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Rimborso spese legali dipendente: parola alla Cassazione

Un dipendente pubblico, assolto in un giudizio contabile per danno erariale, ha chiesto alla propria Amministrazione il rimborso delle spese legali. La Corte dei Conti aveva disposto la compensazione delle spese, ritenendo la sua condotta ‘non immune da censure’. La Corte d’Appello ha negato il diritto al rimborso. La Corte di Cassazione, rilevando un profondo contrasto giurisprudenziale sul tema del rimborso spese legali dipendente pubblico, ha sospeso la decisione e ha rimesso la questione alle Sezioni Unite per dirimere il conflitto e stabilire se il dipendente abbia diritto al rimborso integrale, anche in caso di compensazione delle spese da parte del giudice contabile.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rimborso Spese Legali Dipendente Pubblico: la Cassazione Rimette la Questione alle Sezioni Unite

Il tema del rimborso spese legali dipendente pubblico a seguito di un proscioglimento in un giudizio contabile è da tempo al centro di un acceso dibattito giuridico. Un dipendente pubblico, assolto dalla Corte dei Conti, ha diritto al rimborso integrale delle spese legali sostenute, anche se il giudice contabile ne ha disposto la compensazione? Con l’ordinanza interlocutoria in commento, la Corte di Cassazione ha evidenziato un profondo contrasto giurisprudenziale, rimettendo la decisione finale alle Sezioni Unite.

I Fatti del Caso

Un dipendente pubblico, che aveva ricoperto il ruolo di Commissario ad acta per l’erogazione di contributi pubblici, veniva citato in giudizio dalla Procura Regionale della Corte dei Conti per rispondere di un presunto danno erariale. Al termine del giudizio, il dipendente veniva completamente assolto. Tuttavia, la Corte dei Conti disponeva la compensazione delle spese di lite, motivando che la condotta del dipendente, sebbene non illecita, non era stata ‘immune da censure’.

Di conseguenza, il dipendente chiedeva alla propria Amministrazione di appartenenza il rimborso delle spese legali sostenute per la sua difesa. Al rifiuto dell’ente, avviava una causa civile. Il Tribunale accoglieva la sua richiesta, ma la Corte d’Appello, in riforma della decisione di primo grado, la respingeva. Il caso è così giunto dinanzi alla Corte di Cassazione.

Il Contrasto Giurisprudenziale sul Rimborso Spese Legali

La questione fondamentale ruota attorno all’interpretazione di una serie di norme che si sono succedute nel tempo, in particolare l’art. 10-bis del D.L. 203/2005. Esistono due orientamenti diametralmente opposti all’interno della stessa Corte di Cassazione.

L’Orientamento Restrittivo (Cass. n. 19195/2013)

Un primo orientamento, più risalente, sostiene che la competenza a decidere sulle spese legali sia esclusiva del giudice contabile. Secondo questa tesi, la liquidazione (o la compensazione) delle spese effettuata dalla Corte dei Conti nella sentenza che definisce il giudizio è definitiva. Al dipendente prosciolto non sarebbe concessa alcuna possibilità di agire in separata sede civile per chiedere un rimborso ulteriore o diverso. La logica di questo approccio è quella di accentrare il controllo sulla spesa pubblica, evitando duplicazioni di giudizi e rimborsi eccessivi.

L’Orientamento Estensivo (Cass. n. 18046/2022)

Un secondo e più recente orientamento afferma, al contrario, l’esistenza di un diritto soggettivo del dipendente pubblico al rimborso integrale delle spese. Questo diritto nascerebbe dal rapporto di servizio con la P.A. e non sarebbe limitato dalla decisione processuale del giudice contabile. Secondo questa visione, la liquidazione della Corte dei Conti regola solo le spese nel processo, ma non esaurisce il diritto sostanziale del dipendente a essere tenuto indenne dalle spese sostenute per difendersi da un’accusa rivelatasi infondata. Pertanto, il dipendente avrebbe diritto a richiedere in sede civile il rimborso dell’intero esborso sostenuto, anche per la parte eccedente quanto liquidato o in caso di compensazione.

Le Motivazioni dell’Ordinanza e la Rimessione alle Sezioni Unite

La Corte, con l’ordinanza in esame, ha preso atto di questo insanabile contrasto. Il Collegio ha evidenziato come i due orientamenti portino a conclusioni opposte su una questione di grande rilevanza pratica, che incide sia sui diritti dei dipendenti pubblici sia sugli equilibri della finanza pubblica. La normativa di riferimento, stratificatasi nel tempo, si presta a interpretazioni divergenti, rendendo necessario un intervento chiarificatore.

La Corte ha quindi formulato un quesito specifico da sottoporre alle Sezioni Unite: si chiede di stabilire se il dipendente pubblico prosciolto in sede contabile abbia diritto, e a quali condizioni, a ottenere dalla P.A. di appartenenza il rimborso di tutte le spese legali, anche in eccesso rispetto a quelle liquidate dalla Corte dei Conti o in caso di compensazione, e se tale diritto sussista anche dopo l’entrata in vigore del Codice di giustizia contabile (d.lgs. n. 174/2016).

Le Conclusioni

La decisione di rimettere la questione alle Sezioni Unite è di fondamentale importanza. Essa sospende il giudizio sul caso specifico in attesa di un principio di diritto che dovrà essere seguito da tutte le sezioni della Corte e, di riflesso, dai giudici di merito. La futura pronuncia delle Sezioni Unite avrà il compito di bilanciare due esigenze contrapposte: da un lato, la tutela del dipendente pubblico che agisce nell’interesse dell’amministrazione e non deve essere gravato da costi ingiusti per difendersi da accuse infondate; dall’altro, la necessità di un rigoroso controllo della spesa pubblica per evitare abusi. L’esito di questa decisione definirà in modo stabile e uniforme il perimetro del diritto al rimborso spese legali dipendente pubblico per i prossimi anni.

Un dipendente pubblico, prosciolto dalla Corte dei Conti, ha sempre diritto al rimborso integrale delle spese legali?
La questione è controversa. Secondo un orientamento giurisprudenziale, il diritto al rimborso è limitato a quanto liquidato dal giudice contabile nella sentenza. Secondo un altro orientamento, il dipendente ha un diritto sostanziale al rimborso integrale e può agire in sede civile per ottenere l’eventuale differenza. L’ordinanza in esame ha rimesso la soluzione di questo contrasto alle Sezioni Unite della Cassazione.

Cosa succede se la Corte dei Conti compensa le spese legali?
Anche in questo caso, la risposta dipende dall’orientamento seguito. Secondo l’interpretazione più restrittiva, la compensazione impedisce al dipendente di chiedere qualsiasi rimborso alla propria Amministrazione. Secondo l’interpretazione più estensiva, il dipendente potrebbe comunque agire in sede civile per ottenere il rimborso integrale, poiché la compensazione decisa dal giudice contabile non esaurirebbe il suo diritto.

Perché la Corte di Cassazione ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite?
La Corte ha rimesso la questione alle Sezioni Unite perché ha riscontrato l’esistenza di un profondo e insanabile contrasto giurisprudenziale tra le sue stesse sezioni su un punto di diritto di particolare importanza. La rimessione è necessaria per garantire l’uniformità dell’interpretazione della legge e fornire una risposta chiara e definitiva alla questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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