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Rimedio preventivo Legge Pinto: obbligo e validità

Una cittadina ha richiesto un indennizzo per l’eccessiva durata di un processo davanti al Giudice di Pace. La Corte di Cassazione ha respinto la domanda, confermando che il mancato utilizzo del rimedio preventivo Legge Pinto, ovvero la formale istanza di decisione orale, rende la richiesta di indennizzo inammissibile. La Corte ha ribadito la piena validità e l’importanza di questi strumenti per accelerare la giustizia.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rimedio Preventivo Legge Pinto: Obbligatorio anche per il Giudice di Pace

La richiesta di un equo indennizzo per l’eccessiva durata di un processo, disciplinata dalla famosa ‘Legge Pinto’, è subordinata all’utilizzo di specifici strumenti per accelerare il giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che l’obbligo di attivare il rimedio preventivo Legge Pinto sussiste anche nei procedimenti davanti al Giudice di Pace. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una cittadina, dopo aver affrontato un processo civile dinanzi al Giudice di Pace di Napoli durato quasi cinque anni (ben oltre il limite di tre anni considerato ragionevole per il primo grado), ha avviato un’azione per ottenere un equo indennizzo per il danno subito. La sua richiesta, tuttavia, è stata dichiarata inammissibile dalla Corte di Appello.

Il motivo della reiezione era il mancato esperimento del cosiddetto ‘rimedio preventivo’, in particolare la mancata proposizione dell’istanza di decisione della causa a seguito di trattazione orale, come previsto dall’art. 281-sexies del codice di procedura civile. La cittadina ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che tale rimedio non fosse applicabile ai giudizi davanti al Giudice di Pace.

La Questione del Rimedio Preventivo Legge Pinto nei Giudizi di Pace

La tesi della ricorrente si basava su un’argomentazione precisa: il procedimento davanti al Giudice di Pace, secondo la normativa applicabile all’epoca dei fatti (art. 321 c.p.c.), prevedeva già la discussione orale come modalità ordinaria per la decisione. Pertanto, richiedere formalmente ciò che era già la regola sarebbe stato un atto superfluo e non un vero e proprio strumento per accelerare i tempi. A suo avviso, l’obbligo di presentare tale istanza costituiva un ostacolo ingiustificato all’accesso alla giustizia e in contrasto con i principi europei e costituzionali.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte di Appello. Gli Ermellini hanno stabilito, in linea con la loro giurisprudenza più recente, che l’onere di esperire il rimedio preventivo vige anche per i processi celebrati davanti al Giudice di Pace. L’istanza di decisione a seguito di trattazione orale non è un mero formalismo, ma un ‘passaggio necessario’ per poter, in un secondo momento, richiedere l’indennizzo.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito due punti fondamentali.

In primo luogo, anche se il rito del Giudice di Pace prevede la discussione orale, la presentazione di una specifica istanza ex art. 281-sexies c.p.c. assume una funzione acceleratoria e di collaborazione. Serve a manifestare formalmente al giudice l’interesse della parte a una rapida definizione del giudizio, sollecitandolo ad agire. Si tratta di un comportamento collaborativo che la legge richiede alla parte per prevenire il superamento dei termini di durata ragionevole.

In secondo luogo, la Corte ha respinto l’argomentazione secondo cui tali rimedi sarebbero inefficaci o contrari al diritto europeo. Citando la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (in particolare la celebre sentenza Scordino contro Italia) e della Corte Costituzionale, ha ribadito che i rimedi preventivi sono non solo legittimi, ma addirittura ‘preferibili’ a quelli meramente risarcitori. Essi consentono di risolvere il problema alla radice, accelerando il processo ed evitando il protrarsi della violazione, rappresentando una soluzione più efficace rispetto al solo indennizzo postumo.

Conclusioni

La pronuncia in esame consolida un principio cruciale per chiunque intenda avvalersi della Legge Pinto: la parte che lamenta la lentezza della giustizia ha un ruolo attivo da svolgere. Non può rimanere inerte, ma deve utilizzare gli strumenti che l’ordinamento le mette a disposizione per tentare di accelerare il processo. L’omissione di questo ‘onere di collaborazione’, come il mancato utilizzo del rimedio preventivo Legge Pinto, preclude la possibilità di ottenere un indennizzo. Questa decisione sottolinea come il diritto a un processo di ragionevole durata sia un valore da tutelare attraverso la sinergia tra le parti e il giudice.

Per ottenere un indennizzo per la lentezza di un processo davanti al Giudice di Pace, è obbligatorio usare un rimedio preventivo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che anche nei procedimenti davanti al Giudice di Pace è necessario esperire il rimedio preventivo dell’istanza di decisione a seguito di trattazione orale. La sua omissione rende la domanda di indennizzo inammissibile.

Perché è necessaria una formale istanza di decisione orale se questa è già la procedura standard davanti al Giudice di Pace?
Secondo la Corte, l’istanza formale non è superflua. Essa serve a manifestare esplicitamente al giudice l’interesse della parte a una celere definizione della causa, svolgendo una funzione di stimolo e di collaborazione processuale per prevenire ritardi.

I rimedi preventivi sono considerati un ostacolo ingiusto all’ottenimento dell’indennizzo?
No. Sia la giurisprudenza nazionale che quella europea ritengono i rimedi preventivi non solo legittimi, ma addirittura preferibili a quelli solo risarcitori. Essi offrono una soluzione più efficace perché mirano ad accelerare il processo e a risolvere il problema del ritardo alla fonte, anziché limitarsi a compensare il danno a posteriori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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