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Rimborso spese legali amministratori: no senza nesso

Un ex sindaco, assolto in un processo penale legato al suo incarico, si è visto negare dalla Corte di Cassazione il rimborso delle spese legali. La Corte ha stabilito che manca un nesso di causalità diretto tra l’esercizio del mandato e le spese sostenute. Il processo penale, avviato da un terzo (il P.M.), è considerato un evento intermedio che interrompe tale nesso, rendendo la carica pubblica solo un’occasione e non la causa del danno. Pertanto, il rimborso spese legali amministratori non è dovuto sulla base delle norme generali sul mandato.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rimborso spese legali amministratori: la Cassazione nega il diritto in assenza di nesso causale diretto

Il tema del rimborso spese legali amministratori pubblici è da sempre delicato, bilanciando la tutela di chi agisce per l’interesse pubblico e la necessità di un uso oculato delle risorse della collettività. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: l’assoluzione in un processo penale non garantisce automaticamente il diritto al rimborso delle spese legali da parte dell’ente, se manca un nesso di causalità diretto tra l’incarico e le spese sostenute.

Il caso: un ex Sindaco chiede il rimborso al Comune

La vicenda trae origine dalla richiesta di un architetto, ex Sindaco di un Comune campano, di ottenere il rimborso di oltre 29.000 euro per spese legali. Tali spese erano state sostenute per difendersi in un complesso procedimento penale, durato oltre otto anni, legato a presunte omissioni durante l’emergenza rifiuti, fatti contestati in ragione della sua carica. All’esito del processo, l’ex amministratore era stato assolto con formula piena.

Nonostante l’esito favorevole del giudizio penale, il Comune aveva respinto la sua richiesta di rimborso. L’ex Sindaco ha quindi adito le vie legali, ma sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno rigettato la sua domanda. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La questione del rimborso spese legali amministratori davanti alla Cassazione

Il ricorrente sosteneva che, in assenza di una norma specifica applicabile ai fatti (anteriori alle modifiche del Testo Unico Enti Locali – TUEL), dovesse trovare applicazione per analogia la disciplina del mandato, in particolare l’articolo 1720 del codice civile. Tale norma prevede che il mandante debba risarcire il mandatario dei danni subiti a causa dell’incarico. Secondo la tesi difensiva, le spese legali per difendersi da un’accusa infondata, strettamente connessa alla funzione pubblica, rappresenterebbero un danno diretto derivante dal mandato popolare.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei giudici di merito e fornendo chiarimenti fondamentali sul rimborso spese legali amministratori.

In primo luogo, i giudici hanno escluso la possibilità di applicare per analogia le norme previste per i dipendenti pubblici, poiché il rapporto che lega un amministratore eletto all’ente non è un rapporto di lavoro dipendente, ma un mandato onorario basato sulla volontà popolare, caratterizzato da autonomia e responsabilità politico-istituzionale.

Il punto centrale della motivazione, tuttavia, risiede nell’interpretazione dell’articolo 1720 del codice civile e del concetto di nesso causale. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato, secondo cui il diritto al risarcimento del danno subito dal mandatario sorge solo se tale danno è una conseguenza diretta ed immediata dell’esecuzione dell’incarico.

Nel caso di un processo penale, l’evento che genera il costo (la spesa legale) non è l’esercizio della funzione di sindaco in sé, ma l’iniziativa di un soggetto terzo, ovvero il Pubblico Ministero, che formula un’accusa. Questa accusa, anche se poi rivelatasi infondata, costituisce un “elemento intermedio” che interrompe il nesso di causalità diretta tra il mandato e il danno. In altre parole, la carica pubblica diventa la mera occasione del procedimento, non la sua causa giuridica diretta. Di conseguenza, le spese per difendersi non possono essere considerate un danno sorto “a causa” dell’incarico ai sensi dell’art. 1720 c.c.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di rigore nella gestione delle finanze pubbliche. Stabilisce che, al di fuori delle specifiche previsioni di legge (come l’attuale art. 86 del TUEL, non applicabile a fatti pregressi), un amministratore pubblico assolto non può ottenere il rimborso delle spese legali basandosi sulle norme generali del mandato. La distinzione tra “causa” e “occasione” è dirimente: se le spese legali derivano dall’azione di un terzo (l’accusa penale), l’incarico pubblico è solo l’occasione in cui il danno si è verificato, non la sua causa diretta, impedendo così il sorgere del diritto al rimborso.

Un amministratore pubblico ha sempre diritto al rimborso delle spese legali se viene assolto in un processo penale?
No. Secondo la Corte, l’assoluzione non è di per sé sufficiente. Al di fuori delle specifiche normative di settore, è necessario dimostrare un nesso di causalità diretto tra l’esercizio del mandato e le spese sostenute, nesso che la Corte esclude in caso di procedimento penale.

Perché la Corte ha escluso l’applicazione dell’art. 1720 del codice civile (sul mandato)?
La Corte ha escluso l’applicazione di tale norma perché richiede che il danno subito dal mandatario sia una conseguenza diretta dell’incarico. Le spese legali per un processo penale non sono considerate una conseguenza diretta, ma derivano dall’azione di un terzo (il Pubblico Ministero), che si pone come un evento intermedio che spezza il nesso di causalità.

La carica pubblica è considerata la causa diretta delle spese legali in un processo penale?
No. La sentenza chiarisce che la carica pubblica è solo l'”occasione” e non la “causa” diretta delle spese legali. La causa vera e propria è l’accusa formulata da un soggetto terzo, che dà avvio al procedimento penale. Questa distinzione è fondamentale per escludere il diritto al rimborso sulla base delle norme generali del codice civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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