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Ricorso tardivo nel lavoro: la Cassazione decide

Una lavoratrice, impiegata da un ente pubblico come LSU, ha ottenuto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. L’ente ha presentato ricorso in Cassazione, ma la Suprema Corte lo ha dichiarato inammissibile. Il motivo è un ricorso tardivo, presentato oltre il termine perentorio di sei mesi dalla pubblicazione della sentenza d’appello, evidenziando il rigore dei termini processuali nel diritto del lavoro.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso Tardivo nel Lavoro: la Cassazione Sottolinea l’Importanza dei Termini

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 15319 del 31 maggio 2024, ci offre un’importante lezione sulla perentorietà dei termini processuali, specialmente nel diritto del lavoro. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile l’impugnazione di un ente pubblico perché si trattava di un ricorso tardivo, senza nemmeno entrare nel merito delle questioni sollevate. Questo caso dimostra come un errore procedurale possa essere fatale e precludere definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di una lavoratrice impiegata per quasi otto anni presso una Provincia come Lavoratrice Socialmente Utile (LSU). Ritenendo che il suo rapporto di lavoro avesse in realtà le caratteristiche della subordinazione, ha citato in giudizio l’ente pubblico per ottenere il pagamento delle differenze retributive.

Il Tribunale di primo grado le ha dato ragione, accogliendo la domanda. La Provincia ha impugnato la decisione, ma la Corte d’Appello ha non solo rigettato l’appello principale, ma ha anche parzialmente accolto quello incidentale della lavoratrice, confermando la natura subordinata del rapporto. I giudici di secondo grado hanno evidenziato elementi inequivocabili: un orario di lavoro fisso e superiore a quello previsto dal progetto, la rilevazione delle presenze tramite firma e badge elettronico, e il pieno assoggettamento al potere direttivo di un preposto. Di conseguenza, hanno applicato l’art. 2126 del Codice Civile, che tutela il lavoratore in caso di prestazione di fatto.

La questione del ricorso tardivo in Cassazione

Insoddisfatta della decisione d’appello, la Provincia ha deciso di ricorrere in Cassazione, sollevando due motivi. Il primo contestava la qualificazione del rapporto come subordinato, mentre il secondo, in via subordinata, criticava la decisione sulla sospensione della prescrizione dei crediti retributivi. Tuttavia, la difesa della lavoratrice ha sollevato un’eccezione preliminare di inammissibilità per tardività del ricorso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione non ha esaminato i motivi di ricorso presentati dalla Provincia, concentrandosi unicamente sull’eccezione di tardività, che si è rivelata fondata. La decisione si basa su una rigorosa applicazione delle norme processuali.

I giudici hanno osservato che la sentenza della Corte d’Appello era stata pubblicata il 25 luglio 2018. In assenza di notifica, si applica il cosiddetto “termine lungo” per impugnare, che, secondo l’art. 327 c.p.c. (nella versione applicabile al caso), è di sei mesi. Il termine per presentare il ricorso scadeva quindi il 25 gennaio 2019.

La Corte ha inoltre ribadito un principio fondamentale: nelle controversie di lavoro, non si applica la sospensione feriale dei termini (dal 1 al 31 agosto). Di conseguenza, il calcolo dei sei mesi non poteva essere interrotto o prolungato.

Il ricorso della Provincia risultava datato 19 febbraio 2019 e notificato il giorno successivo, ben oltre la scadenza del 25 gennaio 2019. Questo ritardo ha reso il ricorso tardivo e, pertanto, inammissibile.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso e ha condannato l’ente pubblico al pagamento delle spese legali. La decisione, pur essendo di natura puramente processuale, è estremamente significativa. Essa riafferma che il rispetto dei termini per le impugnazioni è un presupposto indispensabile per l’accesso alla giustizia. Un errore di calcolo o una svista possono vanificare le migliori argomentazioni di merito, rendendo definitiva una sentenza sfavorevole. Per gli avvocati e le parti in causa, questo caso serve come monito sull’importanza di una gestione attenta e precisa delle scadenze processuali, soprattutto in materie, come quella lavoristica, soggette a regole specifiche.

Qual è il termine per presentare un ricorso in Cassazione se la sentenza d’appello non è stata notificata?
In base all’art. 327 del Codice di Procedura Civile, come modificato dalla Legge 69/2009 e applicabile ai giudizi iniziati dopo la sua entrata in vigore, il termine ‘lungo’ per l’impugnazione è di sei mesi dalla data di pubblicazione della sentenza.

La sospensione feriale dei termini processuali si applica alle cause di lavoro?
No, l’ordinanza in esame conferma che la sospensione feriale dei termini (dal 1 al 31 agosto) non trova applicazione nelle controversie di lavoro, individuali o collettive.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene presentato dopo la scadenza del termine?
Se il ricorso è presentato oltre il termine perentorio previsto dalla legge, viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non entra nel merito delle questioni sollevate e la sentenza del grado precedente diventa definitiva e non più impugnabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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