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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio agrario

Un’ordinanza della Corte di Cassazione dichiara estinto un giudizio in materia agraria a seguito della rinuncia al ricorso da parte del ricorrente e dell’adesione della controparte. La controversia originale verteva su un contratto di affitto agrario e sulla tardività dell’appello, ma si è conclusa prima di una decisione nel merito grazie all’accordo tra le parti, evidenziando l’efficacia della rinuncia al ricorso come strumento di definizione del contenzioso.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso: Quando la Fine del Processo Dipende dalle Parti

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come una complessa vicenda giudiziaria possa concludersi non con una sentenza nel merito, ma attraverso un atto di volontà delle parti: la rinuncia al ricorso. Questo strumento processuale si rivela fondamentale per la deflazione del contenzioso, consentendo di porre fine a una lite in modo concordato anche nell’ultimo grado di giudizio, quello di legittimità.

I Fatti di Causa: Dalla Risoluzione del Contratto Agrario all’Appello Tardivo

La vicenda trae origine da una controversia agraria tra un figlio, titolare di un’azienda agricola, e il padre. Oggetto del contendere era un contratto di affitto agrario, stipulato oralmente, che il Tribunale di primo grado aveva dichiarato risolto per grave inadempimento del figlio nel pagamento dei canoni. Il Tribunale aveva respinto la tesi del figlio, secondo cui i canoni non pagati sarebbero stati compensati con le spese sostenute per il rifacimento dei vigneti.

Successivamente, la Corte d’Appello aveva dichiarato inammissibile il gravame proposto dal figlio. La ragione era puramente procedurale: l’atto di appello telematico era stato depositato pochi istanti dopo la mezzanotte del giorno di scadenza, risultando quindi tardivo. Secondo la Corte territoriale, applicando le regole del ‘rito lavoristico’, il termine ultimo era scaduto, rendendo l’impugnazione inefficace.

Il Ricorso in Cassazione e l’Improvvisa Svolta

Contro la decisione di inammissibilità, il figlio proponeva ricorso per cassazione, basandosi su un unico motivo: la violazione delle norme processuali relative ai termini per l’impugnazione (artt. 153, 327 e 348 c.p.c.). La questione giuridica sottoposta alla Suprema Corte era, quindi, se la Corte d’Appello avesse correttamente interpretato le norme sulla tempestività del deposito telematico.

Tuttavia, prima che la Corte potesse esaminare nel merito questa complessa questione procedurale, il giudizio ha preso una direzione inaspettata. Il ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, manifestando la volontà di non proseguire con l’impugnazione. A tale atto ha prontamente aderito anche la controparte, erede del padre nel frattempo deceduto. Le parti hanno inoltre concordato la compensazione integrale delle spese legali.

Le Motivazioni della Decisione: L’Applicazione degli Artt. 390 e 391 c.p.c.

Di fronte alla rinuncia e alla successiva adesione, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prenderne atto e agire di conseguenza. La decisione si fonda sull’applicazione diretta degli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile. Queste norme disciplinano proprio l’istituto della rinuncia.

L’articolo 390 c.p.c. stabilisce che la parte può rinunciare al ricorso principale o incidentale finché non sia cominciata la relazione all’udienza o la discussione. L’articolo 391 c.p.c. prevede che, a seguito della rinuncia, la Corte dichiari l’estinzione dell’intero processo. Inoltre, il quarto comma dello stesso articolo chiarisce che, se alla rinuncia di una parte aderisce l’altra, il giudice non deve provvedere sulle spese, poiché si presume un accordo tra le parti anche su quel punto.

La Corte, verificata la presenza dei requisiti formali richiesti dalla legge (atto di rinuncia depositato e adesione della controparte), ha quindi dichiarato estinto il giudizio di cassazione, senza entrare nel merito del motivo di ricorso.

Conclusioni: L’Importanza della Volontà delle Parti nel Processo

Questo caso dimostra come il processo civile, anche nelle sue fasi più avanzate, non sia un percorso rigido e ineluttabile verso una sentenza, ma lasci spazio alla volontà delle parti. La rinuncia al ricorso è uno strumento che permette di chiudere una lite, spesso sulla base di un accordo transattivo raggiunto al di fuori delle aule di giustizia. Per le parti, significa evitare l’incertezza, i tempi e i costi di un ulteriore grado di giudizio. Per il sistema giudiziario, rappresenta un meccanismo efficace per ridurre il carico di lavoro, in linea con i principi di economia processuale e ragionevole durata del processo.

Cosa succede se un atto di appello telematico viene depositato pochi minuti dopo la mezzanotte del giorno di scadenza?
Secondo la decisione della Corte d’Appello menzionata nel provvedimento, l’appello è considerato intempestivo (tardivo) e quindi inammissibile, poiché il deposito si perfeziona con la ricezione della ‘busta’ da parte della cancelleria.

Qual è l’effetto giuridico di una rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia al ricorso, se accettata dalla controparte, comporta l’estinzione del giudizio. La Corte di Cassazione non decide sul merito della questione, ma si limita a dichiarare chiuso il processo, come previsto dagli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile.

In caso di rinuncia al ricorso, chi paga le spese legali?
Quando alla rinuncia di una parte segue l’adesione dell’altra, come in questo caso, la Corte non provvede alla liquidazione delle spese. Si presume che le parti abbiano raggiunto un accordo autonomo in merito, che in questa vicenda consisteva nella compensazione integrale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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