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Rimborso spese forfettarie: è sempre dovuto?

Un avvocato, difensore d’ufficio, ha impugnato un’ordinanza della Corte d’Appello che, pur liquidando il compenso, aveva omesso il rimborso spese forfettarie del 15%. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per carenza di interesse, stabilendo che tale rimborso è un diritto accessorio che spetta automaticamente per legge. La stessa ordinanza impugnata, pur senza menzionarlo, costituisce titolo sufficiente per pretenderne il pagamento, rendendo superfluo il ricorso.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rimborso spese forfettarie: Spetta anche se il Giudice non lo scrive?

L’ordinanza n. 217/2024 della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale per la professione forense: il rimborso spese forfettarie è un diritto automatico e non necessita di un’esplicita menzione nel provvedimento di liquidazione del compenso. Questa pronuncia sottolinea come, anche in caso di omissione da parte del giudice, il professionista non perda il diritto a tale voce accessoria.

Il caso: un ricorso per un’omissione formale

La vicenda nasce dall’azione di un avvocato che aveva svolto attività di difensore d’ufficio in un procedimento penale dinanzi alla Corte di Cassazione. Dopo aver ottenuto dalla Corte d’Appello la liquidazione del proprio compenso, il legale si accorgeva che il provvedimento non menzionava il rimborso delle spese generali forfettarie, previsto nella misura del 15% del compenso dall’art. 2 del D.M. n. 55 del 2014.

Convinto di aver subito un torto, l’avvocato presentava ricorso in Cassazione, lamentando l’illegittimità dell’ordinanza per aver escluso tale rimborso e per la conseguente mancanza di motivazione sul punto.

La decisione della Cassazione sul rimborso spese forfettarie

Contrariamente alle aspettative del ricorrente, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione non risiede nel merito della questione (ovvero se le spese fossero dovute o meno), ma in un aspetto puramente processuale: la carenza di interesse concreto da parte del legale a ottenere una pronuncia sul punto.

Questa decisione si basa su un principio consolidato, che la Corte ha voluto ribadire con forza: il rimborso delle spese generali è una componente accessoria e automatica del compenso professionale.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha spiegato che, secondo la normativa vigente (in particolare l’art. 2, comma 2, del D.M. 55/2014), il rimborso spese forfettarie è dovuto “in ogni caso”. Questo significa che esso costituisce una voce accessoria che va necessariamente riconosciuta al professionista, al pari dell’IVA e del contributo previdenziale. Non è necessaria un’apposita istanza né una specifica prova degli esborsi, in quanto è una somma predeterminata per legge.

Il punto cruciale della motivazione è il seguente: nel caso in cui un provvedimento giudiziale liquidi il compenso ma ometta di menzionare le spese forfettarie, queste si devono comunque intendere riconosciute nella misura massima di regola spettante, ovvero il 15%. Di conseguenza, lo stesso provvedimento impugnato, pur silente sul punto, costituisce già un titolo esecutivo valido per pretendere anche il pagamento di tale importo.

Poiché al legale spettava già il rimborso in forza della stessa ordinanza della Corte d’Appello, il suo ricorso in Cassazione per ottenerne il riconoscimento formale risultava inutile. Non avendo un interesse concreto e attuale a una nuova pronuncia, il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: il diritto al rimborso spese forfettarie del 15% è talmente radicato nell’ordinamento da essere considerato implicito in ogni liquidazione di compenso giudiziale. Anche un’eventuale dimenticanza del giudice non pregiudica il diritto del professionista, il quale può legittimamente richiederne il pagamento sulla base del provvedimento di liquidazione del solo compenso. Questa pronuncia, dunque, non solo rafforza la tutela dei professionisti ma serve anche da monito contro ricorsi superflui, che rischiano di essere dichiarati inammissibili per carenza di interesse, con conseguente spreco di tempo e risorse.

Il rimborso spese forfettarie del 15% è sempre dovuto all’avvocato?
Sì, la Corte di Cassazione afferma che il rimborso delle spese forfettarie è una voce accessoria che va necessariamente riconosciuta all’avvocato “in ogni caso”, al pari del rimborso dell’IVA e del contributo previdenziale.

Cosa succede se un giudice omette di menzionare il rimborso spese forfettarie nella sua decisione?
Anche se il provvedimento giudiziale non menziona esplicitamente il rimborso, questo si deve considerare riconosciuto nella misura del 15% del compenso totale. La stessa decisione del giudice costituisce titolo sufficiente per pretenderne il pagamento.

Perché il ricorso dell’avvocato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse concreto. Poiché il diritto al rimborso spese forfettarie spettava già all’avvocato per legge, e l’ordinanza impugnata era già un titolo valido per richiederlo, non c’era un reale beneficio pratico nell’ottenere una nuova pronuncia dalla Corte di Cassazione sul punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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