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Ricorso per cassazione: stop all’assemblaggio di atti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in materia di esecuzione immobiliare a causa di una redazione difettosa. L’atto, eccessivamente lungo e confuso, era stato redatto con la tecnica dell'”assemblaggio”, ovvero una riproduzione acritica di atti precedenti. Questa modalità viola il principio di sinteticità e autosufficienza, rendendo impossibile per la Corte individuare i motivi specifici di censura. La decisione sottolinea l’importanza di una chiara e concisa esposizione nel ricorso per cassazione.

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Ricorso per Cassazione: L’Inammissibilità per “Assemblaggio” di Atti

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale per la redazione degli atti giudiziari: la chiarezza e la sintesi non sono optional. Un ricorso per cassazione redatto tramite la tecnica del cosiddetto “assemblaggio” o “spillatura”, ovvero la mera riproduzione di atti precedenti, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Questa decisione offre un importante monito sulla necessità di rispettare i requisiti formali imposti dal codice di procedura civile.

I Fatti di Causa: Un’Esecuzione Immobiliare Fino in Cassazione

La vicenda trae origine da una procedura di esecuzione immobiliare. A seguito di un’istanza congiunta delle parti, il giudice dell’esecuzione aveva disposto la sospensione del processo per 24 mesi. Tuttavia, alla scadenza del termine, il creditore procedente non aveva riassunto il giudizio entro i dieci giorni previsti dalla legge, portando il giudice a dichiarare l’estinzione della procedura.

Il creditore ha impugnato tale provvedimento prima dinanzi al Tribunale in sede di reclamo e poi davanti alla Corte d’Appello, ma entrambe le impugnazioni sono state respinte. Non dandosi per vinto, il creditore ha proposto ricorso per cassazione, contestando le decisioni dei giudici di merito su vari fronti, incluse presunte violazioni legate alla sospensione dei termini processuali per l’emergenza Covid.

La Tecnica dell'”Assemblaggio” nel ricorso per cassazione

Il punto cruciale della decisione della Suprema Corte non riguarda il merito delle questioni sollevate, ma la modalità con cui l’atto di impugnazione è stato redatto. I giudici hanno rilevato che il ricorrente aveva adottato una “tecnica espositiva” basata sulla riproduzione integrale e sovrabbondante di tutti gli atti precedenti: dal precetto agli atti della procedura esecutiva, dai provvedimenti di sospensione e di estinzione fino agli atti di reclamo e appello.

Questo metodo, definito in giurisprudenza come “assemblaggio” o “spillatura”, ha reso l’atto di ben 81 pagine, con i motivi di ricorso enucleati solo a partire da pagina 45. Tale modalità ha di fatto impedito alla Corte di focalizzare i punti rilevanti della controversia.

Violazione del Principio di Sinteticità e Autosufficienza

La Corte ha sancito che tale modo di procedere viola l’art. 366, comma 1, n. 3, c.p.c., che impone “l’esposizione sommaria dei fatti di causa”. Questo requisito non è un mero formalismo, ma serve a consentire alla Corte di comprendere, direttamente dal ricorso, l’origine e l’oggetto della controversia, lo svolgimento del processo e le posizioni delle parti. Un atto che si limita a “incollare” documenti precedenti demanda impropriamente al giudice il compito di ricercare e selezionare gli elementi rilevanti, un’attività che spetta invece alla parte ricorrente.

Il Ruolo della Corte: Giudice, non Investigatore

La Cassazione ha chiarito che il suo ruolo è quello di giudicare sulla base di censure specifiche e chiaramente formulate, non di condurre un’indagine tra una massa confusa di documenti. L’esposizione deve essere un “discorso linguistico organizzato”, non una giustapposizione di testi. Affidare alla Corte il compito di estrapolare i fatti e le argomentazioni rilevanti da un coacervo di atti equivale a snaturare la funzione stessa del giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale, anche delle Sezioni Unite. La prescrizione di un’esposizione sommaria è funzionale a garantire una rapida ed efficace comprensione della vicenda processuale e delle censure mosse alla sentenza impugnata. La tecnica dell’assemblaggio, al contrario, rende “particolarmente indaginosa” l’individuazione delle questioni e contravviene allo scopo della norma, che è quello di agevolare la comprensione in immediato coordinamento con i motivi di censura. Il ricorso è stato quindi ritenuto inservibile al suo scopo, poiché la sua struttura rendeva impossibile comprendere le critiche mosse alla decisione della Corte d’Appello, portando inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Conclusioni: Una Lezione di Tecnica Processuale

La decisione in esame è un severo promemoria per gli operatori del diritto. La redazione di un ricorso per cassazione richiede rigore, chiarezza e, soprattutto, capacità di sintesi. L’abuso della funzione “copia-incolla” non solo appesantisce inutilmente gli atti, ma espone al rischio concreto di veder dichiarata l’inammissibilità del ricorso, con conseguente spreco di tempo e risorse. È essenziale che l’avvocato svolga un ruolo attivo di selezione e rielaborazione critica degli elementi di fatto e di diritto, presentando alla Corte un atto chiaro, autosufficiente e funzionale alla decisione.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché redatto con la tecnica dell'”assemblaggio”, ovvero una riproduzione caotica e integrale di atti e documenti precedenti, in violazione del requisito di esposizione sommaria dei fatti previsto dall’art. 366 c.p.c., rendendo impossibile per la Corte comprendere le specifiche censure.

Cosa si intende per tecnica dell'”assemblaggio” o “spillatura”?
È la pratica di comporre un atto giudiziario, come un ricorso, copiando e incollando intere parti o la totalità di atti processuali precedenti senza alcuna sintesi o rielaborazione critica. Questa tecnica è censurata dalla giurisprudenza perché rende l’atto prolisso, confuso e non conforme ai principi di chiarezza e sinteticità.

Qual è il principio di autosufficienza del ricorso per cassazione?
È il principio secondo cui il ricorso deve contenere in sé tutti gli elementi indispensabili (fatti di causa, svolgimento del processo, motivi di impugnazione, specifici passaggi degli atti richiamati) per permettere alla Suprema Corte di decidere senza dover consultare altri fascicoli o documenti. La tecnica dell’assemblaggio viola questo principio perché costringe il giudice a un’attività di ricerca che non gli compete.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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