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Ricorso per revocazione: quando è inammissibile?

Un lavoratore, a seguito della conferma del suo licenziamento da parte della Corte di Cassazione, ha presentato un ricorso per revocazione lamentando la violazione di norme costituzionali. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la revocazione è un rimedio eccezionale, utilizzabile solo per specifici errori di fatto e non per contestare presunte violazioni di legge o per ridiscutere il merito della decisione.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso per Revocazione: La Cassazione Chiarisce i Limiti di Ammissibilità

Il ricorso per revocazione è uno strumento processuale straordinario, che permette di impugnare sentenze già passate in giudicato. Tuttavia, i suoi confini sono molto stretti e non può essere utilizzato come un ulteriore grado di giudizio per ridiscutere il caso. Con l’ordinanza n. 5123/2024, la Corte di Cassazione ribadisce con fermezza i presupposti di ammissibilità di questo rimedio, dichiarando inammissibile il tentativo di un lavoratore di far revocare una sentenza a lui sfavorevole.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un licenziamento disciplinare inflitto a un dipendente del settore pubblico per plurime violazioni dei doveri d’ufficio. Dopo una complessa trafila giudiziaria, la Corte di Cassazione aveva definitivamente confermato la legittimità del licenziamento. Non rassegnato, il lavoratore ha proposto un ricorso per revocazione contro quest’ultima sentenza, sostenendo che i giudici avessero commesso un errore materiale e violato norme costituzionali, tra cui l’art. 111 sul giusto processo.

Il Ricorso per Revocazione e i Suoi Motivi

Il ricorrente ha fondato la sua richiesta su due principali argomentazioni:
1. Una presunta “violazione di legge” per “mancata applicazione” di articoli della Costituzione.
2. L’esistenza di non meglio specificati “errori materiali” e la “sopravvenienza di elementi nuovi” che avrebbero giustificato la revocazione della sentenza.

In sostanza, il lavoratore ha cercato di utilizzare questo strumento per contestare l’interpretazione giuridica e la valutazione dei fatti già operate dalla Corte nei precedenti gradi di giudizio.

La Decisione della Corte: Perché il Ricorso per Revocazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo “palesemente inammissibile”. I giudici hanno sottolineato un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il ricorso per revocazione non serve a correggere presunti errori di giudizio o violazioni di legge, ma solo specifici vizi tassativamente elencati dall’articolo 395 del codice di procedura civile.

Errore di Fatto vs. Violazione di Legge: Una Distinzione Cruciale

Il motivo principale di revocazione invocato (n. 4 dell’art. 395 c.p.c.) è l'”errore di fatto risultante dagli atti o documenti della causa”. La Corte ha spiegato che tale errore consiste in una falsa percezione della realtà processuale: il giudice crede esistente un fatto che in realtà non lo è, o viceversa. Si tratta di un errore percettivo, non valutativo.

Lamentare una “violazione di legge”, anche di rango costituzionale, è invece una critica all’attività interpretativa e valutativa del giudice. Questo tipo di censura può essere fatta valere con i mezzi di impugnazione ordinari (come l’appello o il ricorso per cassazione), ma non con lo strumento eccezionale della revocazione.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando la totale genericità e inconsistenza delle critiche mosse dal ricorrente. Il ricorso è stato definito “a tratti incomprensibile e infarcito di considerazioni metagiuridiche”. Fondamentalmente, mancava completamente la descrizione di un concreto “errore di fatto” come richiesto dalla legge. Il lavoratore non ha indicato quale fatto fosse stato erroneamente percepito dai giudici, ma si è limitato a contestare il risultato a lui sfavorevole, cercando una nuova valutazione del caso. La Corte ha ribadito che la revocazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per superare il giudicato. La richiesta era, quindi, palesemente al di fuori dei presupposti normativi.

Le conclusioni

Questa ordinanza rafforza il principio della certezza del diritto e della stabilità delle decisioni giudiziarie. Il ricorso per revocazione è un rimedio eccezionale e non una scappatoia per riaprire cause già definite. Per poterlo utilizzare con successo, è indispensabile individuare e dimostrare uno dei vizi tassativamente previsti dalla legge, in particolare un errore di fatto chiaro e decisivo, e non una generica insoddisfazione per l’esito del processo. La decisione serve da monito: un uso improprio di questo strumento processuale non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche conseguenze negative, come la condanna al pagamento di un ulteriore contributo unificato.

È possibile chiedere la revocazione di una sentenza della Cassazione per una presunta violazione della Costituzione?
No, la Corte ha chiarito che la “violazione di legge”, anche di rango costituzionale, non rientra tra i motivi di revocazione, i quali sono tassativamente previsti e riguardano principalmente l’errore di fatto.

Cosa si intende per “errore di fatto” che giustifica la revocazione?
È un errore di percezione del giudice su un fatto decisivo che risulta dagli atti di causa, non un errore di valutazione o interpretazione giuridica. La parte che lo invoca deve descriverlo con precisione, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

Cosa succede quando un ricorso per revocazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorso non viene esaminato nel merito. Inoltre, come in questo caso, la parte ricorrente può essere condannata a versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, come sanzione per aver proposto un’impugnazione infondata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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