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Ricorso per cassazione: limiti alla giurisdizione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione presentato da un cittadino contro una decisione del Consiglio di Stato. L’ordinanza chiarisce che il sindacato della Suprema Corte è limitato alle sole questioni di giurisdizione e non può estendersi alla valutazione di presunti errori di giudizio o di procedura. Il ricorso è stato inoltre ritenuto tardivo, e il ricorrente condannato per abuso del processo ai sensi dell’art. 96 c.p.c.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso per cassazione: i confini invalicabili del giudizio di legittimità

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sui limiti del ricorso per cassazione avverso le decisioni del Consiglio di Stato, ribadendo un principio cardine del nostro ordinamento: la Corte Suprema non è un giudice di terzo grado del merito, ma un organo di legittimità il cui sindacato è circoscritto alle sole questioni di giurisdizione. Con questa pronuncia, le Sezioni Unite Civili chiariscono quando un ricorso è inammissibile e quali sono le conseguenze per chi abusa di questo strumento processuale.

Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla contestazione, da parte di un privato cittadino, di alcuni atti amministrativi con cui una Provincia e un Comune avevano modificato la destinazione urbanistica di un suo terreno, trasformandolo in “verde privato”. Il cittadino riteneva tale modifica illegittima e dannosa per il suo diritto di proprietà.

Il suo ricorso iniziale al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) veniva dichiarato inammissibile per carenza di interesse. Tale decisione veniva confermata in appello dal Consiglio di Stato. Non contento, il cittadino proponeva un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato per revocazione, lamentando un presunto errore di fatto nella valutazione delle prove. Anche questo tentativo falliva, con una declaratoria di inammissibilità.

L’ultimo passo è stato il ricorso per cassazione contro quest’ultima decisione del Consiglio di Stato, basato su motivi che, secondo il ricorrente, integravano un rifiuto di giurisdizione.

La Decisione della Corte di Cassazione

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno dichiarato il ricorso inammissibile, ponendo fine al lungo contenzioso. La decisione si fonda su due pilastri autonomi ma convergenti: la tardività dell’impugnazione e, in ogni caso, l’inammissibilità nel merito delle censure sollevate.

Le Motivazioni: Limiti del ricorso per cassazione

La Corte ha svolto un’analisi approfondita per spiegare perché il ricorso non potesse essere accolto. Le motivazioni sono un compendio di diritto processuale e chiariscono i confini del sindacato di legittimità.

La Tardività del Ricorso

Il primo, insormontabile ostacolo era di natura procedurale. La sentenza del Consiglio di Stato era stata notificata l’8 maggio 2024. Da quella data decorreva il termine breve di 60 giorni per l’impugnazione, con scadenza all’8 luglio 2024. Il ricorso per cassazione, invece, è stato notificato solo il 3 dicembre 2024, ben oltre il termine previsto. Questa semplice constatazione era di per sé sufficiente a dichiarare l’inammissibilità del ricorso.

L’Inammissibilità nel Merito: Errores in Iudicando vs. Difetto di Giurisdizione

Anche se il ricorso fosse stato tempestivo, la Corte ha specificato che sarebbe stato comunque inammissibile nel merito. Il ricorrente, pur qualificando le sue doglianze come “rifiuto di giurisdizione”, in realtà contestava la valutazione dei fatti e l’interpretazione delle norme operate dal Consiglio di Stato. Tali censure, spiega la Corte, costituiscono errores in iudicando (errori di giudizio) o errores in procedendo (errori procedurali), che non possono essere fatti valere in Cassazione.

Il ricorso per cassazione avverso le sentenze del Consiglio di Stato è consentito, ai sensi dell’art. 111 della Costituzione, solo per motivi inerenti alla giurisdizione. Ciò significa che si può contestare solo una violazione dei “limiti esterni” della giurisdizione, ad esempio quando il giudice amministrativo invade la sfera di competenza del giudice ordinario o nega la propria giurisdizione erroneamente. Non è invece possibile utilizzare questo strumento per chiedere alla Cassazione di riesaminare il modo in cui il Consiglio di Stato ha giudicato, interpretato le prove o applicato le leggi al caso specifico. La Corte ha ribadito la sua giurisprudenza consolidata, secondo cui l’errata interpretazione delle norme, anche europee, non costituisce un eccesso di potere giurisdizionale, ma rientra nell’esercizio della funzione stessa di giudice.

Le Conclusioni

La pronuncia si conclude con un’importante statuizione sulle conseguenze dell’abuso del processo. Poiché il ricorrente aveva insistito nella sua azione nonostante il Primo Presidente della Corte avesse formulato una proposta di definizione accelerata che ne evidenziava la palese inammissibilità, è stato condannato non solo al pagamento delle spese legali, ma anche al versamento di un’ulteriore somma equitativa in favore delle controparti e di una somma in favore della cassa delle ammende.

Questa decisione, basata sull’art. 96 del codice di procedura civile, serve da monito: l’impugnazione è un diritto, ma il suo esercizio deve essere responsabile. Proporre un ricorso per cassazione palesemente infondato, specialmente contro i pareri degli organi supremi, non solo è inutile, ma può comportare sanzioni economiche significative, configurandosi come una lite temeraria che aggrava il sistema giudiziario e danneggia ingiustamente le altre parti.

Quando è possibile presentare un ricorso per cassazione contro una decisione del Consiglio di Stato?
È possibile presentare un ricorso per cassazione avverso le sentenze del Consiglio di Stato esclusivamente per motivi inerenti alla giurisdizione, ovvero quando si contesta che il giudice amministrativo abbia superato i limiti esterni del proprio potere decisionale, invadendo la competenza di altri organi giurisdizionali o negando la propria giurisdizione.

Cosa si intende per ‘errores in iudicando’ e perché non sono motivo di ricorso in Cassazione in questo contesto?
Gli ‘errores in iudicando’ sono errori di giudizio, ossia errori nell’interpretazione o nell’applicazione delle norme di diritto al caso concreto. Non possono essere motivo di ricorso per cassazione contro le decisioni del Consiglio di Stato perché il sindacato della Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio sul merito della controversia, ma un controllo sulla sola legittimità giurisdizionale.

Quali sono le conseguenze di un ricorso giudicato come ‘abuso del processo’?
Quando un ricorso è considerato un abuso del processo, come nel caso di un’impugnazione palesemente inammissibile e proposta nonostante un parere contrario per la definizione accelerata, il ricorrente può essere condannato, ai sensi dell’art. 96 del codice di procedura civile, non solo al pagamento delle spese legali della controparte, ma anche al versamento di una somma aggiuntiva a titolo di responsabilità aggravata e di un’ulteriore somma alla cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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