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Ricorso tardivo: inammissibile nel pubblico impiego

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso presentato da alcuni dipendenti di un’amministrazione ministeriale in una causa relativa alla progressione economica. La decisione si fonda sul carattere di ricorso tardivo dell’impugnazione, in quanto presentata oltre il termine di sessanta giorni dalla notifica della sentenza d’appello. La Corte ha ribadito che nelle controversie di lavoro non si applica la sospensione feriale dei termini processuali, rendendo fatale il ritardo nel deposito dell’atto.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso Tardivo: la Scure della Cassazione sui Termini nelle Cause di Lavoro

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 4610 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di procedura civile applicata al diritto del lavoro: i termini per impugnare sono perentori e la sospensione feriale non si applica. Questa decisione, che ha dichiarato inammissibile un ricorso tardivo presentato da alcuni dipendenti pubblici, sottolinea l’importanza cruciale del rispetto delle scadenze processuali, anche quando le ragioni di merito appaiono fondate.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un bando indetto da un’amministrazione ministeriale per l’attribuzione di una fascia retributiva superiore a Funzionari Informatici. Il bando, tuttavia, escludeva dalla partecipazione coloro che avessero già ottenuto una progressione economica nei due anni precedenti. Alcuni dipendenti, ritenendo illegittima tale clausola, avevano agito in giudizio per veder riconosciuto il proprio diritto all’avanzamento di carriera.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte di Appello avevano respinto le loro domande, ritenendo corretta l’interpretazione fornita dall’amministrazione e la legittimità del requisito di esclusione previsto dal bando.

I Motivi dell’Impugnazione in Cassazione

I dipendenti, non soddisfatti della decisione di secondo grado, hanno proposto ricorso per cassazione. La loro difesa si basava principalmente sulla violazione e l’errata applicazione di norme dei contratti collettivi (nazionali e integrativi) e di legge. Sostenevano, in sintesi, che il contratto integrativo aziendale (CCNI) non potesse derogare in peggio a quanto stabilito dal contratto collettivo nazionale (CCNL) in materia di permanenza minima nella fascia retributiva prima di poter accedere a quella successiva. A loro avviso, la clausola del bando violava i principi di selettività e valorizzazione professionale stabiliti dalla normativa primaria.

La Decisione della Corte: l’Inammissibilità per Ricorso Tardivo

Nonostante le complesse questioni di diritto sollevate, la Corte di Cassazione non è mai entrata nel merito della controversia. L’attenzione dei giudici si è infatti concentrata su un aspetto puramente procedurale, sollevato dall’amministrazione ministeriale nel suo controricorso: la tardività dell’impugnazione.

La Corte ha verificato le date:
* Notifica della sentenza d’appello: 12 luglio 2018.
* Data di proposizione del ricorso per cassazione: 10 ottobre 2018.

Secondo l’art. 325 del codice di procedura civile, il termine breve per proporre ricorso per cassazione è di sessanta giorni dalla notifica della sentenza. Questo termine, nel caso di specie, sarebbe scaduto a metà settembre 2018.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è lineare e inappellabile. I giudici hanno evidenziato che le controversie in materia di lavoro, come quella in esame, sono espressamente escluse dall’applicazione della sospensione feriale dei termini processuali. Questo significa che il periodo dal 1 al 31 agosto non interrompe né sospende il decorso del termine di 60 giorni per l’impugnazione.

Avendo i ricorrenti notificato il loro ricorso ben oltre la scadenza del termine, l’impugnazione è stata ritenuta tardiva. La conseguenza inevitabile è stata la dichiarazione di inammissibilità. Questo vizio procedurale ha precluso alla Corte qualsiasi possibilità di esaminare le ragioni, potenzialmente valide, che i dipendenti avevano posto a fondamento del loro appello.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un monito significativo sull’importanza del rigore procedurale. La decisione ribadisce che nel contenzioso del lavoro, i tempi processuali sono stringenti e non ammettono le ‘pause’ previste per altri settori del diritto civile. Un errore nel calcolo dei termini, come un ricorso tardivo, può vanificare un intero percorso giudiziario, indipendentemente dalla fondatezza delle proprie ragioni. Per i lavoratori e i loro difensori, questa pronuncia sottolinea la necessità di una vigilanza massima sulle scadenze, poiché un errore procedurale può avere conseguenze definitive e precludere l’accesso alla giustizia nel merito.

Perché il ricorso dei dipendenti è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è risultato un ricorso tardivo, essendo stato presentato oltre il termine perentorio di 60 giorni dalla notifica della sentenza di appello, come previsto dall’art. 325 del codice di procedura civile.

La sospensione feriale dei termini si applica alle cause di lavoro?
No, la Corte ha confermato che nelle cause di lavoro non trova applicazione la sospensione feriale dei termini processuali (dal 1 al 31 agosto). Pertanto, i termini continuano a decorrere anche durante questo periodo.

Qual era l’oggetto principale della controversia che la Corte non ha potuto esaminare nel merito?
La controversia riguardava la legittimità di una clausola di un bando per la progressione economica nel pubblico impiego, che escludeva dalla selezione i dipendenti che avevano già ottenuto un avanzamento di carriera nei due anni precedenti. I ricorrenti ne contestavano la conformità rispetto al contratto collettivo nazionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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