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Ricorso per cassazione improcedibile: guida pratica

Una società creditrice si è vista dichiarare il ricorso per cassazione improcedibile per non aver depositato la copia autentica della sentenza impugnata, completa di data e numero di pubblicazione. La Suprema Corte ha ribadito che tali elementi sono indispensabili per verificare l’esistenza stessa del provvedimento e la tempestività dell’impugnazione, sottolineando come la mancanza di questi requisiti formali renda l’atto inammissibile a prescindere dal merito della questione.

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Ricorso per cassazione improcedibile: l’importanza del deposito della sentenza pubblicata

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci ricorda una lezione fondamentale: nel giudizio di legittimità, la forma è sostanza. Un errore apparentemente minore, come il mancato deposito della copia corretta della sentenza impugnata, può rendere un ricorso per cassazione improcedibile, vanificando le ragioni di merito. L’ordinanza in esame analizza proprio un caso di questo tipo, offrendo spunti preziosi per tutti i professionisti legali sull’importanza della diligenza procedurale.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una procedura di esecuzione immobiliare. Una banca era intervenuta tardivamente, quando il professionista delegato aveva già predisposto un progetto di distribuzione che assegnava le somme residue a un altro creditore ipotecario, l’Agenzia di Riscossione. La banca si opponeva a tale progetto, ma le sue contestazioni venivano respinte dal giudice dell’esecuzione.

La società cessionaria del credito, subentrata alla banca, proponeva appello avverso la sentenza di primo grado che aveva qualificato l’azione come ‘opposizione all’esecuzione’. La Corte d’Appello, tuttavia, dichiarava l’appello inammissibile, riqualificando correttamente la controversia come ‘opposizione agli atti esecutivi’ in fase distributiva. Secondo i giudici di secondo grado, tale decisione avrebbe dovuto essere impugnata direttamente con ricorso per cassazione.

Di qui, la società creditrice adiva la Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ricorso per cassazione improcedibile

Nonostante il complesso iter processuale, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per una ragione puramente formale, ancor prima di esaminare il merito della questione. La società ricorrente aveva omesso di depositare una copia della sentenza d’appello che fosse idonea a dimostrarne l’avvenuta pubblicazione.

Questo vizio formale, come vedremo, si è rivelato fatale, portando a una declaratoria di ricorso per cassazione improcedibile.

Le Motivazioni: L’Onere di Deposito della Sentenza Pubblicata

La Corte ha fondato la sua decisione sull’articolo 369 del codice di procedura civile. Questa norma impone al ricorrente di depositare, a pena di improcedibilità, una copia autentica della sentenza impugnata. La giurisprudenza consolidata chiarisce che una sentenza, specialmente se redatta in formato digitale, viene a esistenza giuridica solo nel momento in cui il sistema informatico, tramite la cancelleria, le attribuisce una data e un numero di pubblicazione.

Questi dati sono gli elementi identificativi essenziali del provvedimento. Senza di essi, la Corte di Cassazione non può:
1. Verificare l’esistenza giuridica del provvedimento impugnato.
2. Controllare la tempestività dell’impugnazione, ovvero se sia stata proposta entro i termini di legge dalla pubblicazione o notificazione della sentenza.
3. Formulare un dispositivo corretto in caso di accoglimento del ricorso.

Nel caso di specie, la copia depositata dalla ricorrente era priva di qualsiasi attestazione di avvenuta pubblicazione da parte della cancelleria, nonché della relativa data e del numero identificativo. La Corte ha specificato che neanche l’attestazione di conformità del difensore può sanare tale mancanza, poiché il potere dell’avvocato si limita a certificare la conformità di una copia a un originale presente nel fascicolo telematico, ma non può sostituirsi alla funzione della cancelleria di attestare l’avvenuta pubblicazione.

In assenza di questi dati certi, il ricorso non può che essere dichiarato improcedibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Professionisti Legali

La decisione in commento è un monito severo sull’importanza della massima diligenza nella preparazione di un ricorso per cassazione. L’esito di un giudizio può dipendere non solo dalla solidità delle argomentazioni giuridiche, ma anche dal rigoroso rispetto delle norme procedurali. Il deposito della copia della sentenza formalmente pubblicata, con data e numero certi, non è un mero adempimento burocratico, ma una condizione essenziale per consentire alla Suprema Corte di esercitare la propria funzione. Per i legali, ciò significa che è imperativo procurarsi sempre la copia del provvedimento così come risulta pubblicato dalla cancelleria, poiché solo quel documento garantisce la procedibilità del ricorso e la tutela effettiva dei diritti del proprio assistito.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato improcedibile?
Un ricorso per cassazione può essere dichiarato improcedibile, tra le varie ragioni, se il ricorrente non deposita una copia autentica della sentenza impugnata che rechi l’attestazione di avvenuta pubblicazione da parte della cancelleria, completa di data e numero identificativo.

Quali sono gli elementi essenziali che la copia della sentenza impugnata deve contenere?
La copia della sentenza deve contenere l’attestazione della cancelleria che certifichi l’avvenuta pubblicazione, la data di tale pubblicazione e il numero identificativo del provvedimento. Questi dati ne sanciscono l’esistenza giuridica e la rendono opponibile.

L’attestazione di conformità dell’avvocato è sufficiente per il deposito in Cassazione?
No. L’attestazione di conformità del difensore non è sufficiente se il documento da cui è estratta la copia è a sua volta privo dei dati di pubblicazione (data e numero) apposti dalla cancelleria. Il potere di certificazione dell’avvocato non può sostituire la funzione amministrativa della cancelleria relativa alla pubblicazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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