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Riduzione trattamento accessorio: illegittimo il taglio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13204/2024, ha dichiarato illegittima la riduzione del trattamento accessorio operata da un’Azienda Sanitaria tramite un taglio forfettario del 30%. La Corte ha stabilito che la normativa sul contenimento della spesa pubblica impone una “cristallizzazione” dei fondi ai livelli del 2010 e una successiva riduzione proporzionale alla diminuzione del personale, non un taglio lineare e arbitrario. Viene così cassata la sentenza d’appello e affermato il diritto dei dipendenti a un ricalcolo basato sulle corrette modalità attuative, con conseguente restituzione delle somme indebitamente trattenute.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Riduzione Trattamento Accessorio: la Cassazione boccia i tagli forfettari

La questione della riduzione del trattamento accessorio nel pubblico impiego è un tema complesso, al centro di un delicato equilibrio tra diritti dei lavoratori e necessità di contenimento della spesa pubblica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che le Amministrazioni non possono procedere con tagli lineari e arbitrari sulla busta paga dei propri dipendenti, ma devono seguire un preciso iter normativo. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un gruppo di dirigenti medici di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) si è rivolto al Tribunale per contestare una decisione del proprio datore di lavoro. L’Azienda, a partire dal 2012, aveva disposto una decurtazione del 30% sulla remunerazione variabile aziendale, procedendo a recuperare le somme tramite trattenute dirette in busta paga. La motivazione addotta era la necessità di rispettare le norme sul contenimento della spesa pubblica, in particolare l’art. 9, comma 2-bis, del D.L. 78/2010.

I dirigenti sostenevano che tale taglio fosse illegittimo perché arbitrario e non conforme alle modalità previste dalla legge, che imponeva una riduzione proporzionale alla diminuzione del personale e non un taglio percentuale fisso (a forfait).

Mentre il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto le ragioni dei lavoratori, la Corte d’Appello aveva riformato la decisione, dando piena ragione all’Azienda Sanitaria. Secondo i giudici d’appello, la riduzione era legittima in quanto espressione dell’esigenza di contenere la spesa pubblica. Contro questa sentenza, i dirigenti medici hanno proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dei lavoratori, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo esame. Il principio affermato è netto: la riduzione del trattamento accessorio non può avvenire tramite un taglio percentuale generalizzato, ma deve seguire le specifiche regole dettate dalla normativa.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha ricostruito in dettaglio la normativa di riferimento, chiarendo la corretta interpretazione dell’art. 9, comma 2-bis, del D.L. 78/2010. Questa norma persegue due obiettivi:

1. Cristallizzazione: Fissare un tetto massimo per le risorse destinate al trattamento accessorio, che non possono superare l’importo stanziato nell’anno 2010.
2. Riduzione Proporzionale: Prevedere che tale tetto venga automaticamente ridotto in misura proporzionale alla diminuzione del personale in servizio. Se, ad esempio, il personale si riduce del 5%, anche il fondo per la retribuzione accessoria deve diminuire proporzionalmente.

La decisione dell’Azienda Sanitaria di applicare un taglio secco del 30% a tutti i dipendenti contrasta palesemente con la lettera della norma. Questo metodo, definito a forfait, è illegittimo perché non tiene conto della dinamica effettiva del personale e si traduce in una penalizzazione arbitraria.

La Corte ha specificato che l’operazione corretta, anche se eseguita ex post, deve seguire questi passaggi:

* Ricalcolo del Fondo: Verificare, anno per anno, le cessazioni dal servizio e ricalcolare l’ammontare del fondo, depurandolo delle quote relative al personale non più in servizio.
* Calcolo della spettanza individuale: Sulla base del nuovo fondo ridotto, calcolare quanto spetta a ciascun medico secondo le regole contrattuali esistenti (graduazione delle funzioni, etc.).
* Verifica e conguaglio: Confrontare quanto effettivamente percepito da ogni dipendente con quanto spettante a seguito del ricalcolo e determinare le eventuali somme da restituire.

Infine, la Cassazione ha ribadito che questa controversia non riguarda un atto di macro-organizzazione insindacabile dal giudice ordinario, ma la lesione di diritti soggettivi dei lavoratori alla corretta percezione della propria retribuzione. Pertanto, il giudice ordinario ha piena competenza per accertare l’illegittimità del comportamento del datore di lavoro.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un importante punto di riferimento per tutto il settore del pubblico impiego. Le Pubbliche Amministrazioni, pur dovendo rispettare i vincoli di bilancio, non hanno carta bianca nella gestione delle retribuzioni accessorie. La riduzione del trattamento accessorio deve avvenire nel rispetto di un criterio di proporzionalità legato alle effettive variazioni dell’organico. I tagli lineari e indifferenziati sono illegittimi. I dipendenti pubblici che hanno subito decurtazioni simili hanno il diritto di chiedere in giudizio il corretto ricalcolo delle proprie spettanze e la restituzione di quanto indebitamente trattenuto.

Una Pubblica Amministrazione può ridurre lo stipendio accessorio dei suoi dipendenti con un taglio percentuale fisso?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un taglio forfettario e lineare, come una percentuale fissa applicata a tutti, è illegittimo perché non rispetta il criterio di proporzionalità previsto dalla legge.

Come deve essere calcolata la riduzione del fondo per il trattamento accessorio secondo la legge?
Il fondo deve essere prima “cristallizzato”, ovvero bloccato all’importo dell’anno 2010. Successivamente, questo importo deve essere ridotto in misura proporzionale alla diminuzione del personale in servizio. Il nuovo fondo così ricalcolato viene poi suddiviso tra i dipendenti rimasti.

Cosa possono fare i dipendenti pubblici che hanno subito un taglio dello stipendio accessorio ritenuto illegittimo?
Possono agire in giudizio davanti al giudice ordinario per far accertare la violazione del loro diritto soggettivo alla corretta retribuzione. Possono quindi chiedere il ricalcolo di quanto loro spettante secondo i criteri di legge e la restituzione delle somme che sono state indebitamente trattenute dal datore di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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