LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rimedi preventivi: obbligatori per l’equa riparazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8574/2025, ha rigettato il ricorso per equa riparazione di una cittadina a causa della durata eccessiva di un processo di separazione. La Corte ha stabilito che l’omesso utilizzo dei rimedi preventivi, come l’istanza di trattazione orale, rende inammissibile la domanda di indennizzo. È stato chiarito che la parte ha l’onere di manifestare un comportamento collaborativo con il giudice, richiedendo l’accelerazione del processo, a prescindere dalla valutazione soggettiva sulla potenziale inefficacia di tali strumenti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rimedi Preventivi: Un Obbligo per l’Equa Riparazione, Anche Se Sembravano Inutili

L’eccessiva durata dei processi è una delle problematiche più sentite nel sistema giustizia italiano. Per farvi fronte, la legge prevede la possibilità di ottenere un’equa riparazione per il tempo perso. Tuttavia, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ribadisce un principio fondamentale: per avere diritto a un indennizzo, è necessario aver prima utilizzato tutti i rimedi preventivi a disposizione per accelerare il giudizio. Vediamo nel dettaglio il caso e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Una cittadina aveva avviato una causa di separazione coniugale presso il Tribunale. Il processo si era protratto per un tempo considerato irragionevole, concludendosi solo dopo diversi anni. Ritenendo di aver subito un danno a causa di tale ritardo, la signora ha successivamente richiesto un’equa riparazione ai sensi della Legge Pinto.

La sua richiesta, però, è stata respinta dalla Corte d’Appello. Il motivo? Non aver attivato i cosiddetti rimedi preventivi, in particolare non aver presentato un’istanza per la decisione della causa a seguito di trattazione orale, come previsto dal codice di procedura civile. La ricorrente si è difesa sostenendo che tale rimedio sarebbe stato comunque inefficace, dato che il processo era bloccato in una lunga e complessa fase istruttoria per l’ascolto dei testimoni. A suo avviso, presentare l’istanza sarebbe stato un mero adempimento formale e inutile. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La questione giuridica e l’importanza dei rimedi preventivi

Il cuore della controversia ruota attorno all’interpretazione dell’art. 1-ter della legge n. 89/2001. La norma subordina il diritto all’equa riparazione all’aver esperito i rimedi preventivi previsti per il tipo di processo in corso. La domanda centrale è: questo obbligo sussiste anche quando la parte ritiene, a priori, che tali strumenti non porteranno a un’effettiva accelerazione del giudizio?

La ricorrente sosteneva che imporre un adempimento percepito come inutile, sanzionandolo con l’inammissibilità della domanda di indennizzo, fosse una misura sproporzionata. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha fornito una lettura differente, allineandosi con precedenti pronunce della Corte Costituzionale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, fornendo chiarimenti cruciali sulla funzione dei rimedi preventivi. I giudici hanno spiegato che la legge non richiede alla parte di garantire il risultato (l’accelerazione del processo), ma di tenere un “comportamento collaborativo” con il giudicante.

L’istanza di trattazione orale non è un semplice formalismo. È l’atto con cui la parte manifesta concretamente al giudice la propria volontà di arrivare a una rapida definizione della causa. Questo “sollecito” serve a rendere il giudice consapevole dell’esigenza di celerità e a consentirgli di effettuare “le consequenziali valutazioni”.

Secondo la Corte, spetta esclusivamente al giudice, e non alla parte, valutare se, nonostante la fase istruttoria in corso, sia possibile adottare misure per accelerare i tempi. La circostanza che fosse già fissata un’udienza per l’ascolto di testimoni non esonerava la parte dal suo onere. Anzi, proprio manifestando il suo interesse, avrebbe potuto spingere il giudice a riconsiderare il calendario delle udienze o ad adottare altri provvedimenti per snellire la procedura.

In sostanza, la valutazione sull’utilità del rimedio è discrezionale e riservata al magistrato. Alla parte è richiesto un comportamento attivo e propositivo, che costituisce il presupposto indispensabile per poter, in un secondo momento, lamentare la lentezza della giustizia.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza pratica per chiunque sia coinvolto in un procedimento giudiziario. Per poter validamente richiedere un’equa riparazione per l’eccessiva durata di un processo, non è sufficiente subire passivamente i ritardi. È necessario dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitarli, utilizzando gli strumenti che l’ordinamento mette a disposizione.

La lezione è chiara: l’onere di attivare i rimedi preventivi è un requisito sostanziale e non formale. Anche quando l’esito appare incerto o l’utilità discutibile, la parte ha il dovere di presentare le relative istanze. Omettere questo passaggio significa precludersi la possibilità di ottenere un indennizzo, poiché il sistema presuppone una collaborazione attiva tra le parti e il giudice per la realizzazione del principio del giusto processo e della sua ragionevole durata.

È necessario utilizzare i rimedi preventivi per ottenere un’equa riparazione anche se si ritiene che siano inefficaci?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la legge richiede un “comportamento collaborativo” da parte dell’interessato. La presentazione dell’istanza per accelerare il processo è un onere obbligatorio, a prescindere da una valutazione personale sulla sua potenziale efficacia, la cui valutazione spetta unicamente al giudice.

Qual è lo scopo principale dei rimedi preventivi secondo la Corte?
Lo scopo non è solo quello di ottenere un’effettiva accelerazione, ma di manifestare formalmente al giudice la volontà di una rapida definizione della causa. Questo atto di sollecito consente al giudice di essere informato dell’urgenza e di adottare le valutazioni necessarie per la gestione del processo.

La presenza di una fase istruttoria complessa giustifica il mancato utilizzo dei rimedi preventivi?
No. Secondo la sentenza, anche se il processo si trova in una fase istruttoria che richiede tempo (come l’audizione di testimoni), la parte ha comunque il dovere di presentare l’istanza acceleratoria. Sarà poi il giudice a decidere se e come sia possibile riorganizzare il processo per renderlo più celere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati