LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione di un giudizio riguardante l’assegnazione di una cattedra a un docente. La decisione è scaturita dalla rinuncia al ricorso da parte del ricorrente, accettata dalle controparti. L’ordinanza chiarisce le conseguenze di tale atto sulla compensazione delle spese legali e sull’inapplicabilità del raddoppio del contributo unificato, offrendo un importante spunto sulla gestione procedurale dei contenziosi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza

La rinuncia al ricorso rappresenta un istituto processuale che consente di porre fine a una controversia prima che si giunga a una decisione di merito. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione illustra con chiarezza le conseguenze di tale scelta, in particolare per quanto riguarda la regolamentazione delle spese legali e l’estinzione del giudizio. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso, originato da una disputa nel mondo della scuola.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla contestazione di un docente precario riguardo l’assegnazione di una cattedra di contrabbasso presso un Liceo Musicale. Tale cattedra era stata attribuita, nell’ambito delle procedure di mobilità per l’anno scolastico 2019/2020, a un altro insegnante, già di ruolo.

Il primo docente, pur essendo risultato idoneo in un precedente concorso, non era ancora stato assunto a tempo indeterminato. Egli sosteneva l’illegittimità dell’assegnazione al collega, ritenendo che quest’ultimo non possedesse i titoli necessari.

Il Tribunale, in prima istanza, aveva dato ragione al docente precario. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, affermando che il docente non aveva titolo per contestare le operazioni di mobilità, in quanto riservate al personale già di ruolo, categoria alla quale egli non apparteneva al momento dei fatti.

Di fronte a questa sentenza sfavorevole, il docente ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione: Estinzione per Rinuncia al Ricorso

Il colpo di scena si è verificato durante il giudizio di legittimità. Il ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, specificando che la stessa era stata accettata sia dal Ministero dell’Istruzione sia dall’altro docente coinvolto. Le controparti hanno confermato l’accettazione, rimettendosi alla Corte per la decisione sulle spese.

Di conseguenza, la Corte di Cassazione, verificata la ritualità della rinuncia secondo le forme previste dall’art. 390 del codice di procedura civile, ha dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione, come previsto dall’art. 391 dello stesso codice.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la propria decisione su due punti fondamentali: la gestione delle spese e l’inapplicabilità del raddoppio del contributo unificato.

La Regolamentazione delle Spese Legali

Il punto centrale della motivazione riguarda le spese. L’art. 391, comma 4, c.p.c., stabilisce come procedere in questi casi. Poiché il docente controricorrente aveva espressamente aderito alla rinuncia e il Ministero aveva depositato una ‘nota di presa d’atto’ senza chiedere la condanna alle spese, la Corte ha ritenuto che ricorressero i presupposti per la compensazione. In pratica, l’accettazione della rinuncia da parte degli avversari processuali ha portato alla decisione che ogni parte dovesse sostenere le proprie spese legali.

L’Esclusione del Raddoppio del Contributo Unificato

Un altro aspetto rilevante è l’esclusione della sanzione prevista dal d.P.R. 115/2002. Questa norma impone al ricorrente, in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, di versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato. La Corte ha sottolineato che tale norma ha natura sanzionatoria e, come tale, deve essere interpretata restrittivamente. Poiché il giudizio si è concluso con una pronuncia di estinzione e non con una decisione negativa nel merito, tale sanzione non trova applicazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre preziose indicazioni pratiche. La rinuncia al ricorso, se accettata dalle controparti, si configura come uno strumento efficace per chiudere definitivamente una lite, evitando una pronuncia di merito potenzialmente sfavorevole. La sua principale conseguenza è l’estinzione del giudizio. Inoltre, l’accettazione esplicita della rinuncia può portare alla compensazione delle spese legali, evitando al rinunciante una condanna al pagamento. Infine, viene confermato un principio importante: l’estinzione del processo non attiva le sanzioni pecuniarie previste per i ricorsi infondati, alleggerendo ulteriormente la posizione di chi decide di abbandonare l’impugnazione.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
Se la rinuncia viene redatta nelle forme previste dalla legge e, come in questo caso, viene accettata dalle controparti, il giudizio si estingue. Ciò significa che il processo si conclude senza una decisione finale sul merito della controversia.

Chi paga le spese legali in caso di rinuncia al ricorso accettata?
Secondo l’ordinanza, quando la rinuncia è espressamente accettata dalle altre parti e queste non formulano una richiesta di condanna alle spese, la Corte applica la compensazione. Ogni parte, quindi, sostiene i costi del proprio avvocato.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un importo ulteriore a titolo di contributo unificato è una norma sanzionatoria che si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improponibilità del ricorso, non quando il giudizio si estingue per altre cause come la rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati