetti definitivi e immediati, che chiude la porta a qualsiasi ulteriore discussione nel merito. In secondo luogo, tale scelta comporta quasi automaticamente la condanna alle spese legali. La parte che rinuncia, avendo dato causa al giudizio con la proposizione del ricorso, è tenuta a ristorare la controparte dei costi sostenuti per difendersi. Infine, la Corte chiarisce che la rinuncia esonera la parte dal versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto in caso di rigetto del ricorso, rappresentando un piccolo ma significativo risparmio economico a fronte della condanna alle spese.

Qual è il principale effetto legale di una rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia al ricorso produce l’estinzione del giudizio di legittimità. Ciò significa che il processo si chiude senza una decisione nel merito e la sentenza precedentemente impugnata diventa definitiva.

È necessaria l’accettazione della controparte perché la rinuncia sia efficace?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che la rinuncia al ricorso non ha carattere ‘accettizio’. Produce i suoi effetti processuali, ovvero l’estinzione del giudizio, anche in assenza di un’accettazione da parte del controricorrente.

Chi paga le spese legali in caso di rinuncia al ricorso?
Salvo circostanze eccezionali, la parte che rinuncia al ricorso è condannata a rimborsare le spese legali sostenute dalla controparte. Questo perché, avendo promosso un’impugnazione poi abbandonata, è considerata la parte che ha dato causa al giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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