LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rimedi preventivi: inammissibile il ricorso Pinto

La Corte d’Appello di Napoli ha dichiarato inammissibile una domanda di equa riparazione per irragionevole durata del processo (Legge Pinto). La decisione si fonda sulla mancata attivazione, da parte del ricorrente, dei rimedi preventivi obbligatori, specificamente l’istanza di decisione nel giudizio presupposto svoltosi davanti al Giudice di Pace. Il decreto sottolinea che l’esperimento di tali rimedi è una condizione di ammissibilità della domanda.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Equa Riparazione: Senza Rimedi Preventivi la Domanda è Inammissibile

Ottenere giustizia in tempi ragionevoli è un diritto fondamentale. Ma cosa succede quando un processo si trascina per anni? La Legge Pinto (L. 89/2001) prevede un indennizzo, noto come equa riparazione. Tuttavia, una recente decisione della Corte d’Appello di Napoli ci ricorda che, prima di lamentarsi, bisogna agire. L’obbligo di esperire i rimedi preventivi è una condizione essenziale, la cui omissione rende la domanda di indennizzo inammissibile. Analizziamo questo caso per capire le implicazioni pratiche di tale principio.

I Fatti di Causa

Un cittadino, dopo aver concluso una causa civile dinanzi al Giudice di Pace di Napoli, ha ritenuto che la durata del processo fosse stata irragionevole. Il giudizio, introdotto nel luglio 2021, si era infatti concluso solo nel settembre 2025. Forte di questa convinzione, ha presentato un ricorso alla Corte d’Appello per ottenere un’equa riparazione ai sensi della Legge Pinto, lamentando il ritardo accumulato.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Napoli, con il decreto in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non è entrata nel merito della durata del processo presupposto, ma si è fermata a un controllo preliminare, risultato fatale per il ricorrente: la mancata attivazione dei cosiddetti rimedi preventivi.

Le Motivazioni: L’Obbligatorietà dei Rimedi Preventivi

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione degli articoli 1-bis e 1-ter della Legge 89/2001, introdotti dalla Legge di Stabilità del 2015. Queste norme hanno trasformato la Legge Pinto, richiedendo alla parte che si duole della lentezza della giustizia un ruolo attivo nel sollecitare la definizione del processo. Non è più sufficiente subire passivamente il ritardo, ma è necessario dimostrare di aver utilizzato gli strumenti che l’ordinamento mette a disposizione per accelerare i tempi.

Nel caso specifico dei processi civili davanti al Giudice di Pace, la Corte, richiamando un consolidato orientamento della Corte di Cassazione (sent. n. 21876/2023), ha identificato il rimedio preventivo applicabile nell’istanza di decisione a seguito di trattazione orale, prevista dall’art. 281-sexies c.p.c. Questo strumento, pur essendo la ‘regola’ per la decisione in tali procedimenti, assume la funzione di meccanismo acceleratorio che la parte ha l’onere di attivare.

Il ricorrente non ha fornito la prova di aver presentato tale istanza nel corso del giudizio di primo grado. Questa omissione è stata considerata decisiva. La legge, infatti, pone l’esperimento dei rimedi preventivi come una condizione di ammissibilità della domanda di equa riparazione. La loro mancanza non è una mera irregolarità, ma un ostacolo insormontabile che impedisce al giudice di valutare la fondatezza della richiesta di indennizzo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La pronuncia è un monito chiaro per cittadini e avvocati. La richiesta di indennizzo per l’eccessiva durata di un processo non è un diritto automatico che scatta al superamento di una certa soglia temporale. È, invece, il risultato di un percorso in cui la parte deve dimostrare diligenza e un comportamento proattivo. Prima di poter chiedere un risarcimento allo Stato per la sua lentezza, il cittadino deve provare di aver fatto tutto quanto in suo potere per stimolare una decisione rapida. L’onere di attivare i rimedi preventivi è un passaggio obbligato, la cui inosservanza preclude in radice ogni possibilità di ottenere un’equa riparazione.

È possibile ottenere un indennizzo per l’eccessiva durata di un processo senza aver prima tentato di accelerarlo?
No. Il decreto chiarisce che l’utilizzo dei rimedi preventivi, ossia gli strumenti per sollecitare una decisione rapida, è un requisito di ammissibilità obbligatorio. L’inerzia della parte durante il processo impedisce di poter successivamente chiedere un’equa riparazione.

Qual è il rimedio preventivo da utilizzare in un processo davanti al Giudice di Pace?
Secondo la Corte, basandosi sulla giurisprudenza della Cassazione, il rimedio preventivo da esperire nei processi davanti al Giudice di Pace consiste nella proposizione dell’istanza di decisione a seguito di trattazione orale, ai sensi dell’art. 281-sexies del codice di procedura civile.

Chi deve dimostrare di aver utilizzato i rimedi preventivi?
L’onere della prova grava interamente sul ricorrente, cioè sulla parte che chiede l’indennizzo. Nel caso esaminato, la domanda è stata dichiarata inammissibile proprio perché il ricorrente non ha provato di aver esperito il rimedio richiesto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati