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Ricorso per revocazione: i termini perentori di sei mesi

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione contro una propria decisione, in quanto notificato oltre il termine perentorio di sei mesi dalla pubblicazione. Il caso riguardava il licenziamento di un dipendente di una società di trasporti a seguito di un omicidio colposo. La tardività ha reso l’impugnazione inefficace, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese legali.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso per Revocazione: La Scadenza dei Sei Mesi è Invalicabile

Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. I termini processuali non sono semplici indicazioni, ma veri e propri pilastri che garantiscono la certezza dei rapporti giuridici. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza questo principio, dichiarando inammissibile un ricorso per revocazione presentato anche solo pochi giorni dopo la scadenza. Questa decisione sottolinea l’importanza inderogabile di rispettare il termine perentorio di sei mesi per impugnare le decisioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Dal Licenziamento all’Impugnazione Tardiva

La vicenda trae origine dal licenziamento di un dipendente di una società di trasporti pubblici, avvenuto nel 2017. La causa del licenziamento era gravissima: il lavoratore era stato ritenuto responsabile di omicidio colposo, commesso durante la guida di un autobus di linea nel 2006. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano confermato la legittimità del licenziamento. Il lavoratore aveva quindi presentato ricorso in Cassazione, ma anche in quella sede le sue ragioni erano state respinte con una sentenza del 2021. Non dandosi per vinto, il dipendente ha tentato un’ultima carta, proponendo un ricorso per revocazione contro la decisione della stessa Cassazione.

La Decisione della Corte: L’Inammissibilità del Ricorso per Revocazione

L’esito di questo ultimo tentativo è stato netto: la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione non risiede nel merito della questione, ma in un vizio procedurale insuperabile: la tardività. La legge, in particolare l’articolo 391-bis del codice di procedura civile, è molto chiara.

Il Rispetto del Termine Perentorio

Il ricorso per revocazione contro una decisione della Corte di Cassazione deve essere proposto entro un termine perentorio di sei mesi dalla data di pubblicazione della sentenza stessa. Nel caso specifico:
– La sentenza impugnata era stata pubblicata il 22/10/2021.
– Il termine di sei mesi scadeva quindi il 22/04/2022.
– Il ricorso è stato invece notificato solo il 26/04/2022, ovvero quattro giorni dopo la scadenza.
Questo ritardo, seppur minimo, è stato fatale per l’ammissibilità del ricorso.

Le Motivazioni della Corte

I giudici della Suprema Corte hanno applicato la legge in modo rigoroso. Un termine definito ‘perentorio’ non ammette deroghe o proroghe. La sua funzione è quella di cristallizzare le situazioni giuridiche, evitando che le controversie possano protrarsi all’infinito. La notifica del ricorso oltre la data di scadenza ha comportato la decadenza dal diritto di impugnare. Di conseguenza, la Corte non ha potuto nemmeno entrare nel merito delle argomentazioni del ricorrente, fermandosi a questa verifica preliminare. Oltre a dichiarare l’inammissibilità, la Corte ha condannato il ricorrente, in base al principio della soccombenza, a rimborsare le spese legali alla controparte e al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, come previsto per i ricorsi respinti o dichiarati inammissibili.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito fondamentale per tutti gli operatori del diritto e per i cittadini. La gestione delle scadenze processuali è un’attività che non tollera distrazioni o ritardi. La perentorietà dei termini serve a garantire la stabilità e la certezza del diritto. Affidarsi a professionisti attenti e scrupolosi è essenziale per evitare che un diritto, anche se fondato, venga vanificato da un errore procedurale. La decisione ribadisce che, nel processo civile, la forma e la tempistica sono sostanza e il loro mancato rispetto porta a conseguenze definitive e non rimediabili.

Qual è il termine per proporre un ricorso per revocazione contro una decisione della Cassazione?
Ai sensi dell’art. 391 bis c.p.c., il ricorso per revocazione deve essere proposto entro il termine perentorio di sei mesi dalla pubblicazione della decisione.

Cosa succede se il ricorso per revocazione viene presentato dopo la scadenza del termine?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito della questione, ma si limita a constatare la tardività, respingendo l’impugnazione per una ragione procedurale.

Chi paga le spese legali in caso di ricorso inammissibile?
Secondo il principio della soccombenza, la parte che ha presentato il ricorso dichiarato inammissibile (il ricorrente) viene condannata a rimborsare le spese legali sostenute dalla controparte (il controricorrente).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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