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Rimessione in termini: guasto tecnico non basta

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso depositato tardivamente. La richiesta di rimessione in termini, motivata da un guasto al dispositivo di firma digitale, è stata respinta. La Corte ha chiarito che un problema tecnico interno all’organizzazione del difensore non costituisce una ‘causa non imputabile’ assoluta, poiché la parte non ha dimostrato l’impossibilità di adottare soluzioni alternative per rispettare la scadenza.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rimessione in Termini: Il Guasto Tecnico Non Giustifica il Ritardo

L’istituto della rimessione in termini rappresenta un’ancora di salvezza nel processo civile, ma le sue maglie sono molto strette. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sulla diligenza richiesta ai professionisti e chiarisce quando un imprevisto tecnico può, o meglio non può, giustificare il mancato rispetto di una scadenza perentoria. Il caso analizzato riguarda il deposito tardivo di un ricorso per cassazione, causato, a dire della parte ricorrente, da un malfunzionamento del dispositivo di firma digitale.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore della sicurezza veniva condannata dalla Corte d’Appello a versare a un ex dipendente un’indennità sostitutiva di mensa. Decisa a contestare la sentenza, la società proponeva ricorso per cassazione. Tuttavia, il deposito telematico dell’atto avveniva quattro giorni dopo la scadenza del termine perentorio di venti giorni dalla notifica.

Per giustificare il ritardo, la società presentava un’istanza di rimessione in termini. La causa addotta era un guasto tecnico al dispositivo di firma digitale del difensore, che avrebbe impedito il completamento del deposito avviato prima della scadenza. La società sosteneva che tale evento costituisse una causa non imputabile, tale da legittimare la concessione di un nuovo termine.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto la richiesta e ha dichiarato il ricorso improcedibile per tardività. I giudici hanno sottolineato che la rimessione in termini è un rimedio eccezionale, applicabile solo quando la decadenza dal termine è stata determinata da una causa che presenti i caratteri dell’assolutezza e non sia in alcun modo riconducibile alla sfera di controllo della parte o del suo difensore.

Nel caso specifico, il guasto del dispositivo di firma digitale è stato considerato un inconveniente rientrante nel rischio organizzativo dello studio professionale. Non è stato ritenuto un fattore esterno, imprevedibile e insormontabile, tale da configurare quella “causa non imputabile” richiesta dalla legge.

Analisi della Rimessione in Termini e Causa non Imputabile

La decisione si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza. Per ottenere la rimessione in termini, non è sufficiente dimostrare una mera difficoltà, ma è necessario provare una vera e propria impossibilità oggettiva ad agire.

Il Guasto Tecnico come Rischio Organizzativo

La Corte ha specificato che un malfunzionamento tecnico, per quanto improvviso, è un evento che fa parte della gestione ordinaria di un’attività professionale digitalizzata. Il difensore ha l’onere di adottare tutte le misure preventive necessarie per evitare che tali incidenti possano compromettere il rispetto delle scadenze processuali. Questo include, ad esempio, la disponibilità di dispositivi di riserva o la pianificazione dei depositi con un congruo anticipo rispetto alla scadenza.

L’Onere della Prova

Un punto cruciale della decisione riguarda l’onere della prova. La parte che chiede la rimessione in termini deve dimostrare non solo l’accadimento dell’evento impeditivo, ma anche di aver fatto tutto il possibile per superarlo e di non aver avuto a disposizione rimedi alternativi o sostitutivi. Nel caso di specie, la società ricorrente non ha fornito tale prova, non dimostrando perché non fosse stato possibile, ad esempio, utilizzare il dispositivo di un collega o ricorrere a soluzioni alternative per garantire il deposito tempestivo.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si basa sull’articolo 153, secondo comma, del codice di procedura civile. La giurisprudenza citata nell’ordinanza è costante nel richiedere che la causa non imputabile sia un fattore estraneo alla volontà della parte, con caratteri di assolutezza. Un problema tecnico interno all’ambito organizzativo del difensore, come il guasto di un computer o di una firma digitale, è considerato una causa riconducibile alla parte stessa. È un evento che, sebbene non direttamente voluto, rientra nella sua sfera di responsabilità e controllo. Pertanto, la tardività dell’impugnazione è stata ritenuta imputabile alla ricorrente, poiché non è stata fornita la prova di un’impossibilità assoluta e della vana ricerca di soluzioni alternative.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per tutti gli operatori del diritto: la diligenza professionale nell’era digitale include anche la capacità di prevenire e gestire i rischi tecnologici. Il mancato rispetto di un termine perentorio a causa di un guasto tecnico non sarà scusato se non si dimostra in modo rigoroso di aver esaurito ogni possibile alternativa per adempiere tempestivamente. La decisione serve da monito sulla necessità di non effettuare adempimenti processuali a ridosso delle scadenze e di dotarsi di piani di emergenza per fronteggiare gli imprevisti tecnologici, che non possono più essere considerati eventi eccezionali.

Un guasto tecnico al dispositivo di firma digitale giustifica la rimissione in termini per un deposito tardivo?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un guasto tecnico, essendo un evento interno all’organizzazione della parte e del suo difensore, non costituisce di per sé una ‘causa non imputabile’ con carattere di assolutezza, a meno che non si dimostri l’impossibilità oggettiva di ricorrere a rimedi alternativi.

Cosa deve dimostrare una parte per ottenere la rimessione in termini?
La parte deve dimostrare che il mancato rispetto del termine è stato causato da un fattore estraneo alla sua volontà, che presenti i caratteri dell’assolutezza e dell’inevitabilità. Non è sufficiente una mera difficoltà, ma occorre provare un’impossibilità oggettiva e di non aver potuto prevenire la decadenza utilizzando rimedi alternativi o sostitutivi.

Qual è stata la conseguenza del deposito tardivo del ricorso in questo caso?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso improcedibile. Ciò significa che i giudici non hanno esaminato il merito delle questioni sollevate, ma si sono fermati alla verifica del mancato rispetto del termine per il deposito, condannando la società ricorrente anche al pagamento delle spese legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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