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Rimborso accise energia: la Cassazione conferma

Una società cliente ha richiesto e ottenuto il rimborso di un’addizionale provinciale sulle accise pagata al proprio fornitore di energia. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del fornitore, confermando il diritto del cliente al rimborso accise energia direttamente da quest’ultimo. La decisione si fonda sulla sopravvenuta dichiarazione di incostituzionalità della norma che istituiva la tassa, stabilendo inoltre l’applicazione di interessi moratori maggiorati sulla somma da restituire.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Tributario, Giurisprudenza Civile

Rimborso Accise Energia: La Cassazione Conferma il Diritto alla Restituzione Diretta dal Fornitore

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema di grande attualità e rilevanza per consumatori e imprese: il rimborso accise energia relative all’addizionale provinciale. La Suprema Corte ha stabilito principi chiari sulla restituzione delle somme indebitamente versate a seguito della dichiarazione di incostituzionalità della norma che le aveva introdotte. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

Il Contesto: La Richiesta di Rimborso dell’Addizionale Provinciale

Una società cliente aveva convenuto in giudizio il proprio fornitore di energia elettrica per ottenere la restituzione delle somme pagate a titolo di addizionale provinciale sulle accise per gli anni 2010 e 2011. La tesi della società era che tale addizionale, imposta dalla legge italiana, fosse in contrasto con la normativa europea (Direttiva 2008/118/CE) poiché non destinata a una finalità specifica, come richiesto dall’Unione Europea.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla società cliente, condannando il fornitore a rimborsare gli importi versati, oltre alle spese legali. Il fornitore, tuttavia, decideva di ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso del Fornitore Energetico

Il fornitore di energia ha basato il proprio ricorso su due argomenti principali:

1. Errata individuazione del soggetto obbligato al rimborso: Secondo il fornitore, la direttiva europea non poteva essere applicata direttamente nei rapporti tra privati (cosiddetto ‘effetto orizzontale’). Pertanto, il cliente avrebbe dovuto chiedere il rimborso allo Stato (attraverso l’Agenzia delle Dogane) e non al fornitore privato.
2. Errato calcolo degli interessi: Il fornitore contestava l’applicazione degli interessi moratori previsti per le transazioni commerciali (D.Lgs. 231/2001), sostenendo che non fossero applicabili a un caso di restituzione di somme non dovute (indebito oggettivo).

Le Motivazioni della Cassazione sul Rimborso Accise Energia

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi del ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali. L’elemento decisivo è stato un intervento della Corte Costituzionale che, nelle more del giudizio, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma che istituiva l’addizionale provinciale.

La Questione della Legittimazione Passiva

Sul primo punto, la Suprema Corte ha superato la questione dell’applicabilità della direttiva europea, basando la propria decisione sulla sopravvenuta sentenza della Corte Costituzionale. La dichiarazione di incostituzionalità ha fatto venir meno, con effetto retroattivo, la base giuridica del pagamento. Di conseguenza, il versamento effettuato dal cliente al fornitore è diventato un ‘indebito oggettivo’. In questi casi, chi ha ricevuto il pagamento (il fornitore) è tenuto a restituirlo a chi lo ha effettuato (il cliente), a prescindere dal fatto che il fornitore dovesse poi riversare tale somma allo Stato. Il diritto al rimborso accise energia sorge quindi direttamente nel rapporto tra cliente e fornitore.

Il Calcolo degli Interessi di Mora

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha affermato un principio importante: il tasso di interesse maggiorato previsto dall’art. 1284, quarto comma, del codice civile si applica anche alle obbligazioni restitutorie derivanti da nullità contrattuale. Poiché la clausola contrattuale che imponeva il pagamento dell’addizionale è diventata nulla a causa del suo contrasto con norme imperative (principio rafforzato dalla dichiarazione di incostituzionalità), l’obbligo di restituzione rientra in questa casistica. Di conseguenza, è corretto applicare un saggio di interessi più elevato rispetto a quello legale ordinario.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza della Cassazione consolida un orientamento giurisprudenziale favorevole ai consumatori e alle imprese. Le conclusioni principali sono due:

1. Diritto al rimborso diretto: I soggetti che hanno pagato l’addizionale provinciale sulle accise sull’energia elettrica, ora dichiarata incostituzionale, possono chiederne la restituzione direttamente al proprio fornitore, senza dover avviare un complesso contenzioso contro l’amministrazione finanziaria.
2. Interessi maggiorati: Sulle somme da rimborsare spettano gli interessi di mora calcolati secondo il tasso più vantaggioso previsto dall’art. 1284, quarto comma, c.c., riconoscendo la natura dell’obbligazione restitutoria derivante da nullità.

Questa decisione fornisce quindi strumenti più efficaci per recuperare quanto indebitamente versato, semplificando l’iter per cittadini e aziende.

A chi deve chiedere il rimborso il consumatore finale per le accise sull’energia dichiarate incostituzionali?
La Corte di Cassazione ha chiarito che il rimborso deve essere richiesto direttamente al fornitore di energia che ha materialmente incassato le somme, il quale è il soggetto obbligato alla restituzione.

Perché il fornitore di energia deve rimborsare una tassa che avrebbe dovuto versare allo Stato?
Perché la dichiarazione di incostituzionalità della norma che istituiva la tassa fa venir meno la causa giuridica del pagamento. Si configura un ‘indebito oggettivo’ nel rapporto tra il cliente che ha pagato e il fornitore che ha ricevuto la somma, obbligando quest’ultimo alla restituzione.

Quale tasso di interesse si applica alle somme da rimborsare per le accise indebite?
Si applica il saggio di interessi maggiorato previsto dall’articolo 1284, quarto comma, del codice civile. La Corte ha stabilito che tale tasso è applicabile poiché l’obbligo di restituzione deriva dalla nullità della clausola contrattuale che imponeva il pagamento di una tassa incostituzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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