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Rimborso spese forfettarie agli enti pubblici: la Cassazione

Una società ha contestato la condanna al pagamento del rimborso spese forfettarie a favore dell’avvocatura interna di un ente pubblico, sostenendo che tale voce di costo sia esclusiva dei liberi professionisti. La Corte d’Appello aveva invece riconosciuto il diritto dell’ente. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione di particolare importanza e meritevole di approfondimento, rinviando la causa a una pubblica udienza per una decisione definitiva, senza ancora pronunciarsi nel merito.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rimborso Spese Forfettarie: Spetta anche all’Avvocatura degli Enti Pubblici? La Cassazione Fa il Punto

Il tema del rimborso spese forfettarie è da sempre centrale nella liquidazione dei compensi legali. Ma cosa accade quando la parte vittoriosa in giudizio è un ente pubblico difeso dalla propria avvocatura interna? Gli spetta tale rimborso, tradizionalmente legato ai costi di uno studio legale privato? A questa domanda, fonte di un vasto contenzioso, la Corte di Cassazione ha deciso di dedicare un approfondimento, rinviando la decisione a una pubblica udienza.

I Fatti del Caso: Una Questione di Spese Legali

Una società si è opposta alla decisione della Corte d’Appello di Roma che, nel condannarla al pagamento delle spese legali, aveva incluso anche il rimborso delle spese forfettarie a favore di un importante ente previdenziale nazionale. Secondo la società ricorrente, tale voce di spesa non sarebbe dovuta, in quanto destinata a coprire i costi generali di gestione di uno studio legale privato (affitto, utenze, personale), oneri che un avvocato dipendente di un ente pubblico non sosterrebbe direttamente.

La Decisione della Corte d’Appello e il rimborso spese forfettarie

La Corte territoriale aveva respinto questa tesi, affermando che il rimborso delle spese generali, nella misura del 15% del compenso, rappresenta una “componente imprescindibile delle spese giudiziali”. Secondo i giudici di secondo grado, anche quando la difesa è affidata ad avvocati interni, l’amministrazione pubblica sopporta comunque costi generali per mantenere le proprie strutture legali, come quelli per gli spostamenti, le fotocopie o le comunicazioni, che giustificano il riconoscimento di tale rimborso.

La Questione Giunge in Cassazione

La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, denunciando la violazione della normativa sui compensi professionali. Il ricorso ha messo in luce una questione giuridica di notevole rilevanza: il rimborso spese forfettarie è un diritto universale per qualsiasi difensore vittorioso o è strettamente legato alla natura libero-professionale dell’attività legale?
La Corte Suprema ha riconosciuto la delicatezza e la ricorrenza del problema. Esistono argomentazioni valide a sostegno di entrambe le posizioni, e la giurisprudenza non ha ancora offerto una soluzione definitiva e univoca.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

L’ordinanza della Cassazione non decide il caso, ma lo prepara per una discussione più approfondita. I giudici hanno evidenziato la contrapposizione tra due prospettive. Da un lato, la tesi, accolta dalla Corte d’Appello e da una recente giurisprudenza, secondo cui anche la Pubblica Amministrazione sostiene costi generici per l’esercizio dell’attività professionale svolta dalla propria avvocatura interna, costi che meritano di essere ristorati. Dall’altro lato, la tesi sostenuta dalla ricorrente, e avvalorata in passato da alcuni pareri della Corte dei Conti, per cui il rimborso presuppone l’onere del mantenimento di una struttura professionale privata, onere che non ricade sul singolo avvocato dipendente pubblico.
Data la rilevanza della questione, destinata a incidere su un numero enorme di controversie, la Corte ha ritenuto indispensabile “adottare un indirizzo univoco e consapevole”. Per questo motivo, ha disposto il rinvio della causa a pubblica udienza, dove il dibattito potrà arricchirsi del contributo della Procura Generale.

Conclusioni: Quali Scenari Futuri?

La decisione finale che scaturirà dalla pubblica udienza avrà un impatto significativo. Se la Cassazione confermerà il diritto degli enti pubblici al rimborso spese forfettarie, si consoliderà il principio che tale voce è una componente oggettiva delle spese di lite, indipendente dalla natura pubblica o privata del difensore. In caso contrario, verrebbe stabilito che il rimborso è strettamente connesso ai costi specifici della libera professione. L’esito è atteso da molti operatori del diritto, poiché contribuirà a definire con chiarezza un aspetto importante e finora controverso della liquidazione delle spese processuali.

A cosa serve il rimborso delle spese forfettarie?
Serve a compensare l’avvocato per una serie di costi generali, variabili e spesso di difficile documentazione (come fotocopie, telefonate, costi di studio), sostenuti nell’ambito del processo. È liquidato in una percentuale fissa sul compenso professionale.

Perché la società ricorrente riteneva che l’ente pubblico non avesse diritto al rimborso?
Secondo la società, le spese forfettarie sono destinate a coprire i costi di gestione di uno studio legale privato (affitto, utenze, personale), oneri che non sono sostenuti direttamente dall’avvocato dipendente di un ente pubblico, il cui stipendio e le cui strutture sono a carico dell’amministrazione.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha deciso nel merito se il rimborso sia dovuto o meno. Ha stabilito che la questione è complessa e di grande importanza, con tesi contrapposte meritevoli di approfondimento. Pertanto, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una trattazione più completa prima di emettere una sentenza definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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