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Ricorso tardivo: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva dichiarato la nullità di un contratto preliminare. La decisione si fonda sul fatto che il ricorso è stato presentato oltre i termini di legge, configurandosi come un ricorso tardivo. La Corte chiarisce che la successiva ordinanza di correzione della sentenza impugnata non riapre i termini per l’impugnazione sulle parti non oggetto della correzione stessa.

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Ricorso Tardivo: la Scure dell’Inammissibilità anche Dopo la Correzione della Sentenza

Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. Rispettare le scadenze processuali non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per la validità degli atti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda quanto possa essere perentorio questo principio, analizzando un caso di ricorso tardivo presentato oltre i termini di legge. La vicenda, nata da una controversia su un contratto preliminare di compravendita immobiliare, si è conclusa con una dichiarazione di inammissibilità, offrendo importanti spunti di riflessione sull’impugnazione delle sentenze corrette.

I Fatti di Causa

La controversia ha origine da un contratto preliminare per la vendita di un immobile. La promissaria acquirente citava in giudizio il promittente venditore, lamentando che questi non aveva dichiarato la presenza di un’ipoteca sull’immobile. Al momento del rogito definitivo, il venditore non aveva estinto il mutuo, impedendo di fatto la stipula.

Il Tribunale di primo grado aveva dichiarato la risoluzione del contratto preliminare. La questione è poi giunta dinanzi alla Corte d’Appello, la quale ha ribaltato la decisione, dichiarando la nullità integrale del contratto preliminare. Di conseguenza, ha ordinato alla promissaria acquirente l’immediata restituzione dell’immobile e al promittente venditore la restituzione delle somme ricevute. Successivamente, la Corte d’Appello ha emesso un’ordinanza per correggere un errore materiale nel dispositivo della sua sentenza.

L’inammissibilità del Ricorso Tardivo

La promissaria acquirente ha deciso di impugnare la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione. Tuttavia, il punto cruciale della vicenda non risiede nel merito della nullità contrattuale, ma nella tempistica del ricorso.

La sentenza d’appello era stata depositata il 6 aprile 2020. Tenendo conto dei periodi di sospensione dei termini (sia per l’emergenza Covid-19 sia per la pausa feriale), il termine ultimo per proporre ricorso scadeva l’11 giugno 2021. Il ricorso è stato invece notificato solo il 25 giugno 2021, risultando quindi un ricorso tardivo.

La difesa della ricorrente ha tentato di far leva sull’ordinanza di correzione, depositata il 9 luglio 2020, sostenendo che questa potesse aver riaperto i termini. La Cassazione ha però respinto categoricamente questa interpretazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione su un’interpretazione rigorosa dell’art. 288, ultimo comma, del codice di procedura civile. Questo articolo stabilisce che le sentenze possono essere impugnate relativamente alle parti corrette nel termine ordinario, che decorre dalla notifica dell’ordinanza di correzione.

Il punto chiave, sottolineato dai giudici, è che questa norma consente di impugnare solo ed esclusivamente le parti della sentenza che sono state oggetto della correzione. Nel caso di specie, la correzione riguardava la condanna al pagamento dell’indennità di occupazione, un punto che non era stato contestato nei motivi del ricorso per cassazione. I motivi del ricorso, infatti, vertevano unicamente sulla declaratoria di nullità dell’intero contratto preliminare, una parte della sentenza rimasta del tutto inalterata dalla correzione.

Di conseguenza, il termine per impugnare la nullità del contratto non è mai stato riaperto o spostato dall’ordinanza di correzione. Essendo il ricorso stato presentato oltre la scadenza dell’11 giugno 2021, la Corte non ha potuto fare altro che dichiararlo inammissibile per tardività.

Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale della procedura civile: i termini per impugnare sono perentori e il loro mancato rispetto conduce all’inammissibilità del gravame, impedendo qualsiasi esame nel merito. La possibilità di impugnare una sentenza dopo un’ordinanza di correzione è strettamente limitata alle sole parti modificate. Chi intende contestare altre statuizioni della sentenza deve comunque rispettare il termine originario, che decorre dalla pubblicazione della sentenza stessa. La decisione serve da monito sulla necessità di una gestione attenta e precisa delle scadenze processuali, il cui superamento può compromettere irrimediabilmente l’esito di un giudizio.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché si è trattato di un ricorso tardivo, ovvero è stato presentato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge, che nel caso specifico scadeva l’11 giugno 2021, mentre il ricorso è stato notificato il 25 giugno 2021.

La correzione di un errore materiale in una sentenza riapre i termini per impugnare l’intera decisione?
No. Secondo la Corte, la correzione di un errore materiale fa decorrere un nuovo termine per impugnare solo ed esclusivamente le parti della sentenza che sono state oggetto della correzione. Non ha alcun effetto sui termini per impugnare le altre parti della decisione, che rimangono invariate.

Quali sono le conseguenze di un ricorso tardivo?
La conseguenza principale è la dichiarazione di inammissibilità. Ciò significa che il giudice non può entrare nel merito delle questioni sollevate e deve rigettare l’impugnazione per ragioni puramente procedurali. La parte che ha proposto il ricorso tardivo viene, di norma, condannata al pagamento delle spese legali della controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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