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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio

Una complessa disputa immobiliare riguardante le distanze tra costruzioni, giunta fino alla Corte di Cassazione, si conclude inaspettatamente. A seguito della rinuncia al ricorso da parte della ricorrente, debitamente accettata dalla controparte, la Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, senza deliberare nel merito delle questioni sollevate e senza pronunciarsi sulle spese legali.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando il Processo si Estingue

La rinuncia al ricorso è un istituto processuale che consente di chiudere un contenzioso in modo definitivo prima che il giudice si pronunci. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare come funziona questo meccanismo e quali sono le sue conseguenze, specialmente in relazione alle spese legali. Il caso in esame, originato da una disputa sulle distanze tra edifici, si è concluso proprio con la dichiarazione di estinzione del giudizio.

I Fatti di Causa: Dalle Distanze tra Immobili alla Cassazione

La vicenda ha inizio con una causa tra due proprietari di immobili confinanti. Il primo citava in giudizio la vicina, accusandola di aver eseguito lavori di ristrutturazione in violazione delle norme sulle distanze e di aver installato senza autorizzazione tubazioni di scarico in aree condominiali.

La convenuta, costituitasi in giudizio, non solo si difendeva ma presentava una domanda riconvenzionale, sostenendo che fosse stato l’attore a violare le distanze legali, edificando un nuovo corpo di fabbrica su una terrazza preesistente.

Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente le domande dell’attore, ordinando l’arretramento di un’opera realizzata dalla vicina, e respingeva la domanda riconvenzionale. La decisione veniva confermata dalla Corte d’Appello, spingendo la proprietaria soccombente a presentare ricorso in Corte di Cassazione.

La Rinuncia al Ricorso e le Sue Conseguenze

Il ricorso per Cassazione si basava su due motivi principali: il primo contestava la violazione delle norme sulle distanze, sostenendo che i giudici non avessero considerato una normativa successiva più favorevole; il secondo lamentava un errore di valutazione delle prove testimoniali relative all’anzianità dell’opera contestata.

Tuttavia, prima che la Corte potesse esaminare nel merito tali questioni, è intervenuto un fatto decisivo: la ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso. Tale atto è stato formalmente accettato dalla controparte. Questo evento ha cambiato completamente il corso del procedimento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia e della sua accettazione, non è entrata nel merito delle complesse questioni di diritto immobiliare sollevate. Il suo compito, in questa fase, è diventato puramente procedurale.

I giudici hanno verificato che l’atto di rinuncia fosse conforme a quanto previsto dall’articolo 390 del Codice di procedura civile. Questa norma stabilisce le modalità con cui una parte può rinunciare al proprio ricorso.

Di conseguenza, applicando l’articolo 391 dello stesso codice, la Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Un aspetto fondamentale di questa decisione riguarda le spese legali: la legge prevede che, in caso di rinuncia accettata, il rinunciante debba rimborsare le spese alla controparte, salvo diverso accordo. Tuttavia, l’ordinanza in esame precisa che l’estinzione viene dichiarata “senza alcuna pronunzia sulle spese”, suggerendo che le parti abbiano raggiunto un accordo in tal senso o che la procedura specifica seguita portasse a questa conclusione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza dimostra l’importanza degli strumenti procedurali per la definizione delle liti. La rinuncia al ricorso rappresenta una via d’uscita che consente alle parti di porre fine a un lungo e costoso contenzioso, rendendo definitiva la sentenza impugnata. La decisione della Cassazione, pur non fornendo principi di diritto sul tema delle distanze, ribadisce un principio procedurale fondamentale: un atto di rinuncia valido e accettato conduce inesorabilmente all’estinzione del giudizio, chiudendo la porta a qualsiasi ulteriore discussione sul merito della controversia.

Cosa succede se una parte presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
Se la rinuncia è formalmente valida e viene accettata dalla controparte, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio, ponendo fine al processo in quella fase.

Dopo la rinuncia al ricorso, la Corte si pronuncia sul merito della questione?
No. Una volta verificata la regolarità della rinuncia e della sua accettazione, la Corte non esamina i motivi del ricorso ma si limita a dichiarare l’estinzione del procedimento.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso?
L’articolo 391 del Codice di procedura civile prevede che il rinunciante debba rimborsare le spese alle altre parti, a meno che non vi sia un accordo diverso tra di loro. Nel caso specifico, la Corte ha dichiarato l’estinzione senza pronunciarsi sulle spese, il che implica l’esistenza di un accordo tra le parti o una specifica previsione procedurale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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