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Rimborso IVA spese legali: onere della prova

Una società si opponeva al pagamento dell’IVA sulle spese legali a favore di due privati, sostenendo la mancata prova del versamento. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l’onere di provare il diritto alla detrazione IVA spetta alla parte soccombente. Poiché i privati non possono detrarre l’imposta, il rimborso IVA spese legali è dovuto come costo effettivo del processo. La Corte ha invece accolto il ricorso incidentale dei privati per un errato calcolo delle spese di lite.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rimborso IVA Spese Legali: a Chi Spetta l’Onere della Prova?

Una delle questioni più dibattute al termine di un contenzioso legale riguarda la gestione degli oneri accessori, in particolare il rimborso IVA spese legali. Chi vince una causa ha diritto a farsi rimborsare l’IVA pagata al proprio avvocato? E chi perde può rifiutarsi di pagare se non viene presentata una fattura? Con l’ordinanza n. 2818/2024, la Corte di Cassazione fa chiarezza, definendo con precisione i contorni dell’onere della prova e i principi che regolano la materia.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dall’opposizione a un precetto notificata da una società a due privati. Quest’ultimi, vittoriosi in precedenti giudizi, avevano intimato alla società il pagamento di una somma a titolo di spese processuali, comprensiva di IVA e CPA. La società si opponeva, sostenendo che la richiesta di rimborso dell’IVA fosse infondata, in quanto i privati non avevano fornito la prova documentale di aver effettivamente versato tale imposta al loro difensore. Mentre il Tribunale di primo grado rigettava l’opposizione, la Corte d’Appello la accoglieva parzialmente. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, con la società che insisteva sulla necessità di provare l’effettivo pagamento dell’IVA per poterne chiedere il rimborso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha emesso una decisione duplice:
1. Ha rigettato il ricorso principale della società, confermando il suo obbligo di rimborsare l’IVA sulle spese legali ai privati vittoriosi.
2. Ha accolto il ricorso incidentale dei privati, censurando la sentenza d’appello per un errore nel calcolo delle spese di lite.

La Corte ha così delineato due principi fondamentali: uno sull’onere della prova nel rimborso IVA e l’altro sui criteri di liquidazione delle spese processuali.

Le Motivazioni: Analisi dei Principi Giuridici

La sentenza si sofferma su due aspetti cruciali del diritto processuale civile, offrendo una spiegazione dettagliata delle ragioni alla base della sua decisione.

Onere della Prova nel Rimborso IVA Spese Legali

Il cuore della controversia riguardava l’onere probatorio. La società sosteneva che la parte vittoriosa dovesse dimostrare, tramite fattura, di aver pagato l’IVA al proprio avvocato. La Cassazione ha ribaltato questa prospettiva, chiarendo che l’obbligo di rimborso per la parte soccombente deriva direttamente dal principio di soccombenza (art. 91 c.p.c.) e non da norme fiscali.

Il punto dirimente non è se l’IVA sia stata già pagata, ma se essa sia dovuta. La Corte ha stabilito che:

– L’IVA rappresenta un costo effettivo del processo per la parte vittoriosa che non ha diritto a portarla in detrazione. È il caso tipico dei privati consumatori.
– Al contrario, per un soggetto passivo IVA (come un’impresa o un professionista), l’imposta pagata al legale può essere detratta, non costituendo un costo reale.

Di conseguenza, grava sulla parte soccombente (chi ha perso la causa) l’onere di dimostrare che la parte vittoriosa ha diritto alla detrazione dell’IVA. Se questa prova non viene fornita, il rimborso è sempre dovuto, in quanto l’IVA si configura come una componente del danno subito dalla parte vittoriosa a causa del processo. Affermare semplicemente che l’imposta non è dovuta, senza fornire prove concrete sulla qualità fiscale della controparte, è insufficiente.

Criteri per la Liquidazione delle Spese di Lite

Sul secondo punto, la Corte ha accolto le lamentele dei privati. La Corte d’Appello aveva liquidato le spese basandosi sul valore iniziale della pretesa contenuta nel precetto (criterio del disputatum), senza considerare che l’opposizione della società era stata parzialmente accolta.

La Cassazione ha ribadito il principio secondo cui la liquidazione delle spese deve essere proporzionata all’esito effettivo della lite. Il giudice deve contemperare il criterio del disputatum con quello del decisum (ciò che è stato effettivamente riconosciuto). In caso di accoglimento parziale della domanda, le spese devono essere calcolate tenendo conto del reale contenuto della decisione, che riflette una vittoria non totale per una delle parti.

Conclusioni

L’ordinanza n. 2818/2024 della Corte di Cassazione offre due importanti lezioni pratiche:

1. Il rimborso IVA spese legali è la regola generale quando la parte vittoriosa è un soggetto privato. La parte soccombente non può sottrarsi al pagamento semplicemente contestando la mancanza della fattura; deve invece provare attivamente che il vincitore ha la possibilità di recuperare l’IVA tramite il meccanismo della detrazione.
2. La liquidazione delle spese legali deve essere equa e proporzionata. Non si può considerare solo il valore iniziale della richiesta, ma si deve tener conto del risultato concreto ottenuto al termine del giudizio. Questo garantisce che la condanna alle spese rifletta fedelmente la soccombenza effettiva delle parti.

Chi deve pagare l’IVA sulle spese legali in caso di sconfitta in una causa?
Di norma, la parte soccombente (chi perde la causa) è tenuta a rimborsare alla parte vittoriosa le spese legali, inclusa l’IVA. L’obbligo di pagare l’IVA viene meno solo se la parte soccombente dimostra che la parte vittoriosa ha il diritto di detrarre tale imposta, come nel caso di un’impresa.

La parte vittoriosa deve presentare la fattura del suo avvocato per ottenere il rimborso dell’IVA dalla parte soccombente?
No. Secondo la Corte, la parte vittoriosa non è tenuta a produrre la fattura per richiedere il rimborso dell’IVA. La debenza dell’imposta discende dalla legge e dalla qualità soggettiva della parte vincitrice (se può o meno detrarre l’IVA), non dall’avvenuto pagamento, che è una questione interna al rapporto tra cliente e avvocato.

Come si calcola il valore della causa per la liquidazione delle spese legali se la domanda viene accolta solo in parte?
In caso di accoglimento parziale, il giudice deve liquidare le spese tenendo conto non solo del valore iniziale della domanda (il disputatum), ma anche e soprattutto dell’esito effettivo della lite (il decisum). La liquidazione deve essere quindi proporzionata al contenuto reale della decisione e al grado di soccombenza di ciascuna parte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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