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Rinuncia al ricorso: come si estingue il processo

Una società energetica, dopo aver presentato ricorso per cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello, ha formalmente rinunciato all’impugnazione prima dell’udienza. La Corte di Cassazione, accertata la regolarità della rinuncia al ricorso, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La Corte ha inoltre chiarito che, data la mancata difesa della controparte, non vi era luogo a provvedere sulle spese e che non sussistevano i presupposti per il pagamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Analisi di un Caso di Estinzione del Processo

La rinuncia al ricorso è un istituto processuale che consente a una parte di abbandonare l’impugnazione presentata, ponendo fine al contenzioso. Questa scelta strategica ha conseguenze precise, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso in esame riguarda una società operante nel settore energetico che, dopo aver impugnato una sentenza della Corte d’Appello, ha deciso di ritirare il proprio ricorso, portando alla declaratoria di estinzione del giudizio. Analizziamo i dettagli della vicenda e le implicazioni giuridiche della decisione.

I Fatti di Causa

Una società holding nel settore energetico aveva proposto ricorso per cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano. La controversia originaria verteva sulla ripetizione di un’addizionale sull’accisa relativa all’energia elettrica. La controparte, un’altra società per azioni, era stata regolarmente notificata del ricorso ma non aveva svolto attività difensiva, rimanendo ‘intimata’.

Prima della data fissata per la camera di consiglio, la società ricorrente ha depositato un atto formale di rinuncia al ricorso, sottoscritto dal suo procuratore speciale. Questo atto ha cambiato radicalmente il corso del procedimento.

La Decisione della Corte sulla Rinuncia al Ricorso

La Corte di Cassazione, ricevuta la comunicazione di rinuncia, non è entrata nel merito della questione tributaria. Il suo compito si è limitato a verificare la correttezza formale dell’atto di rinuncia e a trarne le dovute conseguenze procedurali. L’ordinanza ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione, ponendo fine alla lite.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su tre pilastri procedurali chiari:

1. Validità della Rinuncia: I giudici hanno accertato che l’atto di rinuncia era ‘rituale’, ovvero conforme ai requisiti previsti dall’articolo 390 del codice di procedura civile. Essendo la rinuncia valida, l’esame dei motivi di ricorso è diventato superfluo e il processo non poteva più proseguire.

2. Regolamentazione delle Spese Processuali: La Corte ha stabilito che non vi era luogo a provvedere sulle spese legali. Questa decisione deriva dal fatto che la parte intimata non si era costituita in giudizio e non aveva svolto alcuna attività difensiva. Non avendo sostenuto costi, non aveva diritto ad alcun rimborso.

3. Esclusione del ‘Doppio Contributo’: Un punto fondamentale chiarito dall’ordinanza riguarda il contributo unificato. L’articolo 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002 prevede che, in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, la parte ricorrente sia tenuta a versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato. La Corte ha specificato che questa norma non si applica quando il giudizio si estingue per rinuncia. L’estinzione è una fattispecie diversa dal rigetto o dall’inammissibilità, e pertanto non fa scattare l’obbligo del pagamento aggiuntivo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che la rinuncia al ricorso è uno strumento efficace per chiudere un contenzioso, evitando i rischi e i costi di una decisione sul merito. In secondo luogo, chiarisce in modo netto il trattamento delle spese e del contributo unificato in questi casi. La decisione di non condannare alle spese una parte che non si è difesa è conforme ai principi generali, mentre la precisazione sull’inapplicabilità del ‘doppio contributo’ rappresenta un vantaggio economico non trascurabile per chi decide di rinunciare, rendendo questa opzione proceduralmente ed economicamente vantaggiosa in determinate circostanze.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione, verificata la regolarità formale dell’atto, dichiara l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo si conclude senza una decisione sul merito della questione.

In caso di rinuncia al ricorso, la parte ricorrente deve pagare le spese legali alla controparte?
Non necessariamente. Nel caso specifico, la Corte non ha disposto nulla sulle spese perché la controparte (intimata) non aveva svolto alcuna attività difensiva e, di conseguenza, non aveva sostenuto costi legali da rimborsare.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, ma non quando il giudizio si estingue per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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