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Rimborso accise energia: la Cassazione conferma

Un’azienda tessile ha ottenuto il rimborso delle accise sull’energia elettrica versate a una società di factoring. La Cassazione, basandosi su una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la norma sull’addizionale provinciale, ha confermato il diritto alla restituzione. La Corte ha stabilito che il consumatore finale può agire direttamente contro il fornitore per recuperare l’imposta non dovuta, poiché la declaratoria di incostituzionalità elimina retroattivamente la causa del pagamento.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Rimborso accise energia: la Cassazione fa chiarezza dopo la sentenza della Consulta

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sul tema del rimborso accise energia, consolidando un principio fondamentale a tutela dei consumatori finali. La decisione trae origine da una controversia legata alla restituzione dell’addizionale provinciale sull’accisa per l’energia elettrica, un tributo che una recente pronuncia della Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo. Vediamo nel dettaglio come si sono svolti i fatti e quali sono le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Restituzione

Una società tessile aveva citato in giudizio una società di factoring per ottenere la restituzione di quasi 30.000 euro, versati indebitamente a titolo di addizionale provinciale sull’accisa per l’energia elettrica negli anni 2010 e 2011. La società di factoring era cessionaria dei crediti relativi alla fornitura di energia, originariamente vantati da una società erogatrice del servizio.
Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione all’azienda tessile, affermando che l’addizionale era in contrasto con il diritto dell’Unione Europea e che, pertanto, non era dovuta. La società fornitrice di energia, chiamata in causa, ha quindi proposto ricorso in Cassazione, contestando la disapplicazione della norma nazionale da parte dei giudici di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società energetica, confermando il diritto dell’azienda cliente a ottenere la restituzione delle somme. La decisione, tuttavia, si fonda su un presupposto giuridico nuovo e dirimente, intervenuto nel corso del giudizio: una sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma che istituiva l’addizionale provinciale.

Il rimborso accise energia e il ruolo della Corte Costituzionale

L’intervento della Corte Costituzionale ha cambiato radicalmente il quadro normativo. La dichiarazione di incostituzionalità di una legge ne provoca la caducazione ex tunc, ovvero con effetto retroattivo. Ciò significa che la norma viene considerata come se non fosse mai esistita, facendo venir meno la causa giuridica che giustificava i pagamenti effettuati sulla base di essa.

Il Principio Affermato dalla Cassazione

Sulla scia di questo principio, la Cassazione ha ribadito un orientamento già espresso in casi analoghi: il consumatore finale che ha corrisposto l’imposta, poi dichiarata incostituzionale, ha il diritto di chiederne la restituzione direttamente al fornitore di energia. Quest’ultimo, a sua volta, potrà rivalersi nei confronti dello Stato. L’azione esperibile è quella di ripetizione dell’indebito, prevista dall’articolo 2033 del codice civile, soggetta al termine di prescrizione ordinario di dieci anni.

Le motivazioni della decisione

Le motivazioni della Corte Suprema si basano sull’impatto della sentenza della Corte Costituzionale. Questa pronuncia ha risolto alla radice la questione della compatibilità della norma interna con il diritto europeo, rendendo superfluo l’esame dei motivi di ricorso incentrati sulla disapplicazione. La declaratoria di incostituzionalità ha eliminato retroattivamente il fondamento giuridico del pagamento (causa giustificatrice), creando così il presupposto per l’azione di restituzione. La Cassazione, pur rigettando il ricorso, ha corretto la motivazione della sentenza d’appello, allineandola a questo nuovo e decisivo principio giuridico. Le spese legali sono state compensate tra le parti, proprio in considerazione del fatto che la decisione si fonda su una pronuncia di incostituzionalità intervenuta solo dopo l’inizio del giudizio di legittimità.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un importante diritto per le imprese e i consumatori. Chiunque abbia pagato l’addizionale provinciale sull’energia elettrica, ora dichiarata illegittima, può agire legalmente per ottenerne il rimborso. L’azione va intentata nei confronti del proprio fornitore di energia, il quale ha incassato le somme a titolo di rivalsa. La decisione chiarisce che il rapporto è di natura privatistica e si risolve attraverso l’istituto della ripetizione dell’indebito, semplificando il percorso per il recupero di quanto versato non dovuto.

Chi ha diritto a chiedere il rimborso delle accise sull’energia elettrica dichiarate illegittime?
Il consumatore finale che ha corrisposto al fornitore di energia l’imposta riconosciuta in contrasto con il diritto dell’Unione Europea e successivamente dichiarata incostituzionale.

Contro chi deve essere presentata la richiesta di rimborso delle accise non dovute?
L’azione di ripetizione dell’indebito, secondo l’art. 2033 c.c., deve essere esercitata direttamente nei confronti del fornitore che ha ricevuto il pagamento. Sarà poi il fornitore, a sua volta, a potersi rivalere nei confronti dello Stato.

Perché la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società energetica?
La Corte ha rigettato il ricorso perché, a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale, la norma che istituiva l’addizionale provinciale è stata dichiarata illegittima con effetto retroattivo. Questo ha fatto venir meno la base giuridica del pagamento, legittimando pienamente la richiesta di restituzione del consumatore finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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