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Ricorso inammissibile: quando un atto non è decisivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso un decreto del Tribunale che aveva annullato la revoca di un’aggiudicazione provvisoria di rami d’azienda. La Suprema Corte ha stabilito che il provvedimento impugnato non era né decisorio né definitivo, in quanto si limitava a giudicare la legittimità di un atto gestorio del curatore fallimentare, senza risolvere una controversia su diritti soggettivi in modo finale. Pertanto, il ricorso non rispettava i requisiti previsti dall’art. 111 della Costituzione.

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Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Provvedimenti Non Definitivi nelle Procedure Fallimentari

Nell’ambito delle complesse procedure fallimentari, non ogni decisione presa da un giudice o da un tribunale è immediatamente appellabile fino all’ultimo grado di giudizio. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale: per accedere al giudizio di legittimità, un provvedimento deve essere ‘decisorio’ e ‘definitivo’. Questo caso chiarisce perché la valutazione sulla legittimità di un atto del curatore può portare a un ricorso inammissibile, delineando i confini tra atti gestionali e decisioni sui diritti.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla procedura fallimentare di una società agroalimentare. Il curatore aveva indetto una gara per l’affitto di due importanti rami d’azienda. Un gruppo imprenditoriale si era aggiudicato provvisoriamente i contratti.

Successivamente, il Giudice Delegato, su istanza del curatore, aveva revocato tale aggiudicazione. La società aggiudicataria aveva proposto reclamo al Tribunale, che le aveva dato ragione: il Tribunale annullava la revoca, ritenendo che l’aggiudicataria si fosse comportata secondo correttezza e buona fede e che la revoca fosse ingiusta.

Contro questa decisione del Tribunale, la curatela fallimentare ha proposto ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando una serie di violazioni di legge e vizi di motivazione.

Il Principio del Ricorso Inammissibile per Mancanza di Decisorietà

La questione centrale affrontata dalla Suprema Corte non riguarda il merito della revoca, ma un aspetto procedurale cruciale: la natura del provvedimento impugnato. Il ricorso straordinario per cassazione, previsto dall’articolo 111 della Costituzione, è ammesso solo contro provvedimenti che abbiano due caratteristiche fondamentali:

1. Decisorietà: il provvedimento deve risolvere una controversia su diritti soggettivi.
2. Definitività: il provvedimento non deve essere soggetto ad altri mezzi di impugnazione.

Secondo la Corte, il decreto del Tribunale che annullava la revoca disposta dal curatore era privo di tali caratteri.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile sulla base di una consolidata giurisprudenza. Il ragionamento della Corte si articola su alcuni punti chiave.

Il provvedimento del Tribunale si è limitato ad accertare l’illegittimità di un atto di natura gestoria del curatore, ovvero la revoca dell’aggiudicazione provvisoria. Questo tipo di atto è considerato strumentale alla liquidazione complessiva dei beni fallimentari, e quindi per sua natura provvisorio e suscettibile di essere modificato nel corso della procedura.

La decisione del Tribunale, pertanto, non ha risolto in modo definitivo una controversia su diritti soggettivi. Non ha, per esempio, stabilito un diritto definitivo della società al risarcimento del danno o alla stipula del contratto. Si è trattato di un controllo sulla correttezza dell’operato degli organi della procedura, un atto endo-procedimentale che non chiude la partita sui diritti delle parti coinvolte. Mancando la decisorietà e la definitività, la porta della Cassazione rimane chiusa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione sottolinea un’importante lezione per gli operatori del diritto e per le imprese che interagiscono con le procedure fallimentari. Non tutte le battaglie legali possono essere portate fino all’ultimo grado di giudizio. Gli atti che regolano le fasi interne e gestionali della liquidazione, come un’aggiudicazione provvisoria e la sua eventuale revoca, sono generalmente considerati tappe di un percorso più ampio.

Il ricorso in Cassazione è riservato a quelle decisioni che mettono un punto fermo su una controversia relativa a un diritto, non a quelle che si limitano a correggere il tiro durante lo svolgimento della procedura. Questa impostazione garantisce che la Suprema Corte si concentri sulle questioni di diritto fondamentali e definitive, evitando di essere sommersa da ricorsi su questioni procedurali e provvisorie, contribuendo così all’efficienza e alla celerità delle procedure concorsuali.

Quando un provvedimento del Tribunale in ambito fallimentare può essere impugnato in Cassazione?
Un provvedimento può essere impugnato in Cassazione solo se possiede i caratteri della decisorietà e della definitività, ovvero se risolve una controversia su diritti soggettivi in modo non più soggetto ad altre impugnazioni nello stesso grado.

La decisione del Tribunale sulla legittimità della revoca di un’aggiudicazione provvisoria è un atto decisorio e definitivo?
No, secondo la Corte di Cassazione non lo è. Si tratta di un provvedimento che controlla un atto gestorio del curatore, considerato provvisorio e strumentale alla liquidazione, e quindi non ha la natura di decisione finale su diritti soggettivi.

Perché la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in questo specifico caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il provvedimento impugnato (il decreto del Tribunale) era privo dei caratteri di decisorietà e definitività richiesti dall’art. 111 della Costituzione, in quanto si limitava a giudicare la legittimità di un atto gestorio del curatore all’interno della procedura fallimentare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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