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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione di un procedimento relativo a distanze tra costruzioni a seguito della rinuncia al ricorso da parte degli appellanti. La decisione chiarisce come vengono ripartite le spese legali quando la rinuncia è accettata solo da alcuni dei contro-ricorrenti, condannando i rinuncianti a pagare le spese solo a chi non ha aderito.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al ricorso: quando il processo si ferma e chi paga?

La rinuncia al ricorso rappresenta un momento cruciale nel processo civile, capace di determinarne la fine anticipata. Ma cosa succede quando non tutte le parti sono d’accordo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla gestione delle spese legali in questo complesso scenario, offrendo importanti spunti di riflessione per chi affronta un contenzioso.

Il Caso: Dalle Distanze tra Edifici alla Cassazione

La vicenda ha origine da una controversia immobiliare. I proprietari di un immobile citavano in giudizio il proprietario di un terreno confinante, accusandolo di aver realizzato una nuova costruzione in violazione delle norme sulle distanze e sull’altezza previste dal piano regolatore comunale. In primo grado, il Tribunale accoglieva le loro richieste, ordinando la demolizione parziale dell’opera e il risarcimento dei danni.

La situazione si ribaltava in secondo grado. La Corte d’Appello, riformando la sentenza, respingeva le domande degli attori originari. La motivazione principale si basava sull’interpretazione dell’art. 879, secondo comma, del codice civile, secondo cui le norme sulle distanze tra fabbricati non si applicano quando tra gli edifici c’è una via pubblica.

La Svolta Processuale: La Rinuncia al Ricorso

Giunti dinanzi alla Corte di Cassazione, gli attori originari, ora ricorrenti, decidevano di interrompere la battaglia legale. Depositavano un atto di rinuncia al ricorso, proponendo la compensazione delle spese processuali.

Questa proposta veniva accettata espressamente solo da alcuni dei controricorrenti. Altri, pur avendo ricevuto regolare comunicazione della rinuncia, non manifestavano alcuna adesione. Questa circostanza ha posto alla Corte la questione fondamentale: come gestire l’esito del processo e la distribuzione delle spese?

La Decisione della Corte: Estinzione del Procedimento e Spese

La Cassazione ha preso atto della rinuncia e ha dichiarato l’estinzione del procedimento. La decisione si fonda sugli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, che disciplinano appunto gli effetti della rinuncia nel giudizio di legittimità.

La parte più interessante della decisione riguarda la regolamentazione delle spese. La Corte ha stabilito un principio chiaro:
1. Nessuna condanna alle spese nei confronti delle parti che hanno espressamente accettato la rinuncia con compensazione.
2. Condanna in solido dei ricorrenti al pagamento delle spese legali in favore dei controricorrenti che, pur informati, non hanno aderito alla rinuncia e non hanno insistito per una decisione nel merito.
3. Nessuna statuizione sulle spese per la parte rimasta intimata, ovvero che non si è costituita nel giudizio di Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base del principio secondo cui la rinuncia, per produrre l’effetto di estinguere il processo, non necessita dell’accettazione di tutte le controparti. Tuttavia, l’accettazione assume un ruolo centrale nella regolamentazione delle spese processuali. L’art. 391 c.p.c. stabilisce che il rinunciante deve rimborsare le spese alle altre parti, a meno che non vi sia un accordo diverso.

In questo caso, l’accordo sulla compensazione era valido solo per chi lo aveva accettato. Per le parti che non hanno aderito, pur non opponendosi attivamente all’estinzione, il diritto al rimborso delle spese sostenute per difendersi in giudizio rimaneva intatto. La loro mancata adesione è stata interpretata dalla Corte come una volontà di non rinunciare al proprio diritto alla refusione delle spese legali. Di conseguenza, i ricorrenti che hanno scelto di ritirare l’impugnazione sono stati tenuti a farsi carico dei costi della difesa di queste parti.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione procedurale. La decisione di presentare una rinuncia al ricorso deve essere attentamente ponderata, non solo per le sue conseguenze sull’esito del giudizio, ma anche per le implicazioni economiche. È fondamentale cercare un accordo completo con tutte le controparti sulla gestione delle spese per evitare condanne impreviste. La sentenza ribadisce che il silenzio o la mancata adesione di una parte alla proposta di compensazione non equivalgono ad accettazione, e il rinunciante rimane esposto all’obbligo di pagare le spese legali a chi non ha formalmente aderito all’accordo.

Cosa succede se si presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
Il procedimento viene dichiarato estinto. Questo significa che il processo si conclude senza una decisione sul merito della questione, e la sentenza impugnata diventa definitiva.

Come vengono suddivise le spese legali se solo alcuni accettano la rinuncia?
Il rinunciante è tenuto a pagare le spese legali solo alle parti che non hanno accettato la rinuncia. Per le parti che hanno accettato, si applicano gli accordi tra loro (come la compensazione delle spese). Per chi non si è costituito (intimato), non viene disposta alcuna condanna.

L’estinzione del processo richiede l’accettazione di tutti i controricorrenti?
No, la Corte può dichiarare l’estinzione del giudizio anche se la rinuncia non è stata accettata da tutte le parti. L’accettazione è rilevante principalmente per decidere sulla ripartizione delle spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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