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Rimborso spese legali amministratore: la Cassazione

Un ex assessore comunale, assolto in un processo penale, ha richiesto al Comune il rimborso delle spese legali. La Corte d’Appello ha respinto la domanda, escludendo l’applicabilità delle norme per i dipendenti pubblici, per gli amministratori (poiché non ancora in vigore all’epoca) e del codice civile sul mandato. La Corte di Cassazione, rilevando l’esistenza di orientamenti giurisprudenziali contrastanti sulla questione del rimborso spese legali amministratore, ha sospeso la decisione, rinviando la causa in attesa di una pronuncia a pubblica udienza che faccia chiarezza sul tema.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rimborso spese legali amministratore: la Cassazione prende tempo

Il tema del rimborso spese legali amministratore pubblico che si trova ad affrontare un procedimento giudiziario per atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni è da tempo dibattuto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione mette in luce la complessità della questione, decidendo di non decidere, ma di attendere un chiarimento definitivo a causa di orientamenti giurisprudenziali non uniformi. Analizziamo insieme questa importante vicenda processuale.

I Fatti di Causa

Un ex assessore di un Comune, che ricopriva anche il ruolo di responsabile dell’ufficio tecnico, veniva sottoposto a un procedimento penale per aver rifiutato un atto del proprio ufficio. Al termine del processo, l’amministratore veniva prosciolto con la formula più ampia: “perché il fatto non sussiste”.

Successivamente, l’ex assessore citava in giudizio il Comune per ottenere il rimborso di tutte le spese legali sostenute per la propria difesa. La sua richiesta, tuttavia, veniva respinta sia in primo grado sia dalla Corte d’Appello. Quest’ultima motivava il rigetto sulla base di tre argomentazioni principali:

1. Inapplicabilità delle norme per i dipendenti pubblici: Secondo i giudici, la figura dell’assessore, in qualità di “funzionario onorario”, non poteva essere assimilata a quella del pubblico impiegato, per il quale esistono specifiche norme (come l’art. 67 del d.P.R. 268/1987) che prevedono il rimborso.
2. Inapplicabilità della norma per gli amministratori (TUEL): La norma specifica per gli amministratori locali (art. 86, comma 5, del Testo Unico degli Enti Locali) che prevede tale tutela era entrata in vigore solo dopo la conclusione del procedimento penale in questione, e quindi non poteva essere applicata retroattivamente.
3. Inapplicabilità delle norme sul mandato: La Corte escludeva anche l’applicazione dell’art. 1720 del codice civile, relativo al mandato, ritenendo forzato adattare un istituto di diritto privato a una funzione pubblica e non ravvisando un nesso di causalità diretto tra l’esecuzione del mandato e le spese legali derivanti dall’iniziativa di un terzo.

Contro questa decisione, l’ex assessore proponeva ricorso in Cassazione.

La decisione sul rimborso spese legali amministratore

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, non entra nel merito della controversia. Invece di accogliere o rigettare il ricorso, i giudici supremi prendono atto di un problema di fondo: l’assenza di un orientamento giuridico consolidato sulla materia.

La stessa Corte evidenzia che sul tema del diritto al rimborso spese legali amministratore si sono formati, nel tempo, “indirizzi non sempre convergenti”. Per tale motivo, richiamando una precedente ordinanza (n. 9096/2024) che aveva già sollevato la questione, la Corte ha ritenuto opportuno rimettere la trattazione del tema a una pubblica udienza.

Di conseguenza, la decisione sul caso specifico viene sospesa e la causa viene “rinviata a nuovo ruolo”. Questo significa che il caso verrà discusso e deciso solo dopo che la Corte, in una composizione più solenne, avrà stabilito un principio di diritto chiaro e univoco valido per tutti i casi simili.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è puramente procedurale ma di grande importanza sostanziale. Il rinvio non è un modo per eludere la questione, ma al contrario, per affrontarla nella maniera più autorevole possibile. La Corte riconosce che il diritto al rimborso delle spese legali per un amministratore pubblico tocca principi fondamentali, legati alla necessità di garantire a chi ricopre cariche pubbliche di poter svolgere le proprie funzioni con serenità, senza il timore di dover sostenere personalmente ingenti costi per difendersi da accuse infondate legate al proprio operato.

La presenza di sentenze contrastanti crea incertezza del diritto, un problema che la Corte di Cassazione ha il dovere di risolvere. La scelta di attendere una pronuncia a pubblica udienza mira a creare un precedente forte e stabile (la cosiddetta “funzione nomofilattica”), che possa guidare i giudici di merito in futuro e garantire parità di trattamento in situazioni analoghe.

Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria della Cassazione lascia aperta la questione sul rimborso spese legali amministratore, ma allo stesso tempo segnala la volontà della giurisprudenza di fare finalmente chiarezza. Per gli amministratori locali e per gli enti, questa decisione implica che, al momento, la soluzione del problema non è scontata e dipende ancora dall’interpretazione dei giudici. Tuttavia, si attende con grande interesse la futura sentenza a pubblica udienza, che avrà il compito di tracciare una linea guida definitiva, bilanciando la tutela degli amministratori pubblici con la corretta gestione delle finanze pubbliche.

Un amministratore comunale ha diritto al rimborso delle spese legali per un processo penale legato al suo incarico, da cui è stato assolto?
Nella presente ordinanza, la Corte di Cassazione non fornisce una risposta definitiva. Riconosce l’esistenza di orientamenti giurisprudenziali contrastanti e per questo ha rinviato la causa, in attesa che la questione sia decisa in una pubblica udienza per stabilire un principio di diritto uniforme.

Per quale motivo la Corte d’Appello aveva negato il rimborso all’ex assessore?
La Corte d’Appello lo aveva negato perché riteneva che le norme a tutela dei dipendenti pubblici non fossero applicabili a un ‘funzionario onorario’ come un assessore, la legge specifica per gli amministratori (art. 86 TUEL) non era ancora in vigore all’epoca dei fatti e le regole del codice civile sul mandato non potevano essere estese a una funzione pubblica.

Cosa significa la decisione della Cassazione di ‘rinviare la causa a nuovo ruolo’?
Significa che la Corte ha deciso di sospendere il giudizio su questo specifico caso. La trattazione è posticipata a una data futura, in attesa che la questione di diritto sottostante, ritenuta complessa e controversa, venga risolta in modo definitivo dalla Corte in una sede più autorevole (la pubblica udienza).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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