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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese compensate

La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso presentata da un gruppo di lavoratrici del settore universitario. Il caso riguardava il riconoscimento di differenze retributive. Nonostante la mancata accettazione della rinuncia da parte delle controparti, la Corte ha disposto la compensazione delle spese legali, valutando il comportamento processuale dei ricorrenti che ha evitato ulteriori attività giudiziarie.

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Rinuncia al Ricorso: Quando un Processo si Ferma e Chi Paga le Spese?

La rinuncia al ricorso è un atto processuale che può chiudere definitivamente una controversia legale prima che si arrivi a una sentenza. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un’analisi chiara delle conseguenze di tale scelta, in particolare per quanto riguarda la gestione delle spese legali quando la controparte non accetta la rinuncia. Questo caso, pur nascendo da una disputa di diritto del lavoro, si conclude con una decisione puramente procedurale di grande interesse pratico.

I Fatti di Causa: Dalla Richiesta Retributiva alla Cassazione

La vicenda trae origine dalla domanda di un gruppo di lavoratrici, collaboratrici esperte linguistiche presso un’università italiana. Esse avevano richiesto il riconoscimento del diritto a una retribuzione parametrata a quella di un ricercatore universitario a tempo definito. La loro richiesta era stata inizialmente respinta dalla Corte d’Appello, la quale aveva ritenuto corretto l’operato dell’ateneo. L’università, secondo i giudici di secondo grado, aveva legittimamente applicato la normativa di riferimento, garantendo alle lavoratrici un assegno ad personam per conservare i diritti economici maturati in precedenza, ma solo fino al loro completo riassorbimento con i futuri aumenti.
Insoddisfatte della decisione, le lavoratrici hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione e la Rinuncia al Ricorso

Il colpo di scena si è verificato prima della discussione del merito. Le ricorrenti, con una nota formale, hanno dichiarato di voler effettuare una rinuncia al ricorso, di fatto abbandonando la loro impugnazione. Questo atto, previsto dall’articolo 391 del Codice di Procedura Civile, ha determinato la principale conseguenza processuale: l’estinzione del giudizio. La Corte di Cassazione non è quindi entrata nel merito della questione retributiva, ma si è limitata a prendere atto della volontà delle ricorrenti di porre fine al contenzioso.

Le Motivazioni della Corte

Il punto cruciale dell’ordinanza risiede nella gestione delle spese legali. La nota con cui è stata comunicata la rinuncia è stata notificata alle controparti (l’Università e l’Istituto di Previdenza), ma queste non hanno formalmente accettato la rinuncia. In tali circostanze, la legge prevede che sia il giudice a dover decidere sulla ripartizione delle spese.
La Corte ha optato per la ‘compensazione’. Ciò significa che ogni parte ha dovuto sostenere i propri costi legali, senza che le ricorrenti dovessero rimborsare le spese delle controparti. La motivazione di questa scelta si fonda sul comportamento processuale delle stesse ricorrenti. La loro ‘dismissione dell’impugnazione’, pur non accettata, ha comunque avuto l’effetto positivo di ‘sgravare’ il processo da ulteriori attività, semplificando e accelerando la sua conclusione. La Corte ha quindi ritenuto equo non gravare ulteriormente sulle parti, considerando l’esito del procedimento.

Conclusioni

Questa ordinanza evidenzia un aspetto fondamentale della strategia processuale: la rinuncia al ricorso è uno strumento efficace per porre fine a un contenzioso, ma le sue conseguenze economiche non sono automatiche. La decisione della Corte di Cassazione dimostra che, anche in assenza di accettazione della controparte, il comportamento processuale volto a deflazionare il carico giudiziario può essere valutato positivamente dal giudice in sede di liquidazione delle spese. Per le parti coinvolte in un processo, ciò significa che la scelta di rinunciare a un’impugnazione deve essere ponderata non solo sotto il profilo del merito, ma anche considerando le possibili implicazioni procedurali ed economiche che ne derivano.

Cosa comporta la rinuncia al ricorso per cassazione da parte dei ricorrenti?
La rinuncia comporta l’estinzione del giudizio, ovvero la chiusura del processo senza che la Corte si pronunci sul merito della questione.

Se le controparti non accettano la rinuncia, come vengono gestite le spese legali?
In mancanza di accettazione della rinuncia, la Corte è tenuta a decidere sulle spese. In questo caso, ha scelto di compensarle tra le parti, significando che ogni parte sostiene i propri costi.

Per quale motivo la Corte ha deciso di compensare le spese legali?
La Corte ha compensato le spese in virtù del comportamento processuale dei ricorrenti. La loro rinuncia, definita ‘dismissione dell’impugnazione’, ha alleggerito il carico di lavoro del processo, e questo è stato valutato positivamente nel decidere di non addossare a loro i costi delle controparti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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