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Rimborso sostituzioni medico: onere della prova

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di contestazione da parte dell’Azienda Sanitaria, l’onere della prova sul numero effettivo di ore di sostituzione spetta al medico che richiede il pagamento. La semplice comunicazione mensile delle ore non è sufficiente a dimostrare il diritto al rimborso sostituzioni medico se l’ente pagatore solleva dubbi. La Corte ha rigettato il ricorso del professionista, confermando che l’Azienda ha il diritto di verificare la fondatezza della richiesta prima di procedere al pagamento.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rimborso Sostituzioni Medico: a Chi Spetta l’Onere della Prova?

La gestione delle sostituzioni è un aspetto cruciale nell’attività dei medici convenzionati. Ma cosa succede quando l’Azienda Sanitaria contesta le ore dichiarate? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali sul tema del rimborso sostituzioni medico, definendo con precisione su chi ricade l’onere della prova. La decisione sottolinea che la semplice comunicazione delle ore effettuate non basta se l’ente pagatore solleva dubbi sulla loro effettività.

I Fatti di Causa

Un pediatra di libera scelta si rivolgeva al tribunale per ottenere il pagamento di un rimborso per 800 ore di sostituzione, effettuate da un collega nel primo semestre del 2012. L’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) si opponeva, pagando solo una parte della somma richiesta (corrispondente a 412 ore) e contestando le rimanenti 388 ore. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione all’ASP, sostenendo che spettasse al medico dimostrare l’effettivo svolgimento di tutte le ore di cui chiedeva il rimborso.

La Questione Giuridica: Il Rimborso Sostituzioni Medico e l’Onere della Prova

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 21 dell’Accordo Collettivo Nazionale (A.C.N.) per i pediatri di libera scelta. Il medico ricorrente sosteneva che, in base a tale accordo, fosse sufficiente presentare la comunicazione mensile con il nominativo del sostituto e il numero di ore per avere diritto al pagamento. Secondo questa tesi, l’ASP avrebbe dovuto pagare automaticamente quanto richiesto, senza possibilità di contestazione. Al contrario, l’ASP e le corti di merito ritenevano che la richiesta potesse essere verificata e che, in caso di contestazione, il medico dovesse provare il suo diritto.

L’Interpretazione dell’Accordo Collettivo Nazionale

La Corte di Cassazione ha analizzato attentamente il testo dell’A.C.N. La norma prevede che l’Azienda Sanitaria provveda al pagamento di “quanto dovuto” al medico. Secondo i giudici, l’espressione “quanto dovuto” non può essere interpretata come “quanto richiesto”. Essa implica intrinsecamente il diritto dell’ente pubblico di accertare la debenza delle somme pretese. Un’interpretazione che obbligasse l’ASP a un pagamento automatico senza alcuna verifica sarebbe in contrasto con i principi di buon andamento della pubblica amministrazione, sanciti dall’art. 97 della Costituzione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del medico, confermando le sentenze dei precedenti gradi di giudizio. I giudici hanno chiarito che la comunicazione mensile inviata dal pediatra non costituisce una prova legale incontrovertibile. Quando l’ASP contesta la richiesta, come avvenuto nel caso specifico, sorge per il medico l’onere di dimostrare i fatti costitutivi del proprio diritto, secondo il principio generale dell’onere della prova (art. 2697 c.c.).
La contestazione dell’ASP, basata sulla presunta carenza di prova, era sufficiente a far ricadere sul creditore (il medico) il compito di dimostrare di aver effettivamente svolto, tramite il suo sostituto, le ore per cui chiedeva il compenso. La Corte ha concluso che la mancanza di tale prova giustificava il rigetto della domanda di pagamento per le ore contestate.

Conclusioni

Questa ordinanza stabilisce un principio importante per i rapporti tra medici convenzionati e Aziende Sanitarie. Per ottenere il rimborso sostituzioni medico, non è sufficiente la sola dichiarazione mensile. In caso di contestazione, il professionista deve essere pronto a fornire prove concrete dell’effettivo svolgimento dell’attività da parte del sostituto. Questa decisione rafforza il potere di controllo delle amministrazioni pubbliche e richiama i professionisti a una gestione documentale attenta e precisa delle proprie attività, al fine di poter tutelare i propri diritti in sede giudiziaria.

È sufficiente per un medico comunicare le ore di sostituzione all’Azienda Sanitaria per ottenere il rimborso automatico?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la semplice comunicazione non obbliga l’Azienda Sanitaria a un pagamento automatico. L’ente ha il diritto di verificare se la somma è effettivamente dovuta e può contestare la richiesta.

Su chi ricade l’onere della prova in caso di contestazione sul numero di ore di sostituzione?
L’onere della prova ricade sul medico che richiede il rimborso. Se l’Azienda Sanitaria contesta l’effettivo svolgimento delle ore, spetta al medico dimostrare i fatti che costituiscono il fondamento del suo diritto al pagamento.

L’Azienda Sanitaria può legittimamente contestare una richiesta di rimborso per ore di sostituzione?
Sì. La Corte ha stabilito che l’espressione “pagamento di quanto dovuto”, contenuta nell’Accordo Collettivo, implica la facoltà per l’Azienda Sanitaria di accertare la debenza della somma e, di conseguenza, di contestare la richiesta se la ritiene infondata o non provata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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