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Rinuncia al ricorso: estinzione del processo

Una società del settore alberghiero, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza che confermava la risoluzione del suo contratto di locazione per grave inadempimento, ha presentato una rinuncia al ricorso. La controparte ha aderito alla rinuncia e le parti hanno congiuntamente richiesto la compensazione delle spese legali. La Corte di Cassazione, verificati i requisiti di legge, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, accogliendo la richiesta sulla compensazione delle spese.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Come e Perché un Processo si Estingue

La rinuncia al ricorso è uno strumento processuale che consente di porre fine a una controversia legale prima che essa giunga alla sua naturale conclusione con una sentenza. Questo meccanismo, previsto dal codice di procedura civile, è particolarmente rilevante nel giudizio di Cassazione, dove può determinare l’estinzione del processo. Un’ordinanza recente della Suprema Corte offre un chiaro esempio di come funziona questo istituto e delle sue conseguenze, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle spese legali.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un contratto di locazione ad uso diverso da quello abitativo. Una società del settore alberghiero si era vista risolvere il contratto per grave inadempimento, con la condanna al pagamento di una somma cospicua a titolo di canoni non versati. La decisione, emessa dal Tribunale, era stata confermata anche in secondo grado dalla Corte d’Appello.

Non soddisfatta dell’esito, la società conduttrice decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a tre motivi principali:
1. Violazione e falsa applicazione di norme della legge fallimentare in relazione al codice di procedura civile.
2. Violazione e falsa applicazione delle norme sull’onere della prova e sulla valutazione delle prove.
3. Violazione e falsa applicazione delle norme sulla gravità dell’inadempimento nei contratti.

La controparte, un custode giudiziario che agiva nell’ambito di una procedura esecutiva immobiliare, si era costituita in giudizio per resistere all’impugnazione, chiedendone il rigetto.

La Rinuncia al Ricorso come Strategia Processuale

Prima che la Corte di Cassazione potesse esaminare nel merito i motivi del ricorso, si è verificato un colpo di scena processuale: la società ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso. Questo atto è stato seguito dall’adesione formale della controparte.

Questo passaggio è fondamentale. La rinuncia, per essere efficace e portare all’estinzione del giudizio, necessita dell’accettazione delle altre parti costituite che potrebbero avere interesse alla prosecuzione del processo. In questo specifico caso, l’adesione del controricorrente ha perfezionato la procedura. Inoltre, le parti hanno avanzato una richiesta congiunta per l’integrale compensazione delle spese di lite, ovvero hanno concordato che ciascuno si facesse carico dei propri costi legali.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, non ha dovuto analizzare il merito della controversia originale sulla locazione. Il suo compito si è limitato a una verifica formale. I giudici hanno constatato che l’atto di rinuncia e la successiva adesione rispettavano tutti i requisiti previsti dagli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile. L’articolo 391, in particolare, prevede che la rinuncia accettata dalle altre parti produce l’estinzione del procedimento. Poiché l’adesione del controricorrente era presente e valida, la Corte ha proceduto a dichiarare estinto il giudizio di legittimità.

Per quanto riguarda le spese, la Corte ha sottolineato che l’accordo tra le parti per la compensazione esclude la necessità di un provvedimento sulle spese a carico del rinunciante, come previsto dall’ultimo comma dell’art. 391. La richiesta congiunta è stata quindi accolta, confermando che, in presenza di un accordo, il giudice non interviene sulla ripartizione dei costi del processo.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza dimostra come un processo, anche complesso e giunto fino all’ultimo grado di giudizio, possa concludersi non con una decisione sul torto o la ragione, ma attraverso un atto di volontà delle parti. La rinuncia al ricorso è spesso il risultato di un accordo transattivo raggiunto al di fuori delle aule di tribunale, con cui le parti trovano una soluzione bonaria alla loro controversia per evitare i costi e le incertezze di una sentenza definitiva. La possibilità per le parti di accordarsi anche sulla compensazione delle spese legali rappresenta un ulteriore incentivo a percorrere questa strada, garantendo una chiusura netta e prevedibile della lite.

Cosa succede quando una parte presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
Se la parte che ha proposto ricorso decide di rinunciarvi e la controparte accetta tale rinuncia, il processo si estingue. La Corte non decide più nel merito della questione, ma si limita a dichiarare la fine del giudizio.

Chi paga le spese legali in caso di rinuncia al ricorso?
La legge prevede che il rinunciante debba rimborsare le spese alle altre parti, salvo diverso accordo. Come evidenziato in questo caso, se le parti concordano per la compensazione delle spese (cioè ognuno paga le proprie), la Corte accoglie tale accordo e non emette una condanna al pagamento.

È necessaria l’accettazione della controparte per la validità della rinuncia?
Sì, l’articolo 391 del codice di procedura civile stabilisce che la rinuncia deve essere accettata dalle parti costituite che potrebbero avere interesse alla prosecuzione del giudizio. L’accettazione è quindi un requisito per l’estinzione del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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