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Rinuncia al ricorso: come si estingue un giudizio

Una società utilizzatrice di un bene in leasing e il suo fideiussore, dopo aver perso in primo e secondo grado contro una società di factoring, presentano ricorso in Cassazione. Tuttavia, prima della decisione, le parti concordano una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte, prendendo atto della rinuncia e della successiva accettazione, dichiara l’estinzione del giudizio di legittimità, senza pronunciarsi sulle spese, rendendo definitiva la sentenza d’appello.

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Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando il Giudizio si Estingue

Il percorso di un contenzioso legale può essere lungo e complesso, attraversando diversi gradi di giudizio. Tuttavia, non sempre si arriva a una sentenza definitiva sul merito della questione. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come una causa possa concludersi attraverso un atto processuale specifico: la rinuncia al ricorso. Questo strumento, sebbene possa sembrare una resa, è spesso il risultato di una valutazione strategica o di un accordo tra le parti, che porta all’estinzione del giudizio.

I Fatti del Caso: Dal Decreto Ingiuntivo alla Cassazione

La vicenda trae origine da un contratto di leasing. Una società finanziaria, specializzata in factoring, otteneva un decreto ingiuntivo per un importo considerevole (oltre 750.000 euro) nei confronti di una società utilizzatrice e del suo fideiussore. La somma richiesta comprendeva canoni scaduti, canoni a scadere fino al termine del contratto, interessi e spese.

La società utilizzatrice e il fideiussore si opponevano al decreto, ma la loro opposizione veniva respinta sia dal Tribunale in primo grado sia dalla Corte d’Appello. Convinti delle proprie ragioni, decidevano di tentare l’ultima via, presentando un ricorso per cassazione basato su due motivi principali:

1. Violazione di legge: Sostenevano una errata applicazione di numerose norme del codice civile relative ai contratti e alle obbligazioni.
2. Errore procedurale (error in procedendo): Lamentavano una presunta mancata corrispondenza tra quanto richiesto e quanto deciso dai giudici dei gradi precedenti, o una motivazione solo apparente.

La Svolta Processuale: La Rinuncia al Ricorso

Quando tutto sembrava pronto per la discussione finale davanti alla Suprema Corte, è avvenuto il colpo di scena. L’avvocato dei ricorrenti ha depositato un atto di formale rinuncia al ricorso. Pochi giorni dopo, la società di factoring, in qualità di controricorrente, ha depositato un atto di accettazione di tale rinuncia.

Questo scambio di atti processuali ha cambiato radicalmente il destino del giudizio. La controversia, che verteva su complesse questioni legali relative al contratto di leasing, non è stata decisa nel merito dalla Cassazione. La Corte non ha esaminato se i motivi del ricorso fossero fondati o meno, ma si è limitata a prendere atto della volontà delle parti di porre fine alla lite in quella sede.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni dell’ordinanza sono estremamente concise e di natura puramente procedurale. La Corte ha constatato l’avvenuta rinuncia al ricorso da parte dei ricorrenti e la successiva accettazione da parte della società controricorrente.

Sulla base di questi due atti, ha applicato la norma di riferimento, l’articolo 391, quarto comma, del codice di procedura civile. Tale articolo prevede che, in caso di rinuncia, il giudice dichiari l’estinzione dell’intero giudizio. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato estinto il giudizio di cassazione, senza entrare nel merito delle questioni sollevate.

Un aspetto rilevante, specificato dalla Corte, riguarda le spese legali. La stessa norma citata (art. 391 c.p.c.) stabilisce che in caso di estinzione per rinuncia non si debba provvedere alla pronuncia sulle spese del giudizio di cassazione. Questo significa che, salvo diversi accordi tra le parti, ciascuna sostiene le proprie spese legali per questa fase del processo.

Le Conclusioni: Effetti Pratici dell’Estinzione

La decisione della Corte di Cassazione di dichiarare l’estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso ha conseguenze molto importanti. La principale è che la sentenza impugnata, ovvero quella della Corte d’Appello, diventa definitiva e inappellabile. Tutto ciò che era stato deciso in secondo grado acquista quindi l’autorità di ‘cosa giudicata’.

In pratica, la società utilizzatrice e il suo fideiussore sono definitivamente tenuti a pagare quanto stabilito dalla Corte d’Appello. La rinuncia ha, di fatto, cristallizzato l’esito del grado precedente, precludendo ogni ulteriore discussione sulla questione. Questo caso dimostra come la gestione di un processo includa anche valutazioni strategiche che possono portare a concludere una lite prima di una sentenza, attraverso strumenti come la rinuncia, spesso legata a un accordo transattivo tra le parti.

Cosa comporta la rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia al ricorso, se accettata dalla controparte, comporta l’estinzione del giudizio di cassazione. La Corte non decide nel merito della questione ma si limita a dichiarare chiuso il processo.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese legali?
Secondo l’ordinanza, che applica l’art. 391, 4° comma, c.p.c., la Corte non emette una pronuncia sulle spese del giudizio di cassazione. Salvo diversi accordi tra le parti, ognuna sostiene i propri costi per questa fase.

Quale effetto produce l’estinzione del giudizio sulla sentenza precedente?
L’estinzione del giudizio di cassazione rende definitiva e non più impugnabile la sentenza del grado precedente (in questo caso, quella della Corte d’Appello). La decisione appellata diventa quindi pienamente esecutiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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