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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali

Una società di costruzioni, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro un comune per una cospicua richiesta di risarcimento, vi rinuncia a seguito di un accordo stragiudiziale. La Suprema Corte dichiara estinto il giudizio, chiarendo che la mancata accettazione della rinuncia da parte del comune non osta all’estinzione. Inoltre, proprio in virtù dell’accordo raggiunto, la Corte decide per la compensazione integrale delle spese legali tra le parti, stabilendo un importante principio sulla gestione dei costi processuali in caso di rinuncia al ricorso.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso: Guida agli Effetti su Estinzione e Spese Processuali

La rinuncia al ricorso è un istituto processuale che consente di porre fine a un giudizio di impugnazione. Ma quali sono le conseguenze se la controparte non accetta formalmente tale rinuncia? E come vengono ripartite le spese legali in questo scenario? Un recente decreto della Corte di Cassazione fa luce su questi aspetti, offrendo chiarimenti preziosi per chi affronta una controversia legale e ne valuta la definizione stragiudiziale.

I Fatti del Caso: da una Richiesta Milionaria all’Accordo Stragiudiziale

Una società operante nel settore delle costruzioni aveva avviato una causa contro un’amministrazione comunale, chiedendo il pagamento di una somma superiore a 10 milioni di euro a titolo di risarcimento per maggiori oneri sostenuti nell’esecuzione di un contratto d’appalto.

Dopo aver visto respinte le proprie domande sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte d’Appello, la società aveva deciso di proseguire la battaglia legale presentando ricorso per Cassazione. Tuttavia, prima che la Suprema Corte potesse fissare la data per la discussione, accadeva un fatto nuovo: le parti raggiungevano un accordo per definire la controversia in via stragiudiziale. Di conseguenza, la società ricorrente depositava un atto di rinuncia al ricorso.

La Rinuncia al Ricorso e la Decisione della Cassazione

Il punto cruciale della vicenda risiede nel fatto che, nonostante la comunicazione della rinuncia, il Comune non provvedeva ad accettarla formalmente. Questo ha posto alla Corte la questione di come procedere.

La Suprema Corte, con il decreto in esame, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Ha stabilito che la rinuncia, essendo intervenuta prima della fissazione dell’udienza, era pienamente efficace ai sensi dell’art. 390 del codice di procedura civile per determinare la fine del processo. La mancata accettazione da parte del Comune, in questo contesto, non ha impedito l’estinzione.

La Gestione delle Spese Legali

Il vero nodo da sciogliere riguardava le spese processuali. La regola generale (art. 391 c.p.c.) prevede che il rinunciante sia condannato a pagare le spese della controparte, a meno che quest’ultima non accetti la rinuncia senza pretese sui costi. In assenza di accettazione, la decisione è rimessa alla discrezionalità del giudice, che può disporre la compensazione solo in presenza di circostanze eccezionali.

Nel caso di specie, la Corte ha individuato tale circostanza proprio nell’accordo stragiudiziale non contestato dal Comune. Questo accordo, pur non formalizzato processualmente tramite accettazione, è stato ritenuto un motivo sufficiente per giustificare la compensazione integrale delle spese legali tra le parti.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su una chiara distinzione normativa. L’estinzione del giudizio per rinuncia è un effetto automatico che non richiede il consenso della controparte. L’accettazione assume rilevanza esclusivamente ai fini della regolamentazione delle spese legali.

La ratio è che la rinuncia fa venir meno l’interesse a proseguire l’impugnazione, determinando il passaggio in giudicato della sentenza precedente. L’interesse della controparte a una pronuncia sulle spese può essere tutelato, ma il giudice mantiene il potere di valutare le circostanze del caso concreto. L’esistenza di un accordo per chiudere la lite, anche se non formalmente accettato nel processo, dimostra che la controversia ha trovato una soluzione condivisa, rendendo equa la decisione di lasciare a ciascuna parte il carico delle proprie spese.

Inoltre, la Corte ha precisato che l’estinzione per rinuncia impedisce l’applicazione della sanzione del raddoppio del contributo unificato, prevista per le impugnazioni respinte, inammissibili o palesemente infondate, poiché la sua finalità è quella di scoraggiare ricorsi pretestuosi, non di penalizzare chi decide di porre fine a una lite.

Le Conclusioni

Il decreto offre importanti indicazioni pratiche:

1. Efficacia della Rinuncia: La rinuncia al ricorso è efficace per estinguere il giudizio anche senza l’accettazione della controparte.
2. Spese Legali e Accordo Stragiudiziale: Un accordo stragiudiziale, se non contestato, può costituire una circostanza idonea a giustificare la compensazione delle spese legali, anche in caso di mancata accettazione formale della rinuncia.
3. Niente Raddoppio del Contributo: L’estinzione del processo per rinuncia esclude l’applicazione della sanzione del doppio contributo unificato.

Questa pronuncia conferma che la via della conciliazione stragiudiziale è non solo praticabile ma anche tutelata dal sistema, che ne riconosce gli effetti anche sul piano della gestione dei costi processuali.

L’accettazione della controparte è sempre necessaria per la rinuncia al ricorso in Cassazione?
No, secondo la Corte, l’accettazione della controparte non è necessaria per dichiarare l’estinzione del giudizio. La sua rilevanza è limitata alla decisione sulle spese legali.

Se la controparte non accetta la rinuncia, chi paga le spese legali?
Di regola, la parte che rinuncia è tenuta a pagare le spese. Tuttavia, il giudice può disporre la compensazione (ciascuna parte paga le proprie) se ricorrono circostanze eccezionali, come nel caso di un accordo stragiudiziale per chiudere la lite.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento del doppio del contributo unificato?
No, la Corte ha chiarito che l’estinzione del giudizio a seguito di rinuncia preclude l’applicazione della norma che prevede il raddoppio del contributo unificato, poiché la sua finalità è scoraggiare impugnazioni dilatorie o pretestuose.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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