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Rimborso spese legali pubblico dipendente: le regole

Un amministratore di un ente pubblico, assolto in un giudizio contabile, veniva citato in giudizio dal proprio avvocato per il pagamento delle spese legali. L’amministratore chiedeva quindi di essere tenuto indenne dall’ente. La Corte d’Appello accoglieva la domanda di manleva, ma l’ente ricorreva in Cassazione. La Suprema Corte, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto le questioni sollevate (legge applicabile, obbligatorietà del parere di congruità dell’Avvocatura dello Stato e necessità del ‘comune gradimento’ sul legale) di particolare importanza, rinviando la causa a pubblica udienza per una decisione sul tema del rimborso spese legali pubblico dipendente.

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Rimborso Spese Legali per Amministratori Pubblici: La Cassazione Fa il Punto

L’ordinanza interlocutoria n. 13639/2025 della Corte di Cassazione solleva questioni cruciali in materia di rimborso spese legali pubblico dipendente, un tema che interessa amministratori e funzionari pubblici assolti in giudizi di responsabilità. Quando un dipendente o un amministratore viene prosciolto, ha diritto al rimborso delle spese legali sostenute per la propria difesa? E a quali condizioni? La Suprema Corte, decidendo di non decidere immediatamente, ha evidenziato la complessità della materia, rinviando il caso a una pubblica udienza per una pronuncia che avrà importanti riflessi pratici.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna all’Assoluzione e alla Richiesta di Manleva

La vicenda trae origine dalla richiesta di pagamento di un avvocato nei confronti di un ex Direttore di un Consorzio industriale. Il Direttore era stato difeso in un giudizio dinanzi alla Corte dei Conti per un’ipotesi di danno erariale, dal quale era stato infine assolto in appello.

A seguito della richiesta di pagamento della parcella, l’ex Direttore ha chiamato in causa il Consorzio, suo ex datore di lavoro, chiedendo di essere tenuto indenne (manlevato) da tale esborso. Mentre il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda di manleva, la Corte d’Appello l’aveva accolta, condannando il Consorzio a rimborsare le spese legali al suo ex amministratore. Il Consorzio ha quindi proposto ricorso per Cassazione, dando origine all’ordinanza in esame.

Le Questioni Giuridiche Sottoposte alla Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione non ha deciso il caso nel merito, ma ha emesso un’ordinanza interlocutoria per evidenziare tre nodi giuridici di fondamentale importanza, la cui soluzione richiede un approfondimento in pubblica udienza.

Il Diritto Intertemporale: Quale Legge si Applica?

Il primo dubbio riguarda la legge applicabile. La sentenza di assoluzione della Corte dei Conti fu decisa in camera di consiglio nel maggio 2005, ma pubblicata nel febbraio 2006. Nel frattempo, era entrata in vigore una nuova norma (art. 10 bis del d.l. n. 203/2005) che modificava la disciplina precedente (art. 3, comma 2 bis, del d.l. n. 543/1996). La Corte d’Appello aveva applicato la vecchia legge, ma la Cassazione ritiene necessario chiarire quale norma debba prevalere in casi come questo, dove la decisione e la pubblicazione della sentenza avvengono a cavallo di una modifica legislativa.

Il rimborso spese legali pubblico dipendente: il parere di congruità è obbligatorio?

Una questione centrale è se il parere di congruità dell’Avvocatura dello Stato sulla parcella del difensore sia una condizione indispensabile per ottenere il rimborso. La normativa prevede che le spese legali siano rimborsate ‘nei limiti riconosciuti congrui dall’Avvocatura dello Stato’. La Corte si interroga sulla natura di questo parere: è un requisito che deve essere necessariamente acquisito prima del rimborso o è possibile procedere anche in sua assenza, magari con una valutazione di congruità fatta direttamente dal giudice?

La Scelta dell’Avvocato: Necessario il ‘Comune Gradimento’?

Infine, la Corte solleva il dubbio sulla necessità del cosiddetto ‘comune gradimento’ del legale. Alcune norme, come l’art. 67 del d.P.R. 268/1987 (relativo agli enti locali), prevedono che l’ente si faccia carico delle spese di difesa a condizione che il dipendente sia assistito da ‘un legale di comune gradimento’. Sebbene questa norma sia stata abrogata e la materia rimessa alla contrattazione collettiva, il principio rimane rilevante. La Cassazione si chiede se questo requisito possa essere esteso in via generale anche agli amministratori (non soggetti a CCNL), come strumento per garantire l’assenza di conflitti di interesse tra l’amministratore e l’ente che dovrà poi pagare le spese.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Corte ha motivato il rinvio alla pubblica udienza sottolineando la ‘valenza nomofilattica’ delle questioni sollevate. Ciò significa che i dubbi interpretativi non riguardano solo il caso specifico, ma hanno una portata generale e la loro soluzione è fondamentale per assicurare un’applicazione uniforme della legge su tutto il territorio nazionale. La Corte ha inoltre rilevato che le questioni non sono ‘agevolmente risolvibili’ nemmeno alla luce di recenti pronunce delle Sezioni Unite, rendendo necessario un dibattito più approfondito. L’ordinanza dispone anche la possibile trattazione congiunta con un altro caso pendente che presenta problematiche analoghe, a conferma della volontà della Corte di fornire un orientamento chiaro e definitivo.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 13639/2025 lascia in sospeso la decisione finale, ma traccia un percorso chiaro per il futuro. La prossima sentenza della Cassazione dovrà stabilire in modo definitivo i paletti per il rimborso spese legali pubblico dipendente in caso di assoluzione. Le conclusioni a cui giungerà la Corte avranno un impatto diretto sulle finanze degli enti pubblici e sui diritti dei loro amministratori e dipendenti, chiarendo se e a quali condizioni l’ente è tenuto a farsi carico dei costi della difesa, in un delicato equilibrio tra la tutela del singolo e la corretta gestione delle risorse pubbliche.

Quali sono i principali dubbi interpretativi sul rimborso delle spese legali a un amministratore pubblico assolto?
I dubbi principali sollevati dalla Cassazione sono tre: 1) quale legge applicare quando una nuova norma entra in vigore tra la data della decisione e quella della pubblicazione della sentenza di assoluzione; 2) se il parere di congruità dell’Avvocatura dello Stato sulle spese legali sia un requisito imprescindibile per il rimborso; 3) se sia necessario che la scelta del legale sia avvenuta con il ‘comune gradimento’ dell’ente pubblico.

È sempre necessario il parere di congruità dell’Avvocatura dello Stato per ottenere il rimborso delle spese legali?
L’ordinanza non dà una risposta definitiva, ma pone la questione come uno dei punti centrali da risolvere. La Corte deve stabilire se tale parere sia una condizione obbligatoria che l’amministrazione deve acquisire prima di poter rimborsare le spese, o se vi siano altre modalità per accertarne la congruità.

L’ente pubblico deve aver dato il suo ‘gradimento’ alla scelta del legale difensore affinché l’amministratore possa essere rimborsato?
Anche questa è una delle questioni aperte. La Corte si interroga se il requisito del ‘comune gradimento’, previsto in passato per i dipendenti degli enti locali, possa essere interpretato come una regola generale applicabile anche agli amministratori, al fine di certificare l’assenza di un conflitto di interessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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