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Rimesse solutorie: il calcolo si fa sul saldo epurato

Un’impresa ha contestato gli addebiti di un istituto di credito sul proprio conto corrente. Il nodo centrale della controversia riguardava il calcolo della prescrizione per la restituzione delle somme, legato all’individuazione delle rimesse solutorie. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito un principio fondamentale: per verificare se un versamento ha natura solutoria, non si deve guardare al saldo presentato dalla banca (‘saldo banca’), ma al saldo ricalcolato dopo aver eliminato tutti gli addebiti illegittimi (‘saldo rettificato’). Questa decisione favorisce il correntista, poiché permette di accertare la reale natura dei versamenti solo dopo aver depurato il conto da ogni illegittimità, ridefinendo i termini per la prescrizione dell’azione di recupero crediti.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rimesse solutorie: il calcolo si fa sul saldo epurato, non su quello della banca

La Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale del contenzioso bancario: l’individuazione delle rimesse solutorie ai fini del calcolo della prescrizione. Con una recente ordinanza, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale a tutela del correntista: per stabilire se un versamento è un pagamento di un debito, si deve guardare al saldo del conto depurato da ogni addebito illegittimo, e non a quello meramente contabile presentato dalla banca. Approfondiamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Lunga Battaglia sul Saldo del Conto Corrente

Una società citava in giudizio il proprio istituto di credito chiedendo la restituzione di somme indebitamente addebitate sul conto corrente nel corso degli anni. Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, ricalcolando l’intero rapporto e condannando la banca a un cospicuo risarcimento.

La banca, tuttavia, proponeva appello, sollevando, tra le altre questioni, l’eccezione di prescrizione dell’azione di ripetizione. La Corte d’Appello accoglieva parzialmente il gravame, ritenendo che per individuare le rimesse solutorie (gli unici versamenti da cui far decorrere la prescrizione decennale) si dovesse fare riferimento al cosiddetto “saldo banca”, ovvero il saldo risultante dalla contabilità dell’istituto di credito, senza depurarlo preventivamente dalle poste illegittime. Questa metodologia riduceva drasticamente l’importo dovuto al correntista.

Contro questa decisione, l’impresa proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nell’applicare le norme sulla prescrizione, utilizzando un saldo non veritiero per qualificare la natura dei versamenti.

La Decisione della Corte di Cassazione e il calcolo delle rimesse solutorie

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del correntista, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo giudice. Il principio di diritto affermato è netto e in linea con l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità.

Saldo Banca vs. Saldo Rettificato: Il Cuore della Questione

Il punto centrale della controversia è stabilire quale saldo usare per distinguere le rimesse con funzione “solutoria” da quelle con funzione “ripristinatoria”. Solo le prime, infatti, costituiscono un pagamento vero e proprio e, se indebite, il diritto alla loro restituzione si prescrive in dieci anni dal versamento. Le seconde, invece, ripristinano semplicemente la provvista entro i limiti del fido e non sono considerate pagamenti.

La Corte d’Appello aveva scelto il “saldo banca”, considerando “solutorio” ogni versamento fatto quando il conto risultava scoperto secondo i calcoli della banca stessa. La Cassazione ha bocciato questo approccio, definendolo errato.

Le Motivazioni: Perché si Utilizza il Saldo Rettificato

I giudici di legittimità hanno spiegato che l’individuazione delle rimesse solutorie non può basarsi su una “fictio iuris” come il saldo contabile offerto dalla banca, che potrebbe essere viziato da addebiti illegittimi. L’operazione corretta è un’altra: bisogna prima “ripulire” l’intero estratto conto, eliminando tutti gli addebiti non dovuti (interessi anatocistici, commissioni di massimo scoperto illegittime, tassi ultralegali non pattuiti, etc.).

Solo dopo aver ricostruito il rapporto di dare/avere reale ed effettivo (“saldo rettificato”) è possibile valutare, ex post, la natura di ogni singolo versamento. Un versamento potrà essere qualificato come solutorio solo se è stato effettuato quando il conto era effettivamente in debito, cioè dopo la depurazione contabile. In caso contrario, anche se il “saldo banca” era negativo, il versamento avrà natura meramente ripristinatoria della provvista.

Questo metodo, secondo la Corte, è l’unico che garantisce la netta separazione tra l’azione di accertamento della nullità delle clausole (che è imprescrittibile) e l’azione di ripetizione delle somme (soggetta a prescrizione). Usare il saldo della banca significherebbe, di fatto, vanificare l’imprescrittibilità dell’azione di nullità, consolidando gli effetti di addebiti illegittimi attraverso il meccanismo della prescrizione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Correntisti

La decisione riafferma un principio di equità e correttezza a favore dei clienti delle banche. Le implicazioni pratiche sono notevoli:

1. Maggiore Tutela: I correntisti che agiscono contro le banche per addebiti illegittimi vedono rafforzata la loro posizione. La prescrizione non potrà essere calcolata su dati contabili potenzialmente falsati.
2. Onere della Prova: L’analisi del rapporto di conto corrente deve essere integrale. Prima di discutere di prescrizione, è necessario un accertamento completo sulla legittimità di ogni singola posta addebitata dall’inizio del rapporto.
3. Centralità della CTU: La Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) contabile assume un ruolo ancora più decisivo, dovendo procedere a una ricostruzione del saldo depurato da ogni illegittimità come operazione preliminare a qualsiasi valutazione sulla prescrizione.

Per identificare le rimesse solutorie ai fini della prescrizione, quale saldo si deve utilizzare?
Si deve utilizzare il cosiddetto ‘saldo rettificato’, ovvero il saldo del conto corrente che si ottiene dopo aver eliminato tutti gli addebiti illegittimamente effettuati dall’istituto di credito nel corso del rapporto.

Perché la Corte di Cassazione ritiene errato utilizzare il ‘saldo banca’?
Perché il ‘saldo banca’ è un dato puramente contabile che potrebbe includere oneri e competenze illegittime. Utilizzarlo significherebbe basare il calcolo della prescrizione su un dato non veritiero, vanificando di fatto l’azione di accertamento della nullità di tali addebiti, che per legge non è soggetta a prescrizione.

Qual è la conseguenza pratica di questa decisione per le azioni di ripetizione contro le banche?
La conseguenza è che, prima di poter stabilire se e quali versamenti sono prescritti, è necessario ricalcolare l’intero andamento del conto corrente dall’inizio, depurandolo da tutte le voci illegittime. Solo dopo questa operazione preliminare si potrà verificare la reale natura (solutoria o ripristinatoria) dei versamenti e calcolare correttamente la prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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