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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali

Una società di pubblicità, dopo aver impugnato una sentenza sfavorevole in un contenzioso tributario contro un ente locale, decide di ritirare il proprio atto. La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del processo a seguito della rinuncia al ricorso, chiarendo che non è necessaria l’accettazione della controparte. Di conseguenza, la società ricorrente viene condannata al pagamento delle spese legali del giudizio.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Conseguenze e Spese Legali

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 14685/2024 offre un’importante lezione pratica sugli effetti processuali della rinuncia al ricorso. Questa decisione chiarisce in modo definitivo le conseguenze di tale atto, in particolare per quanto riguarda l’estinzione del processo e l’obbligo di pagamento delle spese legali. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso per comprendere le implicazioni di una scelta processuale così determinante.

I Fatti di Causa: dal Contenzioso Tributario alla Rinuncia

Una società operante nel settore pubblicitario aveva citato in giudizio un importante Comune italiano per ottenere la restituzione di somme versate a titolo di Canone per l’Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche (COSAP) per gli anni dal 2002 al 2006. La società sosteneva di avere diritto a un’esenzione prevista da una delibera comunale del 1998.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto la domanda della società. Tuttavia, la Corte d’Appello, riformando la decisione, aveva respinto la richiesta di restituzione, ritenendo che una successiva delibera del 2001 avesse modificato la disciplina, escludendo l’applicabilità dell’esenzione invocata. Contro questa sentenza, la società aveva proposto ricorso per cassazione. A sorpresa, prima della decisione della Suprema Corte, la società ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, notificandolo al Comune.

La Decisione della Corte: Gli Effetti Automatici della Rinuncia al Ricorso

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia, non entra nel merito della controversia tributaria ma si concentra esclusivamente sulle conseguenze di questo atto processuale. La decisione si articola su due punti fondamentali: l’estinzione del processo e la regolamentazione delle spese legali.

L’Atto di Rinuncia e l’Estinzione del Processo

Il Collegio ribadisce un principio consolidato: la rinuncia al ricorso per cassazione è un atto unilaterale che non richiede l’accettazione della controparte per produrre i suoi effetti. Viene definito un atto “non accettizio”. Questo significa che, una volta depositata e notificata la rinuncia, il processo si estingue automaticamente. L’effetto immediato è che la sentenza impugnata, in questo caso quella della Corte d’Appello sfavorevole alla società, diventa definitiva e non più contestabile (passaggio in giudicato).

La Condanna alle Spese: Una Conseguenza della Rinuncia al Ricorso

La questione più delicata riguarda le spese legali. L’articolo 391 del Codice di Procedura Civile stabilisce che il rinunciante deve rimborsare le spese alla controparte, a meno che non vi sia un accordo diverso. La società ricorrente aveva chiesto la compensazione delle spese, ma la Corte chiarisce che il potere del giudice di derogare alla regola generale della condanna è discrezionale e limitato a “specifiche circostanze meritevoli di apprezzamento”. In assenza di tali circostanze, la regola generale prevale.

Le motivazioni

La Corte motiva la sua decisione basandosi su una giurisprudenza costante. La natura non accettizia della rinuncia deriva dalla volontà di garantire una rapida definizione dei processi, evitando che la parte resistente possa ostacolare la chiusura del giudizio. Per quanto riguarda le spese, la condanna del rinunciante si fonda sul principio di causalità: chi ha dato inizio a un giudizio, per poi ritirarsi, deve farsi carico dei costi che la sua iniziativa ha generato per la controparte. La possibilità di compensare le spese è un’eccezione che deve essere giustificata da ragioni particolari, che nel caso di specie non sono state ravvisate dai giudici.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza conferma che la scelta di rinunciare a un ricorso in Cassazione comporta conseguenze precise e inevitabili. Il processo si estingue immediatamente, la sentenza impugnata diventa definitiva e, salvo rare eccezioni, il rinunciante è tenuto a pagare le spese legali della controparte. Questa decisione serve da monito per le parti processuali, sottolineando l’importanza di ponderare attentamente ogni mossa strategica, inclusa quella di abbandonare il giudizio.

Cosa succede quando una parte presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia determina l’immediata estinzione del processo. Di conseguenza, la sentenza che era stata impugnata diventa definitiva e passa in giudicato.

Perché la rinuncia al ricorso sia valida, è necessaria l’accettazione della controparte?
No, la rinuncia al ricorso per cassazione è un atto “non accettizio”. Produce i suoi effetti estintivi del processo senza che sia necessaria l’accettazione della parte controricorrente.

Chi paga le spese legali in caso di rinuncia al ricorso?
La parte che rinuncia al ricorso è tenuta, di regola, a rimborsare le spese legali sostenute dalla controparte. Il giudice può decidere di compensare le spese solo in presenza di specifiche e meritevoli circostanze, che non sono state riscontrate in questo caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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