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Rilievo incompetenza territoriale: il termine ultimo

Una lavoratrice ha citato in giudizio un’azienda sanitaria pubblica per ottenere il riconoscimento del suo rapporto di lavoro come subordinato. Il giudice di primo grado ha dichiarato la propria incompetenza territoriale dopo la prima udienza. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della lavoratrice, stabilendo che il potere del giudice di sollevare d’ufficio l’incompetenza territoriale si esaurisce con la prima udienza. Di conseguenza, il caso è stato rinviato al giudice originariamente adito.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Incompetenza territoriale: il Giudice non può rilevarla dopo la prima udienza

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale di procedura civile applicata al diritto del lavoro: i limiti temporali entro cui un giudice può dichiarare la propria incompetenza territoriale. La Suprema Corte, con una decisione netta, ribadisce un principio fondamentale per la certezza dei diritti e la ragionevole durata del processo: il potere del giudice di sollevare d’ufficio tale questione si esaurisce con la prima udienza.

I Fatti di Causa: dalla richiesta di riconoscimento del rapporto di lavoro all’eccezione tardiva

Una lavoratrice aveva prestato la propria attività per un’Azienda Sanitaria Locale dal 2005 al 2018, formalmente sulla base di contratti di lavoro autonomo. Ritenendo che la sua fosse in realtà una prestazione di natura subordinata, ha intentato una causa per ottenere il riconoscimento di tale rapporto, con tutte le conseguenze del caso: ricostruzione della carriera, differenze retributive e risarcimento dei danni.

Il Tribunale adito, tuttavia, dopo lo svolgimento di alcune udienze, ha sorpreso le parti dichiarando d’ufficio la propria incompetenza per territorio, indicando come competenti altri fori. La lavoratrice ha immediatamente proposto regolamento di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando che tale decisione fosse stata presa ben oltre il termine perentorio stabilito dalla legge.

I motivi del ricorso e la questione dell’incompetenza territoriale

Il motivo principale del ricorso, che si è rivelato decisivo, riguardava proprio la violazione dell’articolo 428 del codice di procedura civile. Secondo la difesa della lavoratrice, questa norma stabilisce che l’incompetenza territoriale può essere rilevata dal giudice non oltre la prima udienza di trattazione. Nel caso di specie, il giudice aveva sollevato la questione solo alla terza udienza, rendendo la sua decisione illegittima per tardività.

Gli altri motivi, seppur assorbiti, contestavano nel merito la scelta del foro alternativo, l’errata valutazione del luogo di stipula del contratto e l’irrilevanza della cessazione del singolo rapporto di lavoro ai fini della determinazione della competenza.

Il rilievo d’ufficio dell’incompetenza territoriale: le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto a tutti gli altri. Richiamando la propria giurisprudenza consolidata (in particolare le sentenze n. 10516/2019 e n. 2318/2024), ha riaffermato con forza che il termine per il rilievo d’ufficio dell’incompetenza territoriale è la prima udienza in senso cronologico.

I giudici hanno specificato che questa udienza è quella fissata con il decreto iniziale del giudice, come previsto dall’articolo 415 c.p.c. Il legislatore, con le riforme processuali, ha inteso accelerare al massimo la risoluzione delle questioni di competenza per evitare inutili dilatazioni dei tempi processuali. La Corte ha analizzato il diario del processo di primo grado, constatando che la prima udienza si era regolarmente tenuta (seppur con trattazione scritta) e che l’Azienda Sanitaria convenuta non aveva sollevato alcuna eccezione. I successivi rinvii, disposti per altre esigenze processuali, non avevano la facoltà di ‘riaprire’ un termine ormai scaduto. Pertanto, il giudice, sollevando la questione di competenza mesi dopo la prima udienza, aveva agito al di fuori dei poteri conferitigli dalla legge.

Conclusioni: la competenza del giudice originariamente adito e le implicazioni pratiche

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato l’ordinanza impugnata e ha dichiarato la competenza del Tribunale originariamente adito, davanti al quale le parti dovranno riassumere il processo. La pronuncia ha un’importante valenza pratica: sancisce che le regole sulla competenza, pur essendo volte a individuare il giudice ‘naturale’ della controversia, sono subordinate a preclusioni temporali rigide per garantire la stabilità del processo. Una volta superata la prima udienza senza che né le parti né il giudice abbiano sollevato la questione, la competenza si radica definitivamente presso il giudice adito. Questa decisione rafforza la tutela del lavoratore, evitando che il processo subisca battute d’arresto per questioni procedurali sollevate tardivamente.

Entro quale momento il giudice del lavoro può dichiarare d’ufficio la propria incompetenza territoriale?
Secondo la Corte di Cassazione, il giudice può rilevare d’ufficio la propria incompetenza territoriale non oltre la prima udienza di trattazione, intesa in senso cronologico.

Se la prima udienza viene rinviata o sostituita da note scritte, il termine per il rilievo dell’incompetenza territoriale si sposta?
No. La Corte ha chiarito che la prima udienza, anche se celebrata tramite deposito di note scritte, segna il termine ultimo. I rinvii successivi non riaprono tale termine, a meno che non siano dovuti a un’attività meramente preliminare (come un tentativo di conciliazione non esaurito) che di fatto impedisce la trattazione.

Cosa succede se il giudice dichiara la propria incompetenza territoriale dopo la prima udienza?
La sua ordinanza è illegittima. Se impugnata con regolamento di competenza, la Corte di Cassazione la annullerà, dichiarando la competenza del giudice che si era erroneamente dichiarato incompetente e rimettendo la causa a quest’ultimo per la prosecuzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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