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Rimedi preventivi: quando la richiesta è inammissibile

La Corte di Appello di Salerno ha confermato l’inammissibilità di una domanda di equa riparazione per l’eccessiva durata di un processo. La decisione si fonda sulla mancata attivazione, da parte del ricorrente, dei specifici rimedi preventivi previsti dalla legge per accelerare il giudizio. Secondo la Corte, una generica richiesta di fissazione delle udienze non è sufficiente a soddisfare l’onere imposto dalla normativa, che elenca tassativamente gli strumenti processuali da utilizzare, pena la perdita del diritto all’indennizzo.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rimedi Preventivi: Se non li usi, niente indennizzo per il processo lungo

Ottenere giustizia in tempi ragionevoli è un diritto fondamentale. Tuttavia, quando un processo si protrae eccessivamente, la legge prevede un indennizzo, noto come equa riparazione. Un recente decreto della Corte di Appello di Salerno ci ricorda però una condizione cruciale: per avere diritto a questo indennizzo, è necessario aver prima utilizzato i cosiddetti rimedi preventivi. L’analisi di questo provvedimento chiarisce che non basta una generica lamentela, ma occorre attivare specifici strumenti processuali previsti dal legislatore.

Il Caso: Dalla Richiesta di Indennizzo all’Opposizione

I fatti iniziano con un cittadino che, dopo aver affrontato un processo civile durato irragionevolmente a lungo (dal 2014 al 2024), chiede alla Corte di Appello di Salerno un indennizzo ai sensi della Legge n. 89/2001 (Legge Pinto). La sua richiesta viene però dichiarata inammissibile.

Il motivo? Secondo il primo giudice, il ricorrente non aveva attivato, durante il processo presupposto, nessuno dei rimedi preventivi introdotti dalla Legge di Stabilità 2016. Questi strumenti sono stati pensati per spingere le parti a collaborare con il giudice per accelerare il procedimento, pena la perdita del diritto all’indennizzo.

Il cittadino propone opposizione, sostenendo di aver in realtà agito per accelerare i tempi. Nello specifico, afferma di aver depositato un’istanza (e successivi solleciti) ben sei mesi prima della scadenza del termine di ragionevole durata, chiedendo lo scioglimento di una riserva, la fissazione di un calendario delle udienze e la decisione della causa. A suo avviso, tale comportamento diligente dovrebbe essere considerato un rimedio preventivo efficace.

La Decisione della Corte sui Rimedi Preventivi

La Corte di Appello di Salerno, con il decreto in esame, rigetta l’opposizione e conferma la decisione di inammissibilità. La Corte spiega in modo dettagliato perché l’istanza presentata dal ricorrente non può essere considerata uno dei rimedi preventivi validi ai sensi di legge.

La Tassatività degli Strumenti Previsti

Il punto centrale della decisione è la natura tassativa dei rimedi preventivi. La legge non lascia spazio a interpretazioni estensive o a rimedi “equivalenti”. Per i processi civili, gli strumenti ammessi sono specifici:

1. L’introduzione del giudizio con il rito sommario di cognizione.
2. La richiesta di passaggio dal rito ordinario a quello sommario.
3. L’istanza di decisione della causa a seguito di trattazione orale ai sensi dell’art. 281-sexies c.p.c.

Il ricorrente non aveva utilizzato nessuno di questi strumenti. La sua richiesta di fissare un calendario, sebbene mossa dall’intento di accelerare il processo, non rientra nell’elenco previsto dalla normativa. La Corte sottolinea che la decadenza dal diritto all’indennizzo non è evitabile con atti diversi da quelli tassativamente indicati.

L’Onere della Parte: Un Comportamento Collaborativo

La Corte ribadisce che la legge impone alla parte un onere di diligenza e un comportamento collaborativo con il giudice. Attivare i rimedi preventivi non è una mera formalità, ma una manifestazione concreta della volontà di contribuire a una rapida definizione della lite. È un modo per dire al giudice: “Sono pronto a passare a un modello decisorio più concentrato e veloce”. Questa manifestazione di disponibilità non c’è stata nel caso di specie.

Le Motivazioni

La Corte di Appello fonda la sua decisione su un solido impianto normativo e giurisprudenziale. Richiama diverse sentenze della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale che hanno confermato la legittimità di questo sistema. L’onere di utilizzare i rimedi preventivi non è considerato una penalizzazione irragionevole, ma una scelta precisa del legislatore per contrastare l’eccessiva durata dei processi. È un bilanciamento tra il diritto di difesa e il valore del giusto processo, che include anche la sua ragionevole durata. La normativa, in sostanza, chiede alla parte di essere proattiva. Se il processo è a rischio di diventare troppo lungo, la parte deve attivare gli strumenti specifici che la legge mette a disposizione per accelerarlo. Solo se, nonostante questo sforzo, il processo continua a rallentare, allora sorge il diritto a chiedere un indennizzo.

Le Conclusioni

La decisione in commento offre un’importante lezione pratica: per tutelare il proprio diritto all’equa riparazione, non è sufficiente un generico attivismo processuale. È indispensabile conoscere e utilizzare gli specifici rimedi preventivi che la legge elenca. La mancata o errata attivazione di questi strumenti comporta una conseguenza drastica: l’inammissibilità della domanda di indennizzo. Pertanto, sia i cittadini che i loro difensori devono prestare la massima attenzione a questi oneri procedurali, attivandosi nei modi e nei tempi corretti (almeno sei mesi prima della scadenza del termine di ragionevole durata) per non vedersi preclusa la possibilità di ottenere un ristoro per i danni subiti a causa della lentezza della giustizia.

Per chiedere un indennizzo per la durata irragionevole di un processo, è sufficiente sollecitare genericamente il giudice a decidere la causa?
No, non è sufficiente. Il decreto stabilisce che la legge richiede l’utilizzo di rimedi specifici e tassativamente elencati, come la richiesta di passaggio al rito sommario o l’istanza di decisione orale. Una generica istanza per la fissazione di udienze non è considerata un rimedio preventivo valido.

Quali sono considerati “rimedi preventivi” efficaci in un processo civile secondo la legge?
La legge (art. 1-ter della L. 89/2001) individua come rimedi preventivi nei processi civili l’introduzione del giudizio nelle forme del procedimento sommario, la richiesta di passaggio dal rito ordinario a quello sommario, o l’istanza di decisione a seguito di trattazione orale (art. 281-sexies c.p.c.).

Cosa succede se non si utilizzano i rimedi preventivi nei tempi e modi previsti dalla legge?
La conseguenza è la dichiarazione di inammissibilità della domanda di equa riparazione. L’aver esperito correttamente e tempestivamente i rimedi preventivi è un presupposto necessario per poter chiedere l’indennizzo per l’eccessiva durata del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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