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Riduzione tariffaria: la Cassazione nega il diritto

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di alcuni ex dipendenti di una società energetica che chiedevano il ripristino di una riduzione tariffaria sulla fornitura di energia elettrica, soppressa dall’azienda. La Corte ha dichiarato estinto il giudizio per la maggior parte dei ricorrenti a causa di un vizio procedurale. Per i restanti, ha rigettato il ricorso, stabilendo che la riduzione tariffaria non costituisce un diritto quesito né ha natura retributiva, in quanto deriva da un accordo collettivo e non dal contratto individuale. Pertanto, la società era legittimata a revocarla.

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Riduzione Tariffaria: Quando un Beneficio Aziendale Non è un Diritto per Sempre

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema della riduzione tariffaria sull’energia elettrica per gli ex dipendenti di una grande società energetica. La decisione chiarisce un punto fondamentale: un’agevolazione concessa tramite accordo collettivo non si trasforma automaticamente in un diritto acquisito e intoccabile per il lavoratore. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

Il Fatto: la Fine di un’Agevolazione e il Ricorso in Tribunale

Un gruppo di ex dipendenti di una nota società del settore energetico si era rivolto al Tribunale lamentando la soppressione, a partire dal 2016, di un beneficio di cui avevano sempre goduto: una tariffa agevolata sul consumo di energia elettrica. Sostenendo di aver subito un danno patrimoniale, chiedevano al giudice non solo il risarcimento ma anche il ripristino del beneficio.

Le loro richieste, tuttavia, erano state respinte sia in primo grado che in appello. I giudici di merito avevano stabilito la legittimità della decisione aziendale. Di conseguenza, gli ex dipendenti hanno portato il caso davanti alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e la Natura della Riduzione Tariffaria

La Suprema Corte ha emesso una decisione complessa, distinguendo la posizione della maggioranza dei ricorrenti da quella di due soli di essi.

L’Estinzione del Giudizio per Vizio Procedurale

Per quasi tutti gli ex dipendenti, il processo si è concluso con una declaratoria di estinzione. La ragione è puramente procedurale: dopo una proposta di definizione accelerata del giudizio, i loro difensori non avevano presentato una valida istanza di decisione, poiché mancavano di una ‘nuova’ procura speciale richiesta dalla normativa all’epoca vigente. Questo errore ha impedito alla Corte di esaminare il merito delle loro specifiche posizioni.

Il Rigetto del Ricorso nel Merito

Per i due ricorrenti che avevano invece seguito la procedura corretta, la Corte ha esaminato la questione centrale e ha rigettato il ricorso, confermando le sentenze precedenti. Il cuore della decisione si basa sulla natura giuridica dell’agevolazione tariffaria.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato: la riduzione tariffaria sull’energia elettrica non ha natura retributiva. Questo significa che non è considerata parte dello stipendio del dipendente. Il suo fondamento non risiede nella prestazione lavorativa individuale (qualità, quantità o durata), ma esclusivamente nelle disposizioni di un contratto collettivo.

Poiché il beneficio non è legato al contratto individuale di lavoro e non prescinde dalla qualità e quantità della prestazione lavorativa, non può essere classificato come ‘diritto quesito’, ovvero un diritto definitivamente acquisito dal lavoratore. Di conseguenza, la Corte ha ritenuto legittimo il recesso della società dalla regolamentazione collettiva che prevedeva tale agevolazione. In altre parole, venuto meno l’accordo collettivo che lo istituiva, è venuto meno anche il diritto a goderne.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione sui benefit aziendali. I vantaggi che non fanno parte della retribuzione diretta e che derivano esclusivamente da accordi collettivi sono legati alla vita di tali accordi. Se l’azienda recede legittimamente da questi patti, anche i benefici correlati possono cessare, senza che i lavoratori (o ex lavoratori) possano rivendicare un diritto perpetuo. La distinzione tra diritti derivanti dal contratto individuale e agevolazioni previste dalla contrattazione collettiva è, ancora una volta, cruciale per definire il perimetro dei diritti e dei doveri nel rapporto di lavoro.

Perché il giudizio è stato dichiarato estinto per la maggior parte dei ricorrenti?
Il giudizio è stato dichiarato estinto a causa di un vizio procedurale. I ricorrenti non hanno conferito una ‘nuova’ procura speciale al loro difensore per presentare l’istanza di decisione, un atto che all’epoca dei fatti era necessario secondo la normativa vigente.

La riduzione tariffaria sull’energia è considerata parte dello stipendio?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale beneficio non ha natura retributiva, poiché non dipende dalla qualità, quantità o durata della prestazione lavorativa, ma trova il suo unico fondamento nelle disposizioni del contratto collettivo.

Un’azienda può revocare un beneficio come la riduzione tariffaria?
Sì. Secondo la Corte, poiché la riduzione tariffaria non è un ‘diritto quesito’ ma deriva da un accordo collettivo, l’azienda può legittimamente revocarla recedendo da tale accordo, senza ledere i diritti individuali dei dipendenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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