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Ricusazione giudici: quando la richiesta è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un’istanza di ricusazione giudici presentata da una società agricola. La società sosteneva la mancanza di imparzialità di tre magistrati, poiché avevano già deciso su ricorsi connessi alla stessa vicenda immobiliare. La Corte ha chiarito che decidere su cause diverse, seppur collegate, non costituisce motivo di ricusazione, e che l’inimicizia grave non può essere desunta dal contenuto di precedenti provvedimenti sfavorevoli. L’istanza è stata respinta con condanna a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricusazione Giudici: Quando la Precedente Decisione non Comporta Incompatibilità

L’istituto della ricusazione giudici rappresenta una garanzia fondamentale per l’imparzialità del processo. Tuttavia, il suo utilizzo deve essere ancorato a presupposti rigorosi e non può trasformarsi in uno strumento per contestare decisioni sfavorevoli. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene proprio su questo delicato equilibrio, chiarendo i confini di applicabilità dell’istituto, specialmente quando i magistrati ricusati si sono già pronunciati su vicende connesse. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Una società agricola impugnava per cassazione una sentenza del Tribunale relativa a una complessa vicenda immobiliare. La controversia principale verteva sulla vendita all’asta di un immobile e sulle successive opposizioni promosse dalla società. Prima della trattazione del ricorso, fissata dinanzi alla terza sezione civile, la società depositava un’istanza di ricusazione nei confronti del giudice relatore e di altri due componenti del collegio.

Le Ragioni della Ricusazione Giudici secondo la Ricorrente

La società basava la sua istanza su due principali motivi, entrambi riconducibili all’articolo 51 del codice di procedura civile:

1. Mancanza di terzietà e imparzialità (art. 51, n. 4 c.p.c.): La ricorrente sosteneva che i tre magistrati non fossero imparziali perché avevano già fatto parte di due collegi che avevano esaminato e rigettato altri due ricorsi per cassazione, proposti dalla stessa società e relativi alla medesima lite sulla divisione e vendita dell’immobile. Secondo la tesi difensiva, tutte le opposizioni e i ricorsi facevano parte di un “unico processo” di divisione, e quindi i giudici si erano già espressi sulla questione centrale.

2. Grave inimicizia (art. 51, n. 3 c.p.c.): La società deduceva l’esistenza di una grave inimicizia dal contenuto di una precedente ordinanza, definita “abnorme”. A suo dire, i giudici avrebbero ingiustamente dichiarato inammissibile un ricorso, manifestando “astio” nei confronti del difensore e del suo cliente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’istanza di ricusazione manifestamente inammissibile, smontando punto per punto le argomentazioni della società ricorrente. I giudici hanno fornito chiarimenti essenziali sui presupposti per una valida istanza di ricusazione.

Sulla Presunta Mancanza di Imparzialità

La Corte ha specificato che l’ipotesi di cui all’art. 51, n. 4 c.p.c. (aver conosciuto della causa in altro grado del processo) non era assolutamente applicabile al caso di specie. I precedenti giudizi in cui i magistrati ricusati avevano prestato il loro ufficio non costituivano un “altro grado” del procedimento in esame.

Inoltre, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: la ricusazione per questo motivo può operare solo quando vi sia perfetta identità di personae (parti), petitum (oggetto della domanda) e causa petendi (ragioni della domanda) tra la causa già decisa e quella da decidere. Nel caso in questione, sebbene i ricorsi scaturissero dalla stessa fattispecie concreta, avevano ad oggetto questioni formalmente e giuridicamente distinte (un’opposizione a un decreto di trasferimento, un’opposizione a un verbale di immissione in possesso, etc.). Pertanto, aver deciso su ricorsi connessi non rende un giudice incompatibile a deciderne altri.

Sulla Presunta Grave Inimicizia

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Corte ha ricordato la sua giurisprudenza consolidata, secondo cui la grave inimicizia non può essere desunta dal contenuto di provvedimenti giurisdizionali emessi in altri processi, anche se sfavorevoli alla parte ricusante. L’unica eccezione si verifica quando le “anomalie” del provvedimento sono tali da renderlo non più identificabile come un atto giurisdizionale, circostanza che non ricorreva nel caso in esame. Il disaccordo, anche profondo, con una decisione giudiziaria non è prova di inimicizia del giudice, ma una normale dinamica processuale che va affrontata con gli strumenti di impugnazione previsti dalla legge, non con la ricusazione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame riafferma con forza che la ricusazione è un istituto eccezionale, i cui motivi sono tassativamente previsti dalla legge e devono essere interpretati in modo restrittivo. Non può essere utilizzata come un pretesto per liberarsi di un giudice percepito come sfavorevole o per contestare nel merito le sue precedenti decisioni. La Corte ha sottolineato che la partecipazione di un magistrato a decisioni su casi connessi non viola di per sé il principio di imparzialità. La decisione si conclude con una dichiarazione di inammissibilità dell’istanza e con la condanna della società ricorrente al pagamento di una sanzione pecuniaria, a sottolineare la temerarietà della richiesta.

Aver già deciso su un caso connesso è motivo di ricusazione per un giudice?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il fatto che un giudice abbia già deciso su ricorsi diversi, anche se scaturiti dalla medesima vicenda concreta, non è motivo di ricusazione. L’incompatibilità sussiste solo quando vi è identità di parti, oggetto e ragioni della domanda tra la causa già decisa e quella da decidere, e non quando si tratta di procedimenti distinti.

Un provvedimento giudiziario ritenuto “sbagliato” o “anomalo” può dimostrare l’inimicizia del giudice?
Di norma, no. La grave inimicizia, come motivo di ricusazione, non può essere dedotta dal contenuto di precedenti provvedimenti sfavorevoli emessi dal giudice. L’unica eccezione, molto rara, si ha quando le anomalie della decisione sono tali da farle perdere la sua natura di atto giurisdizionale, cosa che non è stata ravvisata in questo caso.

Cosa succede se un’istanza di ricusazione viene dichiarata inammissibile?
Quando un’istanza di ricusazione è ritenuta inammissibile, non solo viene respinta, ma la parte che l’ha proposta può essere condannata al pagamento di una sanzione pecuniaria, come previsto dall’art. 54, terzo comma, c.p.c. In questo caso, la società ricorrente è stata condannata a pagare una sanzione di 250 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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