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Rinuncia al ricorso: estinzione e niente raddoppio

A seguito di una controversia sulla vendita di un immobile con abusi edilizi, le parti hanno presentato una rinuncia al ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, specificando che in caso di rinuncia non si applica il raddoppio del contributo unificato, essendo una misura sanzionatoria di stretta interpretazione.

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Rinuncia al ricorso: la Cassazione chiarisce su estinzione e spese

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale che consente alle parti di porre fine a una lite giudiziaria in modo consensuale, anche quando si è già arrivati davanti alla Corte di Cassazione. Una recente ordinanza della Suprema Corte offre importanti chiarimenti sugli effetti di tale atto, in particolare per quanto riguarda l’estinzione del giudizio e l’inapplicabilità del cosiddetto ‘raddoppio del contributo unificato’.

I Fatti di Causa: La Controversia Immobiliare

La vicenda trae origine dalla compravendita di un appartamento. L’acquirente aveva citato in giudizio il venditore, chiedendo la risoluzione del contratto e la restituzione del prezzo pagato, pari a 700.000 euro. Il motivo della richiesta era la scoperta di un abuso edilizio: la tamponatura e copertura di un balcone, trasformato in veranda, che aveva comportato un aumento non autorizzato del volume dell’immobile.

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello avevano dato ragione all’acquirente, confermando l’inadempimento del venditore e applicando l’articolo 1489 del codice civile, che tutela il compratore da oneri e diritti altrui non dichiarati che gravano sulla cosa venduta. Il venditore, soccombente in entrambi i gradi di giudizio, aveva quindi proposto ricorso per Cassazione.

La Rinuncia al ricorso e la decisione della Cassazione

Prima dell’udienza fissata davanti alla Suprema Corte, le parti hanno raggiunto un accordo bonario e hanno depositato un atto congiunto di rinuncia al ricorso, chiedendo la compensazione delle spese di lite. Questo atto ha cambiato radicalmente il corso del procedimento.

L’Estinzione del Giudizio

La Corte di Cassazione, preso atto della volontà delle parti, ha verificato che la rinuncia e la relativa accettazione rispettavano i requisiti formali previsti dagli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile. Di conseguenza, ha dichiarato l’estinzione del giudizio di legittimità. Questo significa che il processo si è concluso senza una decisione nel merito da parte della Corte, rendendo definitiva la sentenza della Corte d’Appello.

Il Principio sul Raddoppio del Contributo Unificato

Il punto più significativo dell’ordinanza riguarda il contributo unificato. La legge prevede che, in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, la parte che l’ha proposta è tenuta a versare un ulteriore importo pari a quello già pagato (il cosiddetto ‘raddoppio’). La Corte ha chiarito che questa misura non si applica in caso di estinzione del giudizio per rinuncia.

Le Motivazioni della Corte

Secondo gli Ermellini, il raddoppio del contributo unificato ha una natura sanzionatoria e carattere eccezionale. Essendo una sanzione, deve essere interpretata in modo restrittivo (lato sensu sanzionatoria). La norma la prevede solo per i casi tipici di rigetto, inammissibilità o improcedibilità. L’estinzione per rinuncia è una situazione diversa, che deriva da un accordo tra le parti e non da una valutazione negativa del ricorso da parte del giudice. Pertanto, estendere la sanzione anche a questa ipotesi sarebbe un’interpretazione analogica o estensiva non consentita dalla legge.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida un principio importante: la scelta delle parti di risolvere bonariamente una controversia attraverso la rinuncia al ricorso è tutelata dall’ordinamento e non comporta l’applicazione di sanzioni pecuniarie come il raddoppio del contributo unificato. La decisione incentiva le soluzioni transattive, permettendo alle parti di chiudere definitivamente un contenzioso senza incorrere in ulteriori oneri economici, favorendo così l’efficienza del sistema giudiziario. Per i contendenti, ciò significa poter raggiungere un accordo con la certezza che la chiusura del processo non comporterà costi imprevisti.

Cosa succede se le parti presentano una rinuncia al ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione, verificata la regolarità dell’atto di rinuncia e della sua accettazione, dichiara l’estinzione del giudizio. Ciò significa che il processo si conclude senza una decisione sul merito e la sentenza impugnata diventa definitiva.

In caso di rinuncia al ricorso, come vengono regolate le spese legali?
Le parti possono accordarsi sulla compensazione delle spese, come avvenuto nel caso di specie. Se non vi è accordo, la legge prevede che il rinunciante debba rimborsare le spese alla controparte, salvo diverso accordo. In questo caso, la richiesta congiunta di compensazione è stata accolta dalla Corte.

La rinuncia al ricorso comporta il raddoppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il raddoppio del contributo unificato è una misura sanzionatoria applicabile solo nei casi specifici di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso. Non si applica in caso di estinzione del giudizio per rinuncia, poiché tale istituto non può essere interpretato in modo estensivo o analogico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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