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Ricorso per cassazione: i requisiti di ammissibilità

Una società che gestiva un parcheggio ha citato in giudizio un Comune per ottenere il risarcimento dei danni derivanti dalla rovina di un edificio comunale che aveva bloccato una via d’accesso. La richiesta è stata respinta sia in primo grado che in appello. La società ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, la quale lo ha dichiarato inammissibile. La Corte ha ribadito i rigorosi requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione, sottolineando l’importanza del principio di autosufficienza e della corretta formulazione dei motivi, specialmente per quanto riguarda la presunta errata valutazione delle prove e la motivazione ‘per relationem’ della sentenza d’appello.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso per cassazione: requisiti e limiti secondo la Suprema Corte

Presentare un ricorso per cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma è un percorso irto di ostacoli procedurali. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sui requisiti di ammissibilità, in particolare sul principio di autosufficienza e sulla critica alla motivazione di una sentenza d’appello. Analizziamo il caso per capire perché il ricorso di una società sia stato dichiarato inammissibile.

I Fatti di Causa: La Richiesta di Risarcimento Danni

Una società che gestisce un autoparcheggio in una città del nord Italia aveva avviato una causa contro l’amministrazione comunale. L’origine del contenzioso era il crollo di un muro perimetrale di un edificio di proprietà del Comune, che aveva causato la chiusura al traffico di una strada utilizzata come rampa d’uscita dal parcheggio.
La società lamentava di aver subito notevoli danni economici, consistenti in:
* Minore fruibilità del parcheggio.
* Maggiori costi per il personale, necessario per gestire la circolazione alternativa.
* Minori ricavi a causa del diminuito afflusso di clienti durante il periodo di chiusura della strada.

Per queste ragioni, chiedeva al Comune un cospicuo risarcimento, basando la propria domanda su diverse norme del codice civile relative alla responsabilità per danni (artt. 2043, 2051 e 2053 c.c.).

Il Percorso del Ricorso per Cassazione e le decisioni precedenti

La richiesta della società è stata respinta sia in primo grado che in secondo grado dalla Corte d’Appello. I giudici di merito hanno ritenuto che la società non fosse riuscita a provare né il nesso di causalità tra il crollo del muro e i danni lamentati, né l’effettiva esistenza di tali danni.

Di fronte a questa doppia sconfitta, la società ha deciso di tentare l’ultima carta, presentando un ricorso per cassazione basato su tre motivi principali, con l’obiettivo di annullare la sentenza d’appello.

Primo Motivo: La Critica alla Motivazione “per Relationem”

La società sosteneva che la sentenza d’appello fosse nulla per difetto di motivazione. Secondo il ricorrente, i giudici di secondo grado si erano limitati a confermare la decisione del tribunale con una motivazione “per relationem”, ossia richiamando le argomentazioni del primo giudice senza svolgere un esame critico e autonomo dei motivi di appello.

Secondo e Terzo Motivo: La Prova del Danno e la Valutazione del Giudice

Gli altri due motivi di ricorso contestavano la valutazione delle prove da parte della Corte d’Appello. La società lamentava la violazione degli articoli 115 e 116 del codice di procedura civile, sostenendo che i giudici avessero erroneamente ritenuto tardiva la produzione di documenti contabili volti a dimostrare il calo dei ricavi e che, in generale, non avessero ponderato correttamente le prove a disposizione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte, fornendo chiarimenti fondamentali sui limiti del giudizio di legittimità.

In primo luogo, riguardo alla motivazione “per relationem”, la Corte ha ribadito che essa è legittima quando il giudice d’appello non si limita a un’adesione acritica, ma dimostra di aver esaminato i motivi di gravame e di averli ritenuti infondati, esponendo, anche sinteticamente, le ragioni della conferma. Nel caso specifico, tuttavia, il motivo è stato dichiarato inammissibile per una ragione preliminare: il mancato rispetto del principio di autosufficienza. Il ricorrente non aveva riportato nel ricorso né le argomentazioni della sentenza di primo grado né i motivi specifici dell’appello, impedendo così alla Cassazione di valutare se l’adesione della Corte d’Appello fosse stata critica o meno.

Anche gli altri due motivi sono stati giudicati inammissibili. La Cassazione ha spiegato che la violazione dell’art. 115 c.p.c. (principio di disponibilità delle prove) si verifica solo quando un giudice fonda la sua decisione su prove inesistenti o non richieste dalle parti, non quando valuta in modo diverso prove regolarmente acquisite. Inoltre, il ricorso era di nuovo carente di autosufficienza, poiché non specificava il contenuto dei documenti che si assumevano non valutati. Infine, e in modo dirimente, la Corte ha sottolineato che la Corte d’Appello aveva comunque esaminato nel merito tali documenti, ritenendoli insufficienti a provare il danno.

La censura relativa all’art. 116 c.p.c. (libero apprezzamento del giudice) è stata respinta perché, secondo un consolidato orientamento, un ricorso per cassazione non può trasformarsi in una richiesta di riesame del merito della causa e di una nuova valutazione delle prove, attività che è di esclusiva competenza dei giudici di primo e secondo grado.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un monito per chi intende adire la Corte di Cassazione. Il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito dove si possono ridiscutere i fatti e le prove. Il ricorso per cassazione deve essere redatto con estremo rigore tecnico, rispettando il principio di autosufficienza e formulando censure che denuncino errori di diritto o vizi procedurali specifici, e non un generico dissenso rispetto alla valutazione del giudice. La mancata osservanza di queste regole conduce, come in questo caso, a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese legali.

Quando è legittima una sentenza d’appello con motivazione “per relationem”?
Secondo la Corte, la motivazione “per relationem” è legittima se il giudice d’appello, pur facendo propri gli argomenti del primo giudice, esprime le ragioni della conferma in relazione ai motivi di impugnazione proposti, consentendo di ricostruire un percorso argomentativo completo. Non deve essere una mera e laconica adesione acritica.

Perché un ricorso per cassazione deve essere “autosufficiente”?
Il ricorso deve essere autosufficiente, cioè deve contenere tutti gli elementi essenziali (trascrizione di atti, documenti rilevanti, argomentazioni delle sentenze precedenti) per permettere alla Corte di Cassazione di decidere la questione senza dover accedere ad altri fascicoli. Questo garantisce la certezza del diritto e una corretta amministrazione della giustizia nel giudizio di legittimità.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova e diversa valutazione delle prove. Il sindacato di legittimità non può riesaminare il materiale istruttorio. Si può denunciare la violazione di specifiche norme sulla valutazione della prova (come l’art. 116 c.p.c.) solo in casi eccezionali, ad esempio se il giudice ha disatteso il principio del libero apprezzamento in assenza di una deroga di legge, ma non per contestare l’esito della valutazione stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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