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Ricorso straordinario: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso straordinario presentato da una società creditrice contro il decreto che autorizzava un’altra azienda in concordato preventivo a pagare solo alcuni fornitori ‘strategici’. La Suprema Corte ha chiarito che tale autorizzazione è un atto di natura puramente gestoria, privo dei caratteri di decisorietà e definitività necessari per l’impugnazione ai sensi dell’art. 111 della Costituzione, in quanto non incide in modo definitivo sui diritti soggettivi del creditore escluso.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso straordinario: l’inammissibilità contro atti gestori nel concordato preventivo

In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata sui limiti di ammissibilità del ricorso straordinario ex art. 111 Costituzione, chiarendo un punto fondamentale per i creditori coinvolti in procedure di concordato preventivo. La vicenda analizzata offre spunti cruciali per comprendere quando un provvedimento del tribunale può essere considerato un atto meramente gestorio e, di conseguenza, non impugnabile davanti alla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore delle costruzioni, creditrice di un’importante cooperativa ammessa alla procedura di concordato preventivo, si è vista esclusa da un pagamento autorizzato dal Tribunale. Quest’ultimo, su istanza della società debitrice, aveva dato il via libera al saldo di crediti anteriori per oltre 3,6 milioni di euro verso fornitori e subappaltatori ritenuti ‘strategici’ per la continuità aziendale.

Sentendosi pregiudicata da questa esclusione, la società creditrice ha prima presentato reclamo presso la Corte d’Appello, che lo ha dichiarato inammissibile. Non soddisfatta, ha deciso di proseguire la sua battaglia legale proponendo un ricorso straordinario per cassazione, sostenendo la lesione dei propri diritti.

La Decisione della Corte e il ricorso straordinario

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella natura del provvedimento impugnato. Secondo gli Ermellini, l’autorizzazione al pagamento di creditori strategici, concessa dal tribunale nell’ambito di un concordato preventivo, non è una sentenza né un provvedimento equiparabile ad essa. Si tratta, invece, di un atto con natura prettamente gestoria ed interinale, privo dei requisiti di decisorietà e definitività che sono presupposti indispensabili per l’accesso al giudizio di legittimità ai sensi dell’art. 111 della Costituzione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato in modo approfondito le ragioni della sua decisione.

In primo luogo, il provvedimento autorizzatorio del Tribunale non assume carattere decisorio. Esso non risolve una controversia tra parti contrapposte né statuisce in modo definitivo su un diritto soggettivo. Il Tribunale, infatti, si limita a concedere o negare un’autorizzazione basata su un’istanza della società debitrice, la quale ha il pieno potere di scegliere quali creditori considerare strategici. Il giudice non ha il potere di integrare o modificare l’elenco dei beneficiari proposto dall’azienda in crisi.

Di conseguenza, il lamento della società ricorrente non riguarda una decisione del tribunale che le nega un diritto, ma piuttosto una sua ‘pretermissione’ da un’iniziativa gestionale della debitrice.

In secondo luogo, il provvedimento manca del carattere della definitività. La scelta di pagare determinati creditori è una decisione di gestione aziendale che, in linea di principio, è sempre suscettibile di modifiche future, compatibilmente con i diritti eventualmente maturati da terzi. Non si tratta di una statuizione immutabile come una sentenza passata in giudicato.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il ricorso straordinario è esperibile solo contro decisioni che incidono su un diritto soggettivo con efficacia di giudicato, e non contro atti meramente autorizzativi o esecutivi di una procedura concorsuale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale volto a preservare l’agilità e l’efficienza delle procedure concorsuali. Consentire un ricorso per cassazione contro ogni atto gestorio del tribunale finirebbe per paralizzare il percorso di risanamento dell’impresa.

Per i creditori che si ritengono ingiustamente esclusi da decisioni di questo tipo, la strada non è il ricorso straordinario in Cassazione, ma l’utilizzo degli strumenti specifici previsti dalla legge fallimentare, come il reclamo, per ottenere un riesame nel merito delle scelte gestionali da parte degli organi della procedura. La decisione chiarisce che il controllo di legittimità è riservato solo a quei provvedimenti che risolvono in via definitiva le controversie sui diritti, distinguendoli nettamente dagli atti che governano il progressivo svolgimento della procedura stessa.

È possibile impugnare con ricorso straordinario per cassazione un provvedimento che autorizza il pagamento di certi creditori in un concordato preventivo?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale provvedimento è inammissibile al ricorso straordinario perché ha natura puramente gestoria e non possiede i caratteri di decisorietà e definitività richiesti dall’art. 111 della Costituzione.

Quali caratteristiche deve avere un provvedimento per essere impugnabile con ricorso straordinario?
Un provvedimento, per essere impugnabile con ricorso straordinario, deve avere carattere decisorio, cioè deve risolvere una controversia su diritti soggettivi, e carattere definitivo, ossia non deve essere più soggetto ad altri mezzi di impugnazione o modifica.

Cosa può fare un creditore che si ritiene ingiustamente escluso da un pagamento autorizzato dal tribunale fallimentare?
Il creditore non può proporre ricorso straordinario in Cassazione. Deve invece utilizzare gli specifici strumenti previsti dalla procedura concorsuale, come eventuali reclami, per chiedere un riesame nel merito delle scelte gestionali compiute dagli organi della procedura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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